Grammatica abruzzese

24. Sóttele ggià détte: fìrmete! (Imperativo, Pronomi personali enclitici)


25. Nóme dice ca z'à mòrte
(Subordinate soggettive e oggettive, Impersonali)

In questo capitolo cominciamo lo studio delle frasi composte da più proposizioni, nelle quali una subordinata dipende da una principale ed è introdotta da una congiunzione.

Subordinate soggettive

La più usata in questi casi è indubbiamente la congiunzione ca. Un primo esempio di subordinata retta da ca è il tipo detto soggettivo. La frase principale in questo caso è un predicato neutro o impersonale. Vediamo un esempio del primo caso:
  • è cchju jushte ca vé ésse è più giusto che venga lui.
Qui la subordinata è vé ésse venga/viene lui mentre la principale è è cchju jushte e, come vedete, non vi è soggetto personale (soggetto neutro). Altri verbi oltre ad essere possono reggere una subordinata soggettiva. Ecco qualche esempio:
  • père ca vó pjóve sembra che vuole piovere, che pioverà,
  • à succèsse ca z'a mòrte, è successo che è morto,
  • avashte ca te shtjè zitte basta che ti stai zitto.

Pronome impersonale

Un secondo caso di proposizione che può introdurre una subordinata soggettiva è quello di principale impersonale. Qui facciamo conoscenza con un nuovo pronome, impersonale per l'appunto: nóme (o anche ómme in altre varietà della koiné), che si traduce approssimativamente in italiano con si, ma propriamente è un pronome plurale. Ad esempio:
  • nóme dice si dice.
Per specificare cosa si dice, usiamo una subordinata introdotta da ca:
  • nóme dice ca z'à mòrte si dice che sia morto.

Questo pronome impersonale serve anche ad esprimere il modo verbale passivo, che non esiste in quanto tale in abruzzese. Tradurremo pertanto l'italiano sei amato con te nóme vó bbéne. Tra l'altro questa struttura è talvolta usata anche dopo un soggetto alla 3pp. come se fosse un complemento del verbo che, invece, potrebbe confondersi con il singolare. Possiamo dire
  • le nóme (l'ómme) pòrte isse lo portano loro,
  • ze nóme (z'ómme) fè na bbèlla magnète si fanno una bella mangiata,
invece dei semplici le pòrte isse, ze fè na bbèlla magnète.

Impersonale ze

Approfittiamone per presentare un'altra forma impersonale, quella introdotta dal pronome ze, del tutto equivalente all'italiano si. Lo si trova in alcune forme cristallizzate come ze dice, ze fè ecc.:
  • je ze [ji zi] dice "Còcciamatte" gli si dice 'Cocciamatta',
  • ze fè 'ccushì si fa così,
  • a cchesht'óre z'arvé? (Finamore) a quest'ora si torna?
Questo ze impersonale non è confondere con l'identico pronome riflessivo che troviamo, ad esempio, in ze chjème si chiama; infatti possiamo dire me chjame ma non *me fè, *m'arvé ecc.

Subordinate oggettive

Diversamente dalle soggettive, le subordinate "oggettive" (e dichiarative) seguono una principale in cui il soggetto è ben definito. Qualche esempio:
  • diche ca quésse nen sèrve dico che ciò non serve,
  • asó sendute ca lu sìnneche a caschète ho sentito che il sindaco è caduto,
  • só vishte ca Marje shtè bbóne ho visto che Mario sta bene,
  • pènze ca quésse ne è lu vére penso che questo non è vero,
  • m'asó scurdète ca uòje è lu prime de lu mése mi sono dimenticato che oggi è il primo del mese,
  • (a)só ndése a ddì ca Marie a landète lu spóse ho sentito dire che Maria ha lasciato il findanzato,
  • à détte Tumassine ca shjè na bbèlla cìtele ha detto Tommasino che sei una bella bambina.
Quando la subordinata è specificata da vari complementi, e il verbo di questa arriva in ultima posizione, la congiunzione ca può essere ripetuta. Esempio:
  • j'asó détte ca dumène, a Urtóne gne lu zije, (ca) nen ce dà ì gli ho detto che domani, a Ortona con lo zio, non ci deve andare.

Congiunzione che

La congiunzione ca è sostituita da un'altra, che (+ RF), nel caso di eventi irreali, non ancora realizzati, dopo un verbo che esprime una volontà o intenzione. La differenza è esemplificata dalle due frasi:
  • vuòje che vvè sùbbete voglio che venga subito,
  • pènze ca vé penso che viene.
Nelle subordinate soggettive che può talvolta sostituire ca (opzionale):
  • è mméje che tte shtjè zitte è meglio che ti stia zitto,
  • avashte che tte shtjè zitte basta che ti stia zitto,
  • è óre che la smitte è ora che la smetta.
Ma:
  • è lu vére ca le vó fè è vero che lo vuole fare.
Come si vede, che si usa spesso dove l'italiano richiede il congiuntivo, ca l'indicativo.

Le due congiunzioni ca e che funzionano anche da "introduttive":
  • che nen chèsche (attento) che non cadi,
  • ca nen chèsche (dai, vedrai) che non cadi,
  • ca mó vé sta per venire.
Anche in questo caso, ca denota certezza, almeno soggettiva, che possibilità o irrealtà. Comunque c'è da dire che ca e che tendono oramai ad essere confusi nel parlato, anche in virtù della loro somiglianza fonetica.

Vocabolario

Verbi:
succéde : -- (succedé) : succèsse succedere
arvjènghe : armenéme (armenì) tornare (a casa)
smétte : smettéme smettere
casche : caschéme (caschè) cadere (SL 127)
sèrve : servéme (servì) servire
chèle : caléme (calè) scendere
lande : landéme (landè) lasciare
próve : pruvéme (pruvè) provare.

Aggettivi:
jushte giusto (SL 196)
zitte zitto
vére vero
fàveze falso
fatticce spesso (SL 30)
pesande pesante (SL 31)
piccirille piccolo (SL 32)
córte corto (SL 33)
pizzute appuntito (SL 191)
pjéne pieno (SL 182)
sciambe vuoto
tónne (ro)tondo (SL 190)
trishte triste
shtòrte storto
d(e)ritte dritto (SL 189)

Indeclinabili:
ca che
nóme impersonale
ze si
accushì così

Per andare oltre

La costruzione impersonale nóme (dice) deriva chiaramente dal latino (UNUS) HOMO (DIXIT), esattamente come il francese on (dit) o il toscano antico uomo (dice). Mentre nella lingua nazionale e negli altri dialetti queto tipo di espressione è ormai in disuso, essa caratterizza l'abruzzese (e alcuni dialetti confinanti come quelli garganici). Oltre a nóme e ómme esistono anche le varianti dóme, lóme (formatasi l'articolo determinativo) e óme (senza articolo). Un pronome alternativo di origine diversa è, in certe varianti della koiné, anne.

Come abbiamo visto, nóme può essere preceduto da pronomi proclitici (je nóme dice gli dicono) e, aggiungiamo, dall'ausiliare nel caso di passato prossimo (à nóme fatte hanno fatto). Proprio da questo tipo di costrutti, è stato recentemente dimostrato da R. D'Alessandro e A. Alexiadou che nóme è un pronome plurale. Infatti, se preceduto da nóme, il participio passato metafonizza (indice di pluralità) nei dialetti che hanno questa possibilità: à nóme magnite come Giuvanne é Mmarie à magnite ma diversamente da Marie à magnate.

Il pronome nóme è anche talvolta usato come indicatore della 3pp., che come abbiamo visto in abruzzese non si differenzia dalla 3ps., anche in presenza di soggetto. Possiamo quindi dire X magne ma anche X nóme magne X mangiano.

Esempi

Ecco un meme dal profilo Facebook "fattelaunarisataabruzzo" che ci propone un esempio di subordinata oggettiva, seppur molto semplice, e di uso della congiunzione ca. Il testo in dialetto recita "L'abruzzese s'acred ca jè sembre festa!" Ovviamente la grafia è approssimativa, e noi scriveremo piuttosto l'abbruzzése ze créde ca è sjèmbre fèshte l'abruzzese si crede che è sempre festa. Oltre alla sintassi, osserviamo che il sintagma verbale ze créde non è una forma impersonale, bensì riflessiva pronominale, di quelle studiate al capitolo 15. Notiamo en passant che la pronuncia del detto sintagma è [za 'kredə], dove la [a] è, in questo contesto di armonia vocalica, una variante allofonica del normale suono [ə], il che giustifica la grafia spontanea impiegata nel meme. Questa pronuncia compare solo prima di certi verbi, secondo regole non chiare.

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26. Chjude la fenèshtre, ca fè lu frédde (Subordinate temporali e comparative, causali e consecutive)