Grammatica abruzzese

10. De chi sjè lu fije? (Preposizioni (1), Pronomi personali complemento tonici)


11. Li cìtele a èlle è li tuò
(Possessivi)

Conosciamo ormai il complemento di specificazione, che permette di descrivere l'appartenenza ad un oggetto o una persona. Ma abbiamo visto che ciò non funziona con i pronomi personali. In questo caso abbiamo bisogno degli aggettivi e dei pronomi possessivi, che sono l'argomento di questo capitolo.

Aggettivi possessivi

Questi sono cinque, come le cinque persone dei verbi, visto che la terza persona non distingue tra singolare e plurale. Ecco le forme singolari:
  • mio, mia,
  • tuo, tua,
  • suo, sua, di lui, di lei, di esso, loro, di essi, di esse,
  • nòshtre nostro, -a,
  • vòshtre vostro, -a.
Questi possessivi sono a tutti gli effetti degli aggettivi e, come i qualificativi, seguono il sostantivo a cui si riferiscono. Sempre come gli aggettivi qualificativi, richiedono che un nome femminile precedente prenda la finale chiara -a. Tavolta per motivi eufonici questa a è estesa anche ai maschili, quantunque non la scriveremo. Esempi:
  • la chèsa mé la mia casa,
  • lu chène té il tuo cane,
  • la sjèggia sé la suo/loro sedia,
  • lu bbardasce nòshtre il nostro ragazzo,
  • la màchena vòshtre la vostra auto.
Per quanto riguarda i plurali, mentre quelli femminili sono uguali ai singolari, esistono delle forme plurali maschili. Eccole:
  • mjè miei,
  • tuò tuoi,
  • suò suoi, loro (pl.),
  • nuòshtre nostri,
  • vuòshtre vostri.
Anche queste forme seguono di norma il sostantivo. Esempi:
  • Làvere accatte li libbre mjè [li 'lib:ra 'mjɛ] Laura compra i miei libri,
  • li cìtele nuòshtre [li 'ʧitəla 'nwɔʃtrə] i nostri bambini.

Familiari con possessivo posposto

Con i nomi di parentela l'aggettivo possessivo di prima e seconda persona singolare è spesso posposto e lessicalizzato. Non diremo *(la) surèlla mé/té per dire mia/tua sorella bensì, con una sola parola,
  • sòreme, sòrete.
Notiamo come il possessivo sia atono in questo caso. Altre forme di questo tipo sono
  • fràteme/-te mio/tuo fratello,
  • fìjeme/-te mio/tuo figlio/-a,
  • pètteme/-te mio/tuo padre,
  • nònneme/-te moi/tuo nonno/-a,
  • cuggìneme/-te mio/tuo cugino/-a (meno diffuso), ecc.
Nel caso di mamme madre, mamma, si usa solo la seconda persona:
  • màmmete tua madre,
mentre per mia madre diremo semplicemente mamme o mammà. Va osservato che queste forme di possessivi posposti funzionano solo coi sostantivi al singolare: per dire le tue sorelle, diremo comunque le surèlle té.

Vezzeggiativi

Il possessivo di terza persona viene spesso posposto al nome familiare con valore vezzeggiativo, riferito solitamente a bambini. Mantenendo l'accento, lo scriveremo staccato dal sostantivo:
  • mamma sé figlio/-a mio/-a (di me che ti parlo),
  • nònne sé nipotino/-a mio/-a.
In realtà questa forma è un aggettivo riflessivo, come vedremo in una prossima pagina. Si può usare anche con nomi propri:
  • Ruccucce sé Rocchino mio.
Come abbiamo visto nell'ultimo esempio, spesso associati ai possessivi sono i diminutivi dei nomi propri in chiave vezzeggiativa. Questi si formano con i suffissi -ucce, -étte, -ine. Altri esempi:
  • Nduniucce Antoniuccio,
  • Carlétte Carletto,
  • Annine Annina.

Pronomi possessivi

I possessivi esistono anche come pronomi. In questo caso sono sempre preceduti dall'articolo corrispondente per genere e numero (anche quando non lo sono in italiano). Abbiamo dunque
  • lu/la/le mé (il) mio, (la) mia, (le) mie,
  • li mjè (i) miei,
  • lu/la/le té (il) tuo, (la) tua, (le) tue,
  • li tuò (i) tuoi,
  • lu/la/le sé (il) suo/loro, (la) sua/loro, (le) sue/loro,
  • li suò (i) suoi/loro,
  • lu/la/le nòshtre (il) nostro, (la) nostra, (le) nostre,
  • li nuòshtre (i) nostri,
  • lu/la/le vòshtre (il) vostro, (la) vostra, (le) vostre,
  • li vuòshtre (i) vostri.
Si usano ad esempio così:
  • la màchena rósce è la mé la macchina rossa è mia,
  • li cìtele a èlle è li tuò? i bambini là sono tuoi?
  • la chèse è la noshtre la casa è nostra.

Vocabolario

Parentela (Li parjènde):
la mamme madre (SL 42)
lu patre padre (SL 43)
lu/la fije figlio, -a
lu fratèlle fratello
la surèlle sorella
lu/la nònne nonno, -a
la móje moglie (SL 40)
lu marite marito (SL 41)
lu/la spóse fidanzato, -a
lu/la cuggine cugino, -a
lu/la zije zio, -a
lu jènnere genero
la nóre nuora
lu/la sòccere suocero, -a
lu/la cunète cognato, -a
lu/la nepóte nipote
la famije famiglia
lu nóme nome (SL 207)
lu cugnóme cognome

Verbi:
accatte : accattéme (accattè) comprare
vénne : vennéme vendere

Per andare oltre

Il possessivo posposto o enclitico coi nomi di parentela è una vistosa caratteristica dei dialetti centro-meridionali, quantunque un tempo queste forme fossero presenti anche nel toscano e dunque nell'italiano antico. Oggi la sua diffusione arriva a nord alla linea Roma-Ancona, escludendo dunque i dialetti perimediani e quelli toscani. Verso sud, i possessivi enclitici scompaiono poco prima dello Stretto e sono assenti in Sicilia. In alcune zone, prevalentemente rivolte all'ovest della penisola, i possessivi enclitici possono accompagnare anche i sostantivi al plurale (aquilano fràdidi). Ma l'Atlante linguistico ed etnografico dell'Italia e della Svizzera meridionale (AIS), fondamentale opera del primo Novecento, segnala la forma plurale li frìtete (con metafonesi di a) anche per Crecchio, centro vicinissimo a Ortona.

Esempi

La locuzione a la nòshtre, lett. alla nostra (maniera) è uno dei nomi autoctoni per designare il dialetto locale. La vediamo impiegata qui come titolo di una raccolta di poesie del vastese Giuseppe Perrozzi (1899-1973). Per inciso, il dialetto, la lingua locale (ad esempio, l'ortonese), lo si designa come la parlature nòshtre/urtenése, mentre un altro modo per dire in dialetto è a l'urtenése (manjère).

Tornando al nostro poeta, siamo in grado di tradurre quasi tutta la prima quartina della poesia "Lu gragnilatte", nonostante le tante particolarità fonetiche del vastese. Il primo verso recita "Lu saule chéuce, abbrîusce li cirvelle" (lu sóle cóce, abbrushe li cervjèlle) il sole scalda (cuoce), brucia i cervelli. Notiamo qui tre frangimenti vocalici tipici di tante varietà: in sillaba libera, au per ó, éu per ò (ó in ortonese e nella koiné), îu per u.

Il secondo verso recita: "lu marinare, nghi la pippe 'n macche" (lu marenère, gne la pippe mmócche) il marinaio, con la pipa in bocca. Ritroviamo la preposizione della koiné nghi invece dell'ortonese gne, e un ulteriore frangimento vocalico, quello di ó in sillaba complicata che diventa à.

Il terzo verso: "guarde l'acche di sotte a lu trabbacche" (guarde l'aqque de sótte a lu trabbócche) guarda l'acqua di sotto al trabocco, in cui, oltre all'appena citato frangimento, notiamo la preposizione impropria di luogo sótte a che già conosciamo, ed un ulteriore fatto fonetico locale (diffuso anche nel contiguo Molise), ossia [k:] (acche) per [k:w] (aqque). Lasciamo il quarto verso a più tardi, quando incontreremo il gerundio e gli aggettivi indefiniti.

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12. Quanda cóshte le méle? (Numeri, misure)