Capestrano

Appunti sul paese

Capestrano è un centro della bassa valle del Tirino, raggiungibile in breve dalla statale n° 153. E' posto nei pressi delle fonti di Presciano, dalle quali ha origine un ramo del fiume Tirino, mentre l'altro ramo ha origine sempre nel territorio di Capestrano dalle sorgenti di Capodacqua, situate poco più a ovest. Nei pressi di queste ultime vi è un omonimo abitato, composto da due distinti nuclei, Colle Ramino più a monte e Trattoro più a valle. Altri insediamenti nel territorio comunale li troviamo a Forca di Penne ed a Scarafano. Questo è un interessante borgo risalente agli ultimi decenni del secolo scorso, fondato da emigranti di Carrufo di ritorno dall'America, di religione pentecostale (evangelica).

La storia di Capestrano è preceduta dalle vicende della antica città vestino-romana di Aufinium, dalla quale ci proviene un reperto epigrafico datato I sec. d.C. Nella zona è stato rinvenuto il celebre guerriero detto di Capestrano, risalente al VII-VI sec. La prima menzione dell'odierno centro abitato è invece piuttosto tardiva (a. 1284). Ebbe in seguito un ruolo di centro amministrativo della valle tritana, costituita in marchesato (dal XIII sec.) e poi in principato, fino all'abolizione dei feudi.

Il nome di Capestrano è legato a quello di San Giovanni (1385-1456), che a Capestrano nacque. Il convento da lui fondato fu terminato nel 1447 e comprende un museo sulla vita del santo, nonché la chiesetta di San Francesco. Altro celebre monumento di Capestrano è il Castello che, nella sua versione attuale risale al XV sec., ma è stato edificato sul preesistente recinto fortificato. In territorio di Capestrano sono anche le rovine dell'abbazia di San Pietro (VIII sec.), in località un tempo appartenente al diruto castello di Araturo, dai notai corretto in Oratorium. L'abbazia divenne monastero secolare nel XV sec. Nell'abitato sono da segnalare le chiese Santa Maria della Pace (XVII sec.) sulla piazza principale, e Santa Maria della Concezione, l'antica parrocchiale (almeno sec. XIV). Risultano dirute da tempo San Giovanni Apostolo a Capodacqua e San Martino, nella valle tritana. Lungo la strada per Forca di Penne si trovano infine i ruderi del convento di San Vito.

Appunti sul territorio

Il territorio comunale di Capestrano confina con Villa, Ofena, Castelvecchio e Navelli, ed inoltre con la provincia di Pescara (Bussi, Corvara e Brittoli). Risulta nettamente diviso in due parti dalla piana del fiume Tirino. Ad est si trova la montagna delle frazioni di Capodacqua, Scarafano e Forca, mentre ad ovest è il capoluogo, con le colline rivolte verso Navelli.

La montagna è, a sua volta, separata in due settori dalla statale di Forca di Penne (fórca dë pénnë), importantissimo valico stradale che proprio a Capestrano appartiene. Il settore più elevato, a monte della strada e dei casali di Scarafano comprende la cima di scarafà (1432 m). Il settore più basso resta compreso fra la strada e la frazione di Capodacqua, composta dei due nuclei distinti di còllë ramìnë (410 m) e del trattùrë (374 m). Da nord a sud si alterna il costone delle còstë càllë (708 m), la vàllë dë pàulë, il costone del cullìttë d'ju cànë, il vallónë sandëvìtë e quindi l'esteso e compatto bosco delle macchjòzzë. Più in alto, la piana coltivata di sandëvìtë. Un terzo settore è quello a sud del Vallone San Giacomo, che sfocia presso i casali Arduini, e comprende la cima di Monte Picca (1405 m), divisa con Bussi.

Molto antropizzata per la presenza dei casali di Forca, Scarafano, ecc., la montagna di Capestrano si presenta compatta e boscata. Rilevanti sono i ruderi della Torre di Forca di Penne, appena al di là del valico, e della chiesa di San Vito. Una sorgente è la fóndë fëndècchjë (583 m), nella regione delle Macchiozze.

La toponomastica

La montagna di Scarafano
1. La via più diretta che sale alla montagna di Scarafano parte dall'insediamento detto ju trattùrë, uno dei due che compongono la frazione Capodacqua. Il nome dell'abitato è connesso con l'appellativo trattoro 'viottolo di campagna', da cui anche l'italiano di estrazione meridionale tratturo, e dipende dal fatto che è situato in basso, lungo la via per le omonime sorgenti.

2. Da Trattoro si imbocca una strada campestre che si dirige verso nordovest, lasciandosi a sinistra i coltivi di rëngìscë, attraversati da una strada campestre che conduce ad Ofena. Il toponimo corrisponde a Roncessi, citato nel 816 fra i possedimenti di San Pietro ad Oratorium. Verosimilmente, sarà connesso con runcare 'disboscare' e ronco 'terreno disboscato e messo a coltura', magari incrociatosi con caedere 'tagliare'.

3. Dopo circa 1 km, la strada campestre raggiunge la base di un vallone, detto la vàllë dë pàulë da qualche personaggio locale, 'Paolo'. La strada campestre, ricalca il tracciato di una mulattiera, che esisteva in passato, la quale si chiamava pure vì dë pàulë, cioè 'via di Paolo'.

4. Con qualche tornante, la nuova Via di Paolo sale lungo la Valle di Paolo, tenendo sulla sinistra i compatti pendii della còsta càlla, coperti da bosco e culminanti con un cocuzzolo a 708 m. Il nome della contrada è un chiaro composto di costa 'pendio' e dell'aggettivo caldo, che risulta appropriato in quanto l'esposizione prevalente è a sud.

5. Dietro la cimetta della Costa Calda, si trova una pianura che prende il nome di cèsa frésca. Questo nome contrasta con quello della Costa Calda, e probabilmente dipende dal fatto che questa contrada è riparata dal sole proprio dalla cimetta (708 m) citata. L'appellativo cesa si riferirà ad una porzione di bosco ceduo, o ad un piccolo coltivo ottenuto tagliando un settore di bosco.

6. Ancora una breve salita lungo la Via di Paolo, ed il bosco lascia spazio al borgo dei bìbbëcë, ufficialmente Scarafano. Da qui un altro vallone scende verso Capodacqua, più ad occidente rispetto alla Valle di Paolo, e sfocia presso i coltivi di Roncessi. Si tratta del vallónë d'ji cumbìnë, chiamato 'dei confini' perchè segna il limite del comune di Capestrano verso quello di Villa Santa Lucia.

7. Una seconda strada campestre è quella diretta a Forca. Essa sale dall'abitato di còllë ramìnë, il gruppo di case più alto dei due che costituiscono la frazione di Capodacqua. Sulla cartografia IGM il toponimo Colle Ramino è collocato da tutt'altra parte.

8. La cosiddetta 'strada di Forca' costeggia i coltivi del pacìnë che si estendono a est dell'abitato, a monte dei quali sono segnalate alcune costruzioni rurali (452 m). L'appellativo pacino designa generalmente dei terreni in ombra, esposti a nord, ma in questo caso la morfologia del luogo non consente una interpretazione immediata del toponimo.

9. A monte del Pacino sale la costa del cullìttë d'ju cànë, una stretta crestina boscosa indicata erroneamente come Colle Ramino sulla cartografia IGM. Invece, il toponimo è composto dell'appellativo colletto, diminutivo di 'colle', e della specificazione zoonimica 'cane'.

10. La 'strada di Forca' sale lungo il solco del vallónë sandëvìtë, seguendo la quale si giunge alla piana di sandëvìtë, un grande terrazzo naturale ampiamente coltivato. I due toponimi richiamano il nome del convento di San Vito, del quale sono visibili i ruderi ai margini della piana.

11. La vecchia mulattiera che saliva da Capodacqua prima della moderna 'strada di Forca' andava a tagliare la piana di San Vito in direzione dei casali Delfino (841 m), lungo la statale. Prima di giungere ai casali, si biforcava in un ramo che andava verso Forca, ed uno che invece saliva sulle pendici della montagna di scarafà, fino al valico di Cannatina. La montagna è boscosa fin quasi alla cima (1432 m). Il nome, ripreso ufficialmente per il borgo dei Pentecostali o dei bìbbëcë, e riportato come M. Scarafano sulla cartografia IGM è di probabile origine prediale, dato il suffisso -ano, ma il nome personale che ne è alla base è sconosciuto.

12. La zona di fórca (o fórchë, secondo la dizione dei pochi locali di Forca) comprende il tratto che va dalla Croce di Forca (928 m) al bivio stradale (918 m) nelle vicinanze dei ruderi del Castello (950 m). Proprio nei pressi del bivio vi sono alcune case ed un agriturismo.

13. Dietro la cava di pietra che sorge a ridosso della strada e delle case di Forca sale il sentiero di rìpa róscë, diretto verso la cimata di Scarafano. Il toponimo riflette l'appellativo ripa 'dirupo, balza', con l'aggettivo rosso riferito presumibilmente alla presenza di minerali di alluminio.

14. A confine con Brittoli, sul versante orientale di Scarafano, si trovano le rocce di préta fràcëchë. Riportato sulla cartografia IGM come Pietra Fracida, il toponimo allude alla presenza di acqua fra le rocce.

15. Sotto le rocce di Preta Fracica si trova la località dei tumaréglië, nella quale vi sarebbe una fonte, segnata dalle carte IGM insieme al toponimo Tomarello. Questo è oscuro.

16. Lungo la strada che da Forca va a Brittoli, proprio a confine, si incontrano delle rocce, a valle delle quali le carte IGM riportano una C. del Cucumo (899 m). In effetti, la località è detta i cùchëmë dai locali di Forca, utilizzando un derivato della produttiva base toponimica cucco, usata per designare cocuzzoli punte rocciose ecc.

17. La nuova 'strada di Forca', abbandonando il tracciato della vecchia mulattiera, corre ai margini della piana di San Vito, verso una serie di radure, in terreno piuttosto pianeggiante, nei pressi delle quali vi è un rifugio per animali (808 m). E' questa la zona detta delle macchjòzzë, dall'appellativo macchia 'bosco'. Il nome Macchiozze di S. Vito è stato esteso sulle carte IGM a tutto il bosco.

18. Fra il bosco delle Macchiozze e la piana di Capodacqua scorre un quarto vallone, chiamato ju vallónë la fóndë, cioè il 'vallone della fonte', per via della fóndë fëndécchjë che vi si trova dentro (583 m). La mulattiera che congiunge Colle Ramino alla fonte è poi nota come la vì la fóndë. Il nome della sorgente ripete il latino fonticula che ha prodotto anche, ad esempio, il nome del paese di Fontecchio (AQ).

19. Alla foce del Vallone della Fonte, verso il lago e le sorgenti di Capodacqua, si estende la contrada di cambagnà. Il toponimo è di origine prediale, dal personale latino Campanius, come per Campagnano di Roma (RM).

20. Il settore ad est del Vallone della Fonte è occupato dal vasto bosco del cërquìtë. Il toponimo è citato nel 816 fra i possedimenti di San Pietro ad Oratorium, ed è pure riportato come Bosco Cerquito sulla cartografia IGM. Dipende dal fitonimo cerqua 'quercia', mediante un suffisso collettivo.