Grammatica abruzzese

12. Quanda cóshte le méle? (Numeri, misure)


13. Quande vé Ggiuvanne?
(Tempo)

Vediamo come esprimere il tempo in abruzzese. Il tipo di domande che ci poniamo ora è:
  • quande? quando?
(l'avverbio interrogativo quande non è confondere con l'altro quanda? quanto?). Per esempio:
  • quande fatije a la chèse? quando lavori a casa?,
  • quande arrive Ggiuvanne? quando arriva Giovanni?

Avverbi di tempo

A questo tipo di domande possiamo rispondere con un avverbio di tempo. Ne abbiamo già incontrati alcuni, ma eccone una lista più completa:
  • adesso,
  • (nen) angóre (non) ancora,
  • sùbbete subito,
  • mai,
  • sjèmbre sempre,
  • prèshte presto,
  • tèrde tardi,
  • ggià già,
  • dópe dopo,
  • apprime prima,
  • prije prima (più arcaico del precedente).
Ecco qualche esempio di utilizzo di questi avverbi:
  • Giuvanne mó vé Giovanni ora viene,
  • angóre nen vé non ancora viene,
  • vjènghe sùbbete vengo subito,
  • nen vjènghe mè non vengo mai,
  • vé sjèmbre ésse viene sempre lui,
  • cumènze prèshte comincio presto,
  • arrive tèrde arriva tardi,
  • shtè ggià a ècche sta già qui,
  • magne lu pésce apprime mangio prima il pesce.
Notiamo che l'avverbio temporale dópe è diverso da quello locativo apprèsse, laddove in italiano abbiamo in entrambi i casi dopo.

Giorni della settimana

La risposta alla domanda quando? può anche prevedere un giorno esatto, come
  • uòje oggi,
  • (a)jère ieri,
  • dumène domani,
  • dóppedumène dopodomani, ecc.
Per esempio, possiamo ora dire:
  • uòje chjame a Ttumasse oggi chiamo Tommaso, ma anche
  • dumène è lu cumbleanne mé domani è il mio compleanno.
In effetti, uno dei ruoli del presente semplice è quello di esprimere il tempo futuro, come vedremo meglio in seguito, per cui possiamo pure dire
  • dumène vjènghe a la chèse domani vengo (verrò) a casa.
Per essere più precisi, possiamo indicare un giorno specifico della settimana: luneddì, marteddì, mèrculeddì, giuveddì, venardì, sàbbete, duméneche. Questi nomi richiedono l'articolo quando indichiamo un'attività ricorrente, che si svolge nei giorni prestabiliti. In questo caso usiamo pure il presente semplice:
  • lu luneddì magne sjèmbre a la chèse il lunedì mangio sempre a casa,
  • lu marteddì é lu giuveddì fatije a la chèse martedì e giovedì lavoro da casa.
Con le festività si usa invece la preposizione a:
  • a Nnatèle a Natale,
  • a Ccapedanne a Capodanno,
  • a Ccarnavèle a Carnevale,
  • a Ppasque a Pasqua.

Fasi della giornata e dell'anno

Le fasi della giornata sono:
  • lu juòrne il giorno,
  • la matine la mattina,
  • la sére la sera,
  • la nòtte la notte.
Si usano anche:
  • mèzzejuòrne mezzogiorno,
  • mèzzanòtte mezzanotte e l'italianismo
  • pumerigge pomeriggio.
Esistono anche avverbi specifici per indicare la mattina, la sera, la notte del giorno in corso: mandemène, massére, jinnòtte. Per quanto riguarda periodi più lunghi, abbiamo
  • settemène settimana,
  • mése mese (al plurale fa mishe!),
  • anne anno.
Anche per l'anno in corso esiste una parola specifica: uanne.

Orari

Per indicare gli orari, usiamo i numerali che abbiamo incontrato nel capitolo precedente. Come in italiano, si usano gli articoli, che si accordano con il nome sottinteso óre ora. Abbiamo quindi: l'une, le ddù, le tré, le quattre, ecc. I minuti e le frazioni d'ora si esprimono come in italiano con le congiunzioni é (+ RF) e méne meno:
  • le tré é nu quarte le tre e un quarto,
  • le ùnnece é vvinde le undici e venti,
  • le sètte é mmèzze 7:30,
  • le òtte méne nu quarte 7:45,
  • le cinghe méne djèce 4:50.
In abruzzese non abbiamo (ancora) una maniera standardizzata di scrivere gli orari, ad esempio, dei mezzi di trasporto, per cui si seguirà l'uso generale dell'italiano.

Preposizioni temporali

Un altro modo di rispondere alla domanda quande? è usando un espressione temporale relativa, introdotta da una preposizione impropria. Tra queste spiccano
  • da da,
  • dóppe de dopo (di) (da non confondere con l'avverbio dópe),
  • prime de prima di (da non confondere con l'avverbio apprime),
  • fine a fino a.
Per esempio:
  • prime de merculeddì nen vjènghe prima di mercoledì non vengo,
  • mó vjè, dóppe na settemène! ora vieni, dopo una settimana!,
  • ne mmagne da nu sècule non mangio da un secolo,
  • nen fatije fine a ggiuveddì non lavoro fino a giovedì.

Subordinate temporali

Un ultimo modo di esprimere il quando è un po' più complesso dei precedenti, poiché implica l'enunciazione di una frase intera. E' questo il primo caso che incontriamo di proposizioni subordinate, temporali per la precisione. Nel dire, ad esempio,
  • quande pjóve, pije lu mbrèlle quando piove prendo l'ombrello,
abbiamo due frasi: una principale (pije lu mbrèlle), l'altra subordinata introdotta da quande. Si tratta della stessa parola che abbiamo già visto come avverbio interrogativo, ma in questo caso funge da congiunzione. Altre congiunzioni temporali sono
  • gna come, quando, non appena,
  • finacché finché,
  • mjèndre che (+ RF) mentre.
Esempi:
  • gna spjóve, vjènghe come (non appena) spiove vengo,
  • finacché pjóve nen vjènghe finché piove non vengo,
  • mjèndre che ppjóve, aspètte mentre piove aspetto,
  • mjèndre che lu fije pazzije, ésse fatije mentre il figlio gioca, lui lavora.

Vocabolario

Sostantivi:
lu mumènde momento
lu juòrne giorno (SL 178)
la jurnète giornata
la matine mattina
la sére sera
la nòtte notte (SL 177)
lu mèzzejuòrne mezzogiorno
la mèzzanòtte mezzanotte
lu pumerigge pomeriggio
la settemène settimana
lu mése mese
la shtaggióne stagione
lu sècule secolo
lu cumbleanne compleanno
lu mbrèlle l'ombrello

Verbi:
arrive : arrevéme (arrevè) arrivare
parte : partéme (partì) partire
cumènze : cumenzéme (cumenzè) cominciare
abbie : abbiéme (abbiè) cominciare
cundinue : cundinuéme (cundinuè) continuare
pije : pijéme (pijè) prendere

Indeclinabili:
quande quando (SL 14)
méne meno
gna come, quando, non appena
finacché finché
mjèndre mentre
Avverbi di tempo, v. sopra

Per andare oltre

Oltre ai giorni della settimana e alle fasi della giornata, è interessante vedere i nomi dei mesi dell'anno e delle stagioni (le shtaggiune). Queste ultime sono: la premavére, l'ishtète, l'avetunne, lu vèrne. Quanto ai mesi, abbiamo: jennère, febbrère (o frebbère), marze, abbrile, magge (o maje), ggiugne, luje, agóshte [a'ɣoʃtə], settèmbre, uttóbbre, nuvèmbre, decèmbre. Le date si esprimono premettendo l'articolo al numerale cardinale corrispondente, per esempio: lu quìnnece d'agóshte. Fa eccezione il primo del mese, per il quale, come in italiano, si usa il numerale ordinale: lu prime (de) magge.

Esempi

Ecco un detto abruzzese che sprizza ottimismo e pensiero positivo. Significa letteralmente "passa oggi che viene domani". Nella koiné, uòje diventa uje, col monottongo al posto del dittongo (si tratta di un caso metafonetico, perché l'avverbio deriva dal latino regionale HŎDI), e dumène diventa dumane con la a etimologica intatta. Da notare la scrittura non etimologica di una "h" eufonica tra due vocali. Conosciamo pure la coniugazione al presente del verbo vjènghe : menéme (menì) venire. Il resto della frase presenta elementi che ci sono ancora sconosciuti (subordinata introdotta dalla congiunzione ca) e che vedremo tra non molto.

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14. Cushtù è nu bbrave ggióvene (Dimostrativi)