Grammatica abruzzese

2. Suoni e lettere


3. L'órze è n'anemèle
Sostantivi, articoli, è, aggettivi qualificativi

In questo articolo cominceremo a formare delle semplici frasi di senso compiuto in abruzzese, come: il cane è nero, Antonio è vecchio, l'orso bianco è un bell'animale, Giovanni è un ragazzo alto. Cioè, frasi composte da un gruppo nominale, la terza persona singolare del verbo essere (presente indicativo) e un predicato nominale.

Sostantivi

Il gruppo nominale può essere composto da un semplice sostantivo:
  • Ndònje Antonio, Ggiuvanne Giovanni.
Si tratta in questo caso di nomi propri. I nomi comuni possono essere di numero singolare o plurale e sono spesso preceduti da un determinante, anch'esso nella forma singolare o plurale. Vediamo un primo tipo di determinante: l'articolo determinativo. In abruzzese esistono due forme:
  • lu il, lo e
  • la la,
per i nomi che diciamo, rispettivamente, di genere maschile e femminile.

Va notato che la presenza di forme differenti secondo il genere vale solo per gli articoli e, come vedremo, gli altri determinanti, nonché per gli aggettivi, ma non per i sostantivi. I sostantivi sono o maschili o femminili, nel senso che se si accompagnano ad un determinante o a un aggettivo, questo sarà sempre maschile o, rispettivamente, femminile. Siccome diciamo sempre lu chène e non *la chène, ne consegue che chène cane è un nome maschile. Tra l'altro, sia i nomi maschili che quelli femminili terminano di regola con e, dunque il loro genere grammaticale non può essere ricavato se non da quello delle forme che li accompagnano.

Aggiungiamo che alcuni sostantivi, che designano fasce d'età, gradi di parentela o mestieri/occupazioni, possono essere sia maschili che femminili, come ad esempio

  • lu/la bardasce ragazzo, ragazza.

Articoli

Tornando agli articoli determinativi, non c'è molto altro da aggiungere. Una loro particolarità è che, pur se preceduti da una di quelle paroline che innescano il RF, non raddoppiamo di regola la l. Diremo, dunque, e scriveremo:

  • pe mmé per me (RF di m), ma
  • pe la Majèlle per la Majella (l resta scempia).
Inoltre, davanti ad un sostantivo che comincia per vocale, si fondono ad esso perdendo la loro, di vocale. Nella scrittura denoteremo questa elisione usando un apostrofo. Per esempio abbiamo:
  • l'anemèle [l anə'mælə] l'animale,
  • l'àneme [l 'anəmə] l'anima.
In questa circostanza, in più, l'articolo subisce RF:
  • de ll'àneme dell'anima.

Un altro tipo di determinante è costituito dagli articoli indeterminativi:

  • nu un, uno,
  • na una,
  • n' un, uno, una + Voc.
Come i corrispettivi determinativi, precedono sempre il sostantivo a cui si riferiscono. Esempi:
  • nu chène un cane,
  • na gatte una gatta,
  • n'anemèle un animale.

Verbo essere

Per formare delle frasi, abbiamo adesso bisogno della forma di terza persona singolare del presente indicativo del verbo essere, che è molto semplice: è. Con questa forma possiamo, ad esempio, dire:

  • Ggiuvanne è nu bbardasce Giovanni è un ragazzo,
  • l'órze è n'anemèle l'orso è un animale.
Da notare l'accento grave ([ɛ]) che rende questa forma verbale diversa dalla congiunzione, già incontrata, e [ə] e. Abbamo già accennato al fatto che tra parole terminanti per e e parole inizianti per vocale spesso si inserisce un suono eufonico che non scriviamo. Una frase come Ggiuvanne è nu bbardasce si pronuncia dunque più o meno come [ʤ:u'van: 'jə nu b:ar'daʃ:ə]. Inoltre, è provoca RF sulla parola seguente (tranne su un eventuale articolo, visto che questi ne sono immuni), come vedremo meglio tra un istante.

Aggettivi qualificativi

Per terminare i nostri esempi di frasi dichiarative viste all'inizio di questo capitolo, ci mancano gli aggettivi qualificativi. Questi sono parole declinabili, cioè hanno una forma singolare e plurale, maschile e femminile, che indicano una qualità di un sostantivo. Di norma seguono il nome a cui si accompagnano, tranne due importanti eccezioni. Esempi:

  • lu chène nére il cane nero,
  • l'órze bbjanghe l'orso bianco.
A differenza di altri tipi di aggettivi, possono anche costituire da soli un predicato nominale:
    lu chène è nnére il cane è nero,
  • Ndònje è vvjècchje Antonio è vecchio.
Da questi esempi, notiamo che gli aggettivi non sono immuni dal RF e quindi, se cominciano per consonante e seguono la forma è del verbo essere, la loro iniziale raddoppia.

Ho citato due eccezzioni alla regola secondo la quale gli aggettivi qualificativi seguono il nome: queste riguardano gli aggettivi bbèlle bello e, in misura minore, bbóne buono. Possiamo infatti dire:

  • na bbèlla fémmene oltre che na fémmena bbèlle una bella donna (le due espressioni hanno forse sfumature di significato diverse),
  • nu bbóne bbardasce accanto a nu bbardasce bbóne un buon ragazzo.
Da notare nei primi due esempi, in cui compare un nome femminile (la fémmene) e un aggettivo logicamente femminile (bbèlle), l'apparizione di una vocale finale -a al posto della -e nel primo dei due termini della catena. Si tratta del ripristino in accento di frase della vocale etimologica, quella che compariva in latino, di cui avevamo già parlato nell'articolo precedente.

Vocabolario

(la sigla SL seguita da un numero indica che la voce fa parte della Lista di Swadesh delle 207 parole tra le più indipendenti da ambiente e cultura).

Sostantivi
lu chène cane (SL 47)
la gatte gatto, -a
l'anemèle animale (SL 44)
lu/la bbardasce ragazzo, -a
lla fémmene donna (SL 36)
l'òmmene l'òmmene
l'órze orso

Aggettivi
nére nero (SL 176)
bbjanghe bianco (SL 175)
vjècchje vecchio (SL 184)
bbèlle bello
bbóne buono (SL 185)

Indeclinabili e determinanti
pe per
de di
lu il, lo
la la
nu un, uno
na una

Per andare oltre

La mancanza in abruzzese di un qualsivoglia marchio che distingua i sostantivi e aggettivi maschili dai femminili è la conseguenza più vistosa di un preciso fenomeno fonetico. In epoca imprecisata, ma certamente vari secoli fa, le cinque vocali atone finali del latino furono tutte assorbite dall'unico esito e [ə]. Questo fenomeno è diffuso in tutto l'Abruzzo adriatico, traboccando pure in alcune aree oltre Appennino, nonché nel Molise orientale, in buona parte della Puglia non-salentina, della Basilicata centro-orientale e della Calabria contigua e nella Campania centrale. Ai margini di questa zona dialettale, vi è una seconda zona dove la -a finale si conservò, per cui i femminili sono ben marcati rispetto ai maschili. Questa zona comprende, ad esempio, l'ascolano, la Marsica orientale e varie aree peligne. Procedendo ancora più verso nord e ovest, la [ə] scompare e al suo posto si conservano le quattro vocali -o (nella quale confluiscono le O ed U latine), -i ed -e, oltre alla -a (per un totale di quattro consonanti), preludio alle condizioni latine intatte con cinque vocali, come ad esempio all'Aquila. Si veda questa pagina per maggiori dettagli su queste distribuzioni.


4. Tu nen shjè abbruzzése (Pronomi personali soggetto, presente di essere, negazione e affermazione)