Grammatica abruzzese
14. Cushtù è nu bbrave ggióvene (Dimostrativi)
15. Ze cunuscéme?
(Pronomi personali oggetto atoni, riflessivi)
Conosciamo già i pronomi personali soggetto (ji, tu, ecc.) ed anche come si forma il complemento oggetto con sostantivi animati e inanimati. Ma per quanto riguarda i pronomi personali? Come diremo ti aspetto, mi cerchi, la trovo ecc.? Certo, potremmo usare il COI (aspètte a tté ecc.), ma è una soluzione poco usata, se non nel caso in cui si voglia sottolineare la persona oggetto.
Pronomi personali oggetto, forme atone
Abbiamo bisogno delle forme atone dei pronomi personali oggetto, che sono i seguenti (per le cinque persone singolari e plurali): - me, te mi, ti,
- je, ve ci, vi,
- le lo, la, li, le.
Noterete che sono tutte particelle atone che precedeono il verbo (posizione proclitica). Essendo sillabe con la vocale e, questa si pronuncia [ə] o [i] a seconda della vocale seguente, come sempre. Inoltre la e si elide davanti a parola che comincia con vocale. Avremo dunque - me shtjè 'gguardè tròppe [mi 'ʃtjɛ 'ggwardɛ 'trɔp:ə] mi stai guardando troppo,
- me chjème [mə 'cɛmə] mi chiami,
- le shtjènghe a spettè [li 'ʃtjɛŋgə a spə't:ɛ] lo/la/li/le sto aspettando,
- cèrche le chjève é nne lle tróve [n:ə l:ə 'trovə] cerco le chiavi e non le trovo,
- je shtét'a pparlè ci state parlando,
ecc.
Gli oggetti di terza persona, che in italiano si differenziano per genere e numero (lo, la, li, le) in abruzzese si esprimono tutti con il pronome le. Talvolta quando la terza persona è un oggetto impersonale, si usa il pronome ce:- tu nen ce sjè tu non lo sei,
con un significato dunque corrispondente all'italiano ciò.
Interrogative con preposizioni
Anche nelle frasi interrogative il pronome oggetto si anticipa sempre (è sempre proclitico): - le vide a shti vallune? le vedi queste valli?
- a cchi le shtjè 'ddè shtu martèlle? a chi lo dai questo martello?
- gne cche le shtjè 'vvatte shtu fèrre? con che lo batti questo ferro?
Pronomi riflessivi
Una serie simile di pronomi atoni è quella dei riflessivi, che si usano quando il soggetto e l'oggetto sono gli stessi, ossia quando l'azione si svolge sul soggetto. La serie è: - me, te mi, ti,
- ze, ve ci, vi,
- ze si.
Dunque rispetto alla serie dei pronomi oggetto, cambiano solo la terza persona e la prima persona plurale. Un esempio di verbo che viene spesso usato in modo riflessivo è allave : allavéme (arcaico: arrave : arravéme) lavare. Usando i pronomi, coniugheremo questo verbo così: - m'allave, t'allève mi lavo, ti lavi,
- z'allavéme, v'allavéte ci laviamo, vi lavate,
- z'allève si lava/-no.
Verbi riflessivi
Alla classe dei verbi transitivi che possono essere usati in modo riflessivo proprio appartengono anche - me vèshte : ze veshtéme vestirsi,
- me pèttene : ze pettenéme pettinarsi,
- m'assuche : z'assuchéme asciugarsi
ecc.
Nel modo riflessivo reciproco ci sono due soggetti che compiono l'azione a vicenda. Ad esempio ze vedéme ci vediamo è reciproco, con la prima persona plurale che forma sia l'oggetto che il soggetto. E in questa classe ci sono anche ze cunuscéme conoscersi, ze vulème bbéne volersi bene, amarsi, z'ajutéme aiutarsi, ze spuséme sposarsi, ze ngundréme incontrarsi,
ecc.
Ma quando questi o altri verbi transitivi usano il pronome riflessivo in congiunzione con un vero complemento oggetto, sono riflessivi solo in apparenza (modo riflessivo apparente): - me facce : ze facéme la varve farsi la barba,
- me prepère : ze preparéme lu magnè prepararsi il pranzo, ecc.
E' chiaro che qui la particella riflessiva non svolge la funzione di oggetto ma piuttosto quella di complemento di termine. Vedremo meglio questo caso quando introdurremo i pronomi personali complemento.
Alcuni verbi transitivi sembrano usati in modo riflessivo pur se il soggetto non coincide con l'oggetto (chiamiamo quest'uso pleonastico). Qui la particella riflessiva ha solo la funzione di rafforzare il significato del verbo esprimendo piacere o soddisfazione nel compimento dell'azione espressa dal verbo (complemento etico). Sono: - m'arròbbe rubarsi,
- me magne mangiarsi,
- me bbéve bersi,
- me [mi] pije pigliarsi,
- me créde credersi,
- me facce (nu ggire) farsi (un giro) (verbo irregolare che vedremo tra poco),
ecc.
Verbi pronominali
Infine, ecco un'altra classe di verbi che usa i pronomi riflessivi non come oggetto, né come complemento di termine o etico, ma come parte integrante del verbo stesso. Sono i cosiddetti verbi pronominali, i quali esprimono un fatto imminente, puntuale, non un'azione durativa o generica. Uno di questi verbi è morire, che useremo sempre con il riflessivo, mai senza:mó me móre adesso muoio, - ze shtè 'mmurì sta morendo.
(il sinonimo crépe è intransitivo e non richiede il pronome riflessivo). Altri sono m'assètte sedersi, m'ammale ammalarsi, m'arecòrde ricordarsi, me scòrde scordarsi, m'asseccanisce dimagrire, me ngrasse ingrassare, ecc.
Per altri verbi l'uso del riflessivo è opzionale, ed indica generalmente una sfumatura diversa di significato: me chjème chiamarsi rispetto a chjème chiamare, m'addòrme addormentarsi, rispetto a dòrme dormire, m'arrizze alzarsi rispetto ad àveze alzare. Un caso particolare è quello di me ne vaje andarsene, il quale, rispetto a jì andare, richiede non solo il pronome riflessivo, ma anche il pronome di allontanamento ne.
Vocabolario
Verbi:
guarde : guardéme (guardè) | guardare |
cèrche : cerchéme (cerchè) | cercare |
tróve : truvéme (truvè) | trovare |
vatte : vattéme | battere, dare le botte (SL 113) |
allave : allavéme (allavè) | lavare (SL 132) |
pèttene : pettenéme (pettenè) | pettinare |
assuche : assuchéme (assuchè) | asciugare (SL 133) |
cunósce : cunuscéme | conoscere |
ajute : ajutéme (ajutè) | aiutare |
spóse : spuséme (spusè) | sposare |
ngóndre : ngundréme (ngundrè) | incontrare |
facce : facéme (fè) : fatte | fare |
prepère : preparéme (preparè) | preparare |
arròbbe : arrubbéme (arrubbè) | rubare |
bbéve : bbevéme (bbéve) : bbèvete | bere (SL 92) |
créde : credéme | credere |
àveze : avezéme (avezè) | alzare |
crépe : crepéme (crepè) | morire |
vèshte : veshtéme (veshtì) | vestire |
(m')arrizze : (z')arrezzéme (arrezzarze) | alzarsi (SL 125) |
(me) scòrde : (ze) scurdéme (scurdarze) | scordarsi |
(m')assètte : (z')assettéme (assettarze) | sedere, -rsi (SL 124) |
(m')addòrme : (z')addurméme (addurmirze) | addormentarsi |
(m')asbéje : (z')asbejéme (sbejarze) | svegliarsi |
(m')ammale : (z')ammaléme (ammalarze) | ammalarsi |
(m')arecòrde : (z')arecurdéme (arecurdarze) | ricordarsi |
(m')asseccanisce : (z')asseccanéme (asseccanirze) | dimagrire |
(me) ngrasse : (ze) ngrasséme (ngrassarze) | ingrassare |
Per andare oltre
L'esempio di riflessivo reciproco qui sopra, ze vedéme
ci vediamo, funziona anche come saluto, in alternativa a z'arvedéme! | arrivederci (lett. ci rivediamo). Altri saluti sono salve! salve, ciao o salute! salute, bbòngiòrne! buongiorno, bbónasére! buonasera, bbónanòtte! buonanotte, e anche (arcaico) bòmmèsp(e)re! buon pomeriggio. Questi saluti possono essere accompagnati con il complemento di termine a ssignerì lett. a Signoria, per esempio: bbòngiòne a ssignerì!. Il Dizionario Abruzzese-Molisano (DAM) di Ernesto Giammarco riporta anche l'arcaico sèrve!, lett. servo (vostro), simile semanticamente al tedesco Servus! e all'italiano ciao!, lett. schiavo (vostro).
Esempi
Una delle raccolte di Alessandro Dommarco, tra i massimi poeti abruzzesi del Novecento (nonché figlio di Luigi, autore del celebre testo di "Vola, vola, vola") si intitola da mó ve diche addìje (noi scriveremmo l'ultima parola piuttosto: addie). Sappiamo ora decifrare questa frase, formata col verbo irregolare diche dico, che introdurremo presto, preceduto dal pronome oggetto ve vi. Dunque, da adesso vi dico addio. Ritroveremo qualche poesia di questa raccolta più in là nei prossimi capitoli.
16. Massére vaje a lu cìneme (Verbi irregolari, Moto a luogo, Strumentale)
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