Grammatica abruzzese
1. Introduzione
Queste pagine sono un'introduzione alle lingue o dialetti abruzzesi orientali (adriatici), ed in particolare alla variante ortonese (da Ortona, provincia di Chieti).
Che cos'è una lingua e che cos'è un dialetto? La questione è annosa e difficile, e non sarà certto qui che la risolveremo. Diciamo che quelli che comunemente chiamiamo dialetti sono lingue locali discendenti direttamente dal latino volgare della tarda antichità. Da un punto di vista genealogico, dunque, potremmo chiamarli dialetti (nel senso di varietà) del latino. I nostri dialetti sono dunque lingue sorelle, parallele, dell'italiano, e non da esso derivati. Cioè non sono dialetti (nel senso di varietà) dell'italiano, anche se sono dialetti italiani.
Ma sono dialetti o lingue? Il termine lingua è riservato tradizionalmente alle lingue nazionali standardizzate come l'italiano, elaborazione linguistica avente come base i dialetti medievali toscani e quello fiorentino in particolare, nonché lingua tetto per i dialetti italiani. La distinzione tra lingua 'alta' e dialetto 'basso' è pertanto puramente socio-linguistica. Più di recente, in Italia hanno acquisito ufficialmente lo status di lingua (seppur regionale) due gruppi di dialetti italo-romanzi con una consolidata tradizione storica, e cioè il sardo e il friulano. Ancora più di recente, si assiste all'elevazione allo status di lingua di altri raggruppamenti italo-romanzi, come il lombardo, il piemontese, il siciliano, il veneto, il "napoletano" ecc. Esistono, ad esempio, delle wikipedie in ognuna di queste lingue regionali. L'abruzzese, però, non c'è, perché i dialetti abruzzesi farebbero parte della "lingua napoletana".
L'origine di questa curiosa situazione è la classificazione tradizionale dei dialetti italiani, la cui versione definitiva è sostanzialmente quella elaborata da G.B. Pellegrini (1977). Questa classificazione prevedeva, oltre a sardo, friulano e dialetti non appartenenti al sistema italo-romanzo o addirittura non romanzi, 6 "aree dialettali": gallo-italico, veneto, toscano, mediano, meridionale intermedio e meridionale estremo. L'area gallo-italica era suddivisa ulteriormente in quattro sotto-aree: piemontese, ligure, lombardo e emiliano. L'area mediana, benché piccola, ne aveva pure quattro: marchigiano centrale, umbro, laziale e cicolano-reatino-aquilano. L'area meridionale intermedia era invece divisa in: marchigiano meridionale-abruzzese (eccoci!), molisano, pugliese, laziale meridionale-campano, lucano-calabrese settentrionale.
Questa classificazione fu sostanzialmente ripresa dal SIL International's Ethnologue database, sul quale a sua volta si basa lo standard internazionale ISO 639-3. Ma questo promosse le sotto-aree gallo-italiche a "lingue", dotandole di un loro codice (e, dopo qualche anno, della loro wikipedia). Invece, l'area mediana rientrò nella lingua-codice italiana insieme al toscano (ita) e quella meridionale intermedia fu addirittura ribattezzata napoletano (nap). L'atlante UNESCO delle lingue in pericolo e la base Glottolog riprendono questa classificazione, nella quale, dunque, non vi è traccia di una lingua abruzzese. I dialetti abruzzesi sarebbero varianti della "lingua napoletana".
Tuttavia, studi scientifici recenti hanno preso ad impiegare apertamente il termine abruzzese per designare la sotto-area che Pellegrini chiamava marchigiano meridionale-abruzzese, e cioè l'insieme dei dialetti compresi grosso modo tra l'ascolano a nord ed il vastese a sud, e tra l'Adriatico e gli Appennini. In senso più stretto, si prende a chiamare abruzzesi i soli dialetti adriatici, influenzati fortemente dalla koiné dialettale pescarese-chietino-lancianese e limitati ad ovest dalla prima catena appenninica, escludendo quindi quelli della Marsica e della Peligna, oltre all'aquilano e carseolano che già per Pellegrini facevano piuttosto parte dell'area mediana. La classificazione recente da me proposta, basata sul metodo matematico del clustering, tende a confermare questo approccio individuando nell'area meridionale intermedia cinque gruppi, tra cui quello abruzzese, che include la Peligna ma solo la parte orientale della Marsica (l'altra metà va con l'aquilano ed il gruppo mediano).
È dunque a questo abruzzese che mi riferirò in queste note. Il dialetto della città di Ortona è parte di questo gruppo e, pur avendo varie peculiarità locali, ne condivide i tratti fonetici ed anche morfosintattici principali. Inoltre è la varietà che parlo come lingua secondaria, appresa sin dall'infanzia. Perciò è la grammatica dell'ortonese che andremo a conoscere in queste note, anche se, talvolta, farò qualche accenno ad altre varianti, soprattutto nei casi in cui l'ortonese diverge sostanzialmente dalla koiné.
2. Suoni e lettere