Grammatica abruzzese

21. Me vuòje magnè nuccóne frutte (Verbi servili)


22. Da chi li shi sapute
(Passato prossimo)

Dopo aver imparato a costruire frasi con i verbi al presente indicativo, siamo pronti per affrontare i verbi al passato. In abruzzese esistono due tempi passati: il passato prossimo e l'imperfetto. Il primo traduce sia l'italiano passato prossimo che il passato remoto, che in abruzzese non esiste. Come in italiano, il passato prossimo si forma anteponendo un ausiliare al presente alla forma participiale del verbo che si vuole declinare.

Ausiliare

Mentre in italiano abbiamo due ausiliari (avere ed essere), in abruzzese l'ausiliare è unico, e ha questa coniugazione:
  • (a)só, (a)shi sono/ho, sei/hai,
  • séme, séte siamo/abbiamo, siete/avete,
  • à è/ha, sono/hanno.
Nelle prime due persone, la a iniziale è facoltativa, e deriva quasi sempre dall'incorporazione di una e precedente. Esempi:
  • ce só ite [ʧaso 'itə] ci sono andato.

Come si vede, questo ausiliare è il frutto della fusione di due paradigmi distinti. Il primo è quello del verbo essere, da cui vengono la 1ps. e le persone plurali, e che si usava con i verbi intransitivi. Il secondo, da cui vengolo le altre persone, è quello di un verbo avere che oggi non è più usato in quanto tale in ortonese (ma resiste nella koiné) e che abbiamo già incontrato come verbo servile. In realtà questa separazione tra persone non è così netta, poiché si sente talvolta anche aje in luogo di , oppure avéme, avéte al posto di séme, séte coi verbi intransitivi. Notiamo inoltre che la forma della 2ps. dell'ausiliare è sempre atona (shi), a differenza di quella del verbo essere isolato che è tonica (shjè).

Participio passato dei verbi regolari

Il participio passato dei verbi regolari è semplice da descrivere. Dobbiamo prendere il tema atono (della 1pp. e dell'infinito) e aggiungere queste desinenze: -ète per la prima coniugazione:
  • cand-ète, magn-ète, fati-ète cantato, mangiato, lavorato,
-ute per la seconda coniugazione
  • ved-ute, pjaci-ute visto, piaciuto,
-ite o -ute per la terza e quarta coniugazione
  • send-ute, cap-ite, fin-ite, men-ute sentito, capito, finito, venuto,
  • cresc-i-ute, cresciuto.

Possiamo ormai vedere qualche esempio di passato prossimo. Con verbi intransitivi regolari:
  • só menute sùbbete sono venuto subito,
  • à nète nu bbèlle cìttele è nato un bel bambino,
  • séme arruvète pròprje mó siamo arrivati proprio adesso.
Con verbi transitivi regolari:
  • chi l'ha purtète ssi fjure? chi li ha portati questi fiori?
  • da chi le shi sapute? da chi l'hai saputo?
  • l'asó sapute da... l'ho saputo da...

Participio passato dei verbi irregolari

Altri verbi formano il participio in modo irregolare. Molti della quarta coniugazione hanno participio in -tte. Esempi:
  • shtrégne : shtrétte stretto,
  • dìche : détte detto,
  • cóce : còtte cotto,
  • frije : fritte fritto,
  • lègge : lètte letto,
  • deshtrugge : déshtrutte distrutto,
  • rómbe : rótte rotto,
  • scrive : scritte scritto.
Ma anche verbi di altre coniugazioni usano una desinenza -te:
  • facce : fàtte fatto,
  • móre : mòrte morto,
  • nasce : nète nato,
  • arrape : arrapèrte aperto,
  • pjagne : pjande pianto.
Un'altra classe di participi è quella in -shte: Esempi:
  • annascónne : annascòshte nascosto,
  • ar(e)spónne : ar(e)spòshte risposto,
  • móve : mòshte mosso.
Abbiamo poi quelli (sempre della quarta coniugazione) in -se:
  • métte : mésse messo,
  • pèrde : pèrse perso,
  • chjude : cjhuse chiuso,
  • appènne : appése appeso,
  • ride : rise riso,
  • accide : accise ucciso,
nonché (seconda coniugazione):
  • armane : armèse rimasto.
Infine, citiamo i participi (quarta coniugazione) con desinenza atona -ete:
  • pjóve : pjòvete piovuto,
  • bbéve : bbèvete bevuto,
  • saje : sàvete salito.

Per quanto riguarda i verbi servili, fanno tutti il participio con la desinenza -ute: vulute, putute, du(vu)te, (a)vute. Esempio:
  • a vute a arpurtè tuttecóse ha dovuto riportare tutto.

Altri usi del participio

Il participio si usa (raramente) da solo:
  • menute lu juòrne… venuto il giorno... (Finamore)
In alcuni casi può funzionare da aggettivo:
  • mòrte morto (da móre),
  • ammalète malato (da m'ammale),
  • ónde unto, grasso (da ógne ungere),
o anche da sostantivo:
  • la camenète passeggiata (da camine),
  • la calète discesa (da chèle).

Vocabolario

Verbi:
shtrégne : shtregnéme : shtrétte stringere (SL 130)
cóce : cucéme : còtte cuocere
frije : frijéme : fritte friggere
lègge : leggéme : lètte leggere
deshtrugge : deshtruggéme : deshtrutte distruggere
rómbe : rumbéme : rótte rompere
nasce : nascéme : nète nascere
arrape : arrapéme (arrapì) : arrapèrte aprire
annascónne : annascunnéme : annascòshte nascondere
arspónne : arspunnéme : arspòshte rispondere
addummanne : addummannéme (addummannè) domandare, chiedere
móve : muvéme : mòshte muovere
pèrde : perdéme : pèrse perdere
chjude : chjudéme : chjuse chiudere
appènne : appennéme : appése appendere
accide : accidéme : accise uccidere (SL 110)
ógne : ugnéme : ónde ungere

Aggettivi:
ammalète malato, -a
ónde unto, -a; grasso, -a (SL 66)

Sostantivi:
la camenète passeggiata
la calète discesa

Per andare oltre

Abbiamo detto sopra che in abruzzese il passato remoto non esiste; in realtà dovremmo piuttosto dire "non è più produttivo" poiché in passato (!) questo tempo verbale esisteva e come, e le forme corrispondenti erano anche molto usate. Ma già il Rohlfs, nella sua Grammatica scrisse che "Anche nelle Marche e negli Abruzzi [il passato remoto] comincia a perder terreno".

Queste forme erano del tipo: ji parlive, tu parlishte, nu parlèmme, vu parlèshte, X parlì per i verbi regolari della prima coniugazione; ji vedive, tu vedishte, nu vedèseme, vu vedèshte, X vedì(se) per quelli della seconda, e similmente per la terza e la quarta (X mettì ecc.) e anche per alcuni irregolari (X jì). Ma molti verbi irregolari avevano forme in -étte alla 3p., eventualmente estese anche alla 1ps. (facétte, dicétte, scétte ecc.) Oggi tutte queste forme non si sentono più, tranne forse, ma soprattutto per l'influsso dell'italiano e di altri dialetti, le forme analogiche della 3p. in -étte.

Esempi

Abbiamo già conosciuto il cantautore Setak, che scrive le sue canzoni nella koiné dialettale pescarese. Nel titolo di questo brano, troviamo un esempio di passato prossimo: dumane à ggià arrevate (dumène in ortonese), dal verbo regolare della prima coniugazione arrive : arrevéme arrivare. Ecco il ritornello (nella grafia dell'autore):
  • "Nin vede l'ore chi mi di la mane
  • Pùrteme ess'ammèzze pj' pjacijre
  • 'Nni vide quanda 'ggende
  • Ji 'nni so' viste a'mi
  • Ca duman' assère 'ggià 'rrivate
  • Chi sa' chi ci po' sta
  • Nin' pozze cchjiù durmì
  • Sinde quand'è bbelle stu' rumore"
e in quella usata in queste pagine:
  • Nen véde l'óre che mme djè la mène
  • Pùrteme èsse mmèzze pe ppjacére
  • Ne vvide quanda ggènde
  • Ji nen ne só vishte mè
  • Ca dumène assére à ggià arrevète
  • Chi sè chi ce pó shtè
  • Nen pózze cchjiù ddurmì
  • Sjènde quande è bbèlle shtu rumóre"
Un secondo passato prossimo lo troviamo anche nel quarto verso (só vishte ho visto), mentre nel terzultimo e penultimo verso notiamo due esempi di uso servile di pózze : putéme.

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23. Ce só ite p'accattè caccóse, ma nen só truvète niènde (Avverbi di tempo passato, Congiunzioni coordinative, Subordinate implicite)