Grammatica abruzzese
15. Ze cunuscéme? (Pronomi personali oggetto atoni, riflessivi)
16. Massére vaje a lu cìneme
(Verbi irregolari, Moto a luogo, Strumentale)
In un capitolo precedente abbiamo visto la coniugazione dei verbi regolari al presente semplice (già conoscevamo il presente progressivo), per i quali esistono solo due temi, uno atono (magn-) e l'altro tonico (màgn-): dal primo si formano l'infinito e le due persone plurali (magn-è, magn-éme, magn-éte), dal secondo le restanti persone (màgn-e, mègn-e, màgn-e). I verbi regolari usano sempre lo stesso modello di desinenze, compresa quella della seconda singolare che è metafonetica.
Verbi irregolari con tema ampliato
I verbi irregolari sono un po' più complicati, non tanto per le desinenze ma per la formazione dei temi. Prendiamo il verbo finire. I temi di questo verbo sono: fin- (atono) e finìsc- (tonico). Dunque il tema tonico è ampliato rispetto a quello atono. Ma questa è tutta la difficoltà, e una volta noti i due temi le desinenze sono le solite. Avremo quindi- fin-ì all'infinito,
- finisc-e, finisc-e, fin-éme, fin-éte, fin-isce al presente.
Hanno un tema tonico ampliato in -isc- anche altri verbi come - capisce : capéme (capì) capire,
- patisce : patéme (patì) patire,
- guarisce : guaréme (guarì) guarire.
Per quanto riguarda la desinenza dell'infinito, sono tutti della terza coniugazione.
Verbi irregolari con temi diversi
Un'altra classe di verbi irregolari sono quelli che hanno i due temi completamente diversi, e possono appartenere a tutte le coniugazioni. Conosciamone alcuni. Uno molto usato è - èsce : scéme (scì) uscire.
Qui il tema tonico è èsc-, ed infatti abbiamo èsce, jèsce, èsce alle prime tre persone singolari. Il tema atono è sc- che dà scéme, scéte alle persone plurali e scì all'infinito. Da notare che a differenza dell'italiano, questo verbo ha anche valore transitivo (èsce la munnézze porto fuori l'immondizia). Un altro verbo di questo tipo è - saje : saléme (salì) salire,
che fa al presente saje, sèje, saléme, saléte, saje, e salì all'indicativo. Va detto che di questo verbo si usa talvolta un altro paradigma, che è saje : sajéme (saje), nel quale il tema tonico è confluito in quello atono. Succede!
Verbi irregolari con tre temi
Una ulteriore complicazione si ha in alcuni verbi, tra cui alcuni molto usati, nei quali non solo i due temi sono completamente diversi, ma il tema tonico è usato solo per la prima persona singolare, mentre le altre due persone ne usano una forma ridotta. E' questo il caso di qui il tema tonico sarebbe vaj-, ma le forme singolari e quella mista fanno vaje, vjè, vè e non vaje, *vjèje, *vaje. Il tema atono è semplicemente j-, per cui abbiamo jì all'infinito e jéme, jéte alle due persone plurali. Altro verbo importante è - sacce : sapéme (sapé) sapere,
che si coniuga sacce, sjè, sapéme, sapété, sè al presente e sapé all'infinito. Qui il tema tonico sarebbe sacc-, ma quello ridotto è s-, con l'atono sap-.
Le cose si complicano ulteriormente con - facce : facéme (fè) fare,
che ha una coniugazione completamente irregolare: facce, fjè, facéme, facéte, fè al presente e fè all'infinito. Dunque quest'ultimo non si forma dal solito tema atono (sarebbe *facé) ma dall'atono ridotto. Un altro importante verbo irregolare dello stesso tipo è - diche : dicéme (dì) dire,
che si coniuga diche, dice, dicéme, dicéte, dice al presente e dì(ce) all'infinito. Notiamo che il verbo facce ha alcuni usi specifici. Può esprimere un divenire: - fè nòtte, fè juòrne fa notte, giorno,
il provocare una sensazione:- fè paure, fè dulé fa paura, male,
oppure uno stato ambientale: - fè lu calle, fé lu frédde fa caldo, fa freddo.
Notiamo in questi ultimi casi l'uso dell'articolo, laddove in italiano questo si omette.
Ora, avendo già visto la famiglia di verbi irregolari composta da shtjènghe, vjènghe, djènghe, tjènghe, ci resta solo la classe dei verbi ausiliari, che vedremo in un prossimo capitolo.
Moto a luogo
Per adesso, la conoscenza del verbo andare ci permette di formulare una direzione, rispondendo a domande del tipo andó vjè? Il complemento di moto a luogo si compone generalmente con la preposizione a, anche dove in italiano si avrebbero altre preposizioni. Con i nomi dei luoghi è piuttosto ovvio: - vaje a Rróme vado a Roma,
- jéme a Ppeschère andiamo a Pescara.
La stessa preposizione si usa con luoghi generici, - vaje a lu mère vado al mare,
- vaje a lu cìneme vado al cinema,
e nel caso di persone, laddove l'italiano richiederebbe da: - vaje a lu mèdeche vado dal medico.
Ricordiamo che alla 2ps. e 3p., nelle quali il verbo finisce con vocale tonica (vjè, vè) la preposizione a si omette, causando però il RF della parola seguente. Esempi: - vjè 'Rróme? vai a Roma?
- vè 'llu mère va al mare,
- vè 'lla mundagne va in montagna.
Preposizione pe
Alla domanda andó vjè? possiamo rispondere anche con i complementi di moto attorno a un luogo e per un luogo, che si esprimono con l'ultima preposizione che ancora ci manca: pe (+ RF). Possiamo, ad esempio, dire: - vaje pe lu córze vado lungo il corso,
- me facce nu ggire pe Llangène mi faccio un giro per Lanciano, oppure
- parte pe Mmelène parto per Milano.
In realtà questa preposizione è molto più usata poiché esprime anche altri complementi, come quello di vantaggio e scopo: - facce na sjègge pe ffìjeme faccio una sedia per mia figlia,
di mezzo: - te pije pe li pite ti prendo per i piedi,
di modo: - pe ddavére shtjè ddì? dici per davvero?,
di causa: - ze móre pe lu tròppe fatijè muore per il troppo lavorare,
ecc. Vedremo in seguito un quadro esaustivo dei complementi tradizionalmente identificati nelle grammatiche e il modo di renderli in abruzzese.
Vocabolario
Cielo e tempo atmosferico (lu cjèle é lu tèmbe):
lu cjèle | cielo (SL 162) |
lu sóle | sole (SL 147) |
la lune | luna (SL 148) |
la shtèlle | stella (SL 149) |
la pjóve | pioggia (SL 151) |
la néve | neve (SL 164) |
lu vènde | vento (SL 163) |
la nùvele | nuvola (SL 160) |
la nèbbje | nebbia (SL 161) |
lu jacce | ghiaccio (SL 165) |
l'arje | aria |
lu calle | caldo (SL 180) |
lu frédde | freddo (SL 181) |
-- : -- (néngue) | nevicare |
Luoghi e destinazioni (li puòshte):
lu mère | mare (SL 154) |
la mundagne | montagna (SL 171) |
lu córze | corso |
la pjazze | piazza |
la marine | spiaggia |
lu teètre | teatro |
Verbi:
finisce : finéme (finì) | finire |
capisce : capéme (capì) | capire |
patisce : patéme (patì) | patire |
guarisce : guaréme (guarì) | guarire
|
èsce : scéme (scì) | uscire |
saje : saléme (salì) : sàvete | salire |
vaje : jéme (jì) | andare |
sacce : sapéme (sapé) | sapere (SL 103) |
diche : dicéme (dì) : détte | dire (SL 140) |
Per andare oltre
Facciamo un riassunto delle preposizioni proprie incontrate finora. In italiano queste sono nove: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra. Si dicono proprie perché non hanno altre funzioni che introdurre un complemento (o una subordinata) e si trovano sempre da sole o seguite da un articolo. In abruzzese ne usiamo solo cinque: a, da, de, gne, pe. Abbiamo visto che la prima (a) introduce il complemento di stato in luogo, di moto a luogo e di termine. La seconda (da) il complemento di moto da luogo. La terza (de) il complemento di specificazione. La quarta (gne) il complemento di compagnia e di mezzo/strumento. La quinta (pe) vari complementi (moto per luogo, scopo, mezzo, ecc.)
Oltre a queste preposizioni proprie, l'abruzzese fa largo uso di preposizioni improprie, cioè avverbi che possono diventare preposizioni, spesso se seguite da una delle preposizioni proprie. Abbiamo visto quelle di luogo (sópre (a), sótte (a), déndre (a), mmèzze (a), arréte (a), annènde (a), apprèsse (a), vicine (a)), quelle di compagnia e privazione (nzjème (a), sènze (a)). Incontreremo in seguito le rimanenti, cioè quelle temporali.
E le altre quattro preposizioni proprie dell'italiano? Notiamo che l'equivalente etimologico di in, dal latino IN, che sarebbe n', si trova solo accorpato a sostantivi per formare quelle che sono a tutti gli effetti altre preposizioni improprie di luogo (ngòlle (a) ecc.). Altrimenti in è sostituita da déndre a. Similmente, su, tra, fra sono sostituite dalle preposizioni improprie sópre a, mmèzze a.
Esempi
In questo blog una frase tipica dei giorni di afa estiva, nella koiné pescarese: "Uij fa lu calle addaver'", che noi scriveremmo uòje fè lu calle addavére. Significa oggi fa davvero caldo, ed ormai sappiamo decifrarne tutti gli elementi: l'avverbio temporale uòje (koiné uje), la proposizione fè lu calle (koiné fa lu calle) che abbiamo incontrato in questo capitolo, l'avverbio addavére. Quest'ultimo perde la prima vocale dopo la preposizione pe, come abbiamo appena visto. Lo si usa spesso raddoppiato come esclamazione: addavére addavére!? ma veramente!?
17. Mó te le djènghe (Pronomi personali complemento e combinazioni)