Grammatica abruzzese

11. Li cìtele a èlle è li tuò (Possessivi)


12. Quanda cóshte le méle?
(Numeri, misure)

Un tipo di domanda che può ricorrere spesso è quella introdotta dall'aggettivo interrogativo
  • quanda? quanto, -a, -i, -e?
Con questa parolina possiamo chiedere informazioni su un numero di persone o cose, ad esempio:
  • quanda fije tjè? quanti figli hai?
  • quanda óve ce shtè sópre a la tàvele? quante uova ci sono sul tavolo?,
oppure su una quantità o misura:
  • quanda tjè de fréve? quanto hai di febbre?, ecc.,
o ancora sull'età di una persona:
  • quanda ènne tje? quanti anni hai?
A tali domande, si tratta di rispondere quantificando, tipicamente con un numero.

Pronomi numerali

I numeri (o pronomi numerali), li nùmmere, da 1 a 10 sono i seguenti:
  • une
  • ddu
  • tré
  • quattre
  • cinghe
  • séje
  • sètte
  • òtte
  • nóve
  • djèce.
Sono ovviamente indeclinabili. Per esempio, riprendendo un esempio precedente:
  • quanda fije tjè? ddù! quanti figli hai? due!.
Per contare da 11 a 20 lo schema è lo stesso dell'italiano:
  • ùnnece 11,
  • dùdece 12,
  • trìdece 13,
  • quattòrdece 14,
  • quìnnece 15,
  • sìdece 16,
  • diciassètte 17,
  • diciòtte 18,
  • diciannóve 19,
  • vinde 20.
Niente di sorprendente, dunque. Anche per numeri più alti, continuiamo a trovare lo stesso schema dell'italiano, solamente con vari adattamenti fonetici e dunque grafici. Le decine successive sono:
  • trènde 30,
  • quarande 40,
  • cenguande 50,
  • sessande 60,
  • settande 70,
  • uttande 80,
  • nuvande 90.
Quando alle decine vinde e trènde si aggiunge una cifra da 1 a 9, la vocale tonica (i o è) si ritrova atona e dunque scade ad e. Per esempio, abbiamo:
  • vendequattre 24,
  • trendacinghe 35.
Le altre decine, che hanno a come vocale tonica, non subiscono invece alcuna modifica fonetica, né grafica. Dopo nuvandanóve 99 abbiamo cènde cento. I numeri successivi a 100 li vedremo in una pagina successiva.

Aggettivi numerali

Questi numerali possono ovviamente funzionare anche da aggettivi, o meglio determinanti, poiché precedono sempre il sostantivo a cui si riferiscono. Le forme determinanti sono uguali a quelle pronominali:
  • ddu chène due cani,
  • tré ppisce tre pesci,
  • quattre róse quattro rose, ecc.
Da notare anche che solo tré provoca RF. E' escluso dalla funzione aggettivale il numero une, sostituito come determinante dall'articolo indeterminativo declinabile nu, na.

La forma aggettivale dei numerali è particolarmente utile nelle misurazioni, dove è seguita da un'unità di conto, di misura, ecc. La domanda è qui spesso introdotta da quanda in forma di pronome interrogativo, non seguita cioè da un sostantivo ma da un verbo. Per esempio:
  • quanda còshte le méle? ddu èure lu chine quanto costano le mele? due euro al chilo (lett. il chilo);
  • quand'è àvete lu mure? ddu mitre quant'è alto il muro? due metri,
  • quanda dure? quattre óre quanto dura? quattro ore.
Notiamo che la -a di quanda si elide davanti a vocale, tipicamente alla forma verbale è. Le misure non sono necessariamente numeri interi: come in italiano, la parte decimale è introdotta dalla congiunzione é:
  • ddu mitre é qquarande 2.40 m,
  • cinghe èure é ttrènde (cendèseme) 5.30 €,
ecc. Tra i collettivi quelli più usati sono
  • na père un paio,
  • na decine una decina,
  • nu/na cendenère un centinaio.

Numerali ordinali

Terminiamo con la forma dei numerali ordinali, e cioè
  • prime,
  • secónde,
  • tèrze,
  • quarte,
  • quinde,
  • sèshte,
  • sètteme,
  • uttave,
  • nóne,
  • dèceme ecc.
Sono usati sia come pronomi che come aggettivi (determinanti), declinabili e di norma preceduti da un articolo:
  • lu prime fije il primo figlio,
  • la secónda móje la seconda moglie,
  • li tjèrze i terzi, ecc.
Per gli ordinali da 11 in poi, si usa generalmente il suffisso tonico -èseme con gli opportuni aggiustamenti fonetici quando la vocale tonica del cardinale è e, i o:
  • unnec-èseme, dudec-èseme, ma:
  • tredec-èseme, quatturdec-èseme, vend-èseme ecc.
Gli ordinali sono usati anche per le frazioni, eventualmente con l'articolo indeterminativo a rimpiazzare il cardinale uno:
  • nu tèrze un terzo,
  • tré qquarte tre quarti,
ma nu mèzze un mezzo.

Vocabolario

Unità di misura (Le mesure):
l'èure euro
lu cendèseme centesimo
lu métre metro
lu cendìmetre centimetro
lu chelòmetre chilometro
l'èttere ettaro
lu chine chilo(grammo)
lu quendèle quintale
lu gramme grammo
lu litre litro
lu secónde secondo
lu menute minuto
l'óre ora
l'anne anno (SL 179)
la cóse cosa
lu prèzze prezzo
dèshtre destro, -a (SL 199)
sinishtre sinistro, -a (SL 200)
cónde : cundéme (cundè) contare (SL 139)
mesure: mesuréme (mesurè) misurare
cóshte : cushtéme (cushtè) costare
paghe : paghéme (paghè) pagare
dure : duréme (durè) durare

Indeclinabili:
quanda quanto, -i

Per andare oltre

Oggi le misure seguono il sistema internazionale di unità, erede del sistema metrico decimale introdotto anche in abruzzese dalla parentesi napoleonica. Nell'antico regime venivano usate altre misure, basate su sistemi tradizionali di origine medievale o ancora più antichi. Alcune di queste misure sono sopravvissute nell'uso ancora nell'Ottocento e talvolta fino ai giorni nostri. Per le superfici agrarie sentiamo ancora parlare di sóme soma (circa 1 ha). Nell'antico regime corrispondeva a 3 tùmmele. Il tómmele era anche una misura di capacità per granaglie (circa 45 kg). Sue suddivisioni erano lu mezzétte (1/2 t.), la còppe (1/4 t.) e la mesure (1/24 t.). Era anche il nome di una pietra, su cui erano condannati a sedersi, in pubblico e in un giorno festivo, col sedere scoperto, i debitori insolventi, da cui l'espressione dè lu cule a lu tómmele oppure il soprannome càveze calète (pantaloni calati). Per approfondire.

Quanto alle antiche unità monetarie preunitarie come piastra, tarì, carlino, grano, tornese ecc., esse non hanno generalmente lasciato tracce nel dialetto, tranne curiosamente franghe franco (forse nome popolare per la lira napoletana in uso nel periodo napoleonico), che era ancora usato come sinonimo di lire lira prima dell'introduzione dell'èure.

Esempi

Sappiamo bene che gli ordinali lu prime e lu secónde possono anche servire da sostantivi per indicare le portate principali di un pasto. Eccone un esempio in questo menu, scritto parzialmente in abruzzese. Le altre portate portano pure nomi abruzzesi: p'abbià (nell a koiné, in ortonese sarebbe p'abbiè), letteralmente per cominciare, denota l'antipasto. Dopo primo e secondo, il dolce è qui chiamato lu cumblemènde, letteralmente complimento, termine che in origine indicava un regalo, e per estensione un rinfresco con dolci e bevande organizzato per degli invitati in occasione di qualche evento lieto o luttuoso. Infine, il nostro menu riporta le bevande, un termine adattato dall'italiano bevanda.

grammatica_12 (56K)

13. Quande vé Ggiuvanne? (Tempo)