Grammatica abruzzese

27. Quande jéve ggióvene (Imperfetto)


28. L'anne che ssó nète
(Pronomi e subordinate relative)

In questa pagina ci occupiamo delle proposizioni relative, che specificano un oggetto o un complemento della principale con un'intera frase.

Pronomi relativi

Ma prima dobbiamo fare conoscenza con i pronomi relativi che (+RF) e chi. Il primo svolge le funzioni di soggetto e complemento oggetto diretto, il secondo di complemento indiretto ed è quindi sempre retto da preposizioni. Vediamo qualche esempio:
  • la fémmene che tte shtè 'cchjamè la donna che (sogg.) ti sta chiamando,
  • li maccarune che tte si magnète ajère la pasta che (c. ogg.) ti sei mangiata ieri,
  • cullù pe cchi cucine sjèmbre quello per cui (c. ind.) cucini sempre,
  • la bbardasce gne cchi si juchète ajère la ragazzina con chi (c. ind.) hai giocato ieri.
In molti casi in cui l'italiano usa un complemento indiretto, in abruzzese si usa invece il relativo senza preposizione:
  • l'anne che ssó nète l'anno in cui (lett. che) sono nato,
  • cullù che cce vaje nzjème quello con cui (lett. che) ci vado insieme.
Non confondiamo che pronome relativo con gli omonimi aggettivo e pronome interrogativo o congiunzione.

Subordinata relativa propria

Queste costruzioni relative funzionano dunque anche da subordinate se precisano una proposizione principale. Tornando agli stessi esempi qui sopra, potremmo dire:
  • la fémmene che tte shtè 'cchjamè è ssòrreme la donna che ti sta chiamando è mia sorella,
  • li maccarune che tte si magnète ajère só Dde Cécche la pasta che ti sei mangiata ieri sono (della) De Cecco,
  • cullù pe cchi cucine sjèmbre è mmarìtete quello per cui cucini sempre è tuo marito,
  • la bbardasce gne cchi si juchète ajère, uòje nen ce shtè la ragazza con cui hai giocato ieri, oggi non c'è.
Si tratta di subordinate relative proprie. Talvolta la relativa può essere introdotta semplicemente dalla congiunzione e, come nell'esempio (Finamore):
  • jéve na vóte na móje é nu marite, é ttenéve na fije c'era una volta una moglie e un marito (che) avevano dei figli.
Negli esempi qui sopra, potremmo dire:
  • chela fémmene è ssòrreme é tte shtè 'cchjamè
e così via.

Subordinata relativa impropria

Come non esiste una preposizione propria corrispondente all'italiano in, così tra le relative non esiste l'equivelente della relativa in cui, che invece viene espressa, in maniera impropria, con l'avverbio e congiunzione andó (addó) dove. Esempi:
  • la chèse andó èbbete è vvasse la casa in cui (lett. dove) abiti è bassa,
  • só munnète la càmere andó dòrme ho scopato la camera in cui (lett. dove) dormo.
Anche altri avverbi e congiunzioni interrogativi possono introdurre una relativa impropria, ad esempio
  • la manjère agnà te cumbuòrte nen vè bbóne il modo in cui ti comporti non va bene.

Subordinate comparative

Le subordinate comparative ricordano nella struttura la comparazione degli aggettivi, ma ora il secondo termine di comparazione non è un sostantivo o un aggettivo, bensì una proposizione intera. Gli avverbi cchju ... de, méne ... de, gna (gnè) sono dunque in correlazione con la locuzione quélle che, dove che (+ RF) è ovviamente il nostro pronome relativo. Esempi:
  • lu prèzze è cchju àvete de quélle che ppjènze il prezzo è più alto di ciò che pensi,
  • ssa bbuttije de vine cóshte gna qquélle che tt'a 'rgalète Giuvanne codesta bottiglia di vino costa come quella che ti ha regalato Giovanni.

Relativo assoluto ed esclamativi

Inoltre, i pronomi chi e che possono essere usati anche in proposizioni esclamative, o relative assolute, del tipo:
  • chi nen fatije, ne mmagne chi non lavora non mangia,
  • che vvrettije! che sporcizia!
Soprattutto che può avere anche funzione di aggettivo esclamativo, in espressioni come:
  • che bjèlle bbicchjère! che bei bicchieri!

Subordinata modale

Concludiamo con un altro tipo di subordinata piuttosto semplice, cioè la subordinata modale, che risponde alla domanda (a)gnà? come?. Non vi sono difficoltà particolari qui, basta usare lo stesso avverbio, come congiunzione, per introdurre la proposizione. Un esempio semplice:
  • dimme agnà ze pulisce lu bbagne dimmi come si pulisce il bagno.

Vocabolario

Casa (la chèse):
lu palazze palazzo
l'appartamènde appartamento
la lamje soffitto
la cucine cucina
la càmere camera
lu bbagne bagno
la chjève chiave
la pòrte porta
l'ajute aiuto
la spése spesa
la bbushte busta
lu pacche pacco
la còrde corda (SL 61)
la casce cassa
lu sapóne sapone
la vrettije sporcizia
vrétte sporco, -a (SL 188)
pulite pulito, -a
éndre : ndréme (ndrè) entrare
cucine : cucinéme (cucinè) cucinare
àbbete : abbetéme (abbetè) abitare
arghèle : argaléme (argalè) regalare
pulisce : puléme (pulì) pulire
mbracche : mbracchéme (mbracchè) sporcare
mónne : munnéme (munnè) scopare
adòp(e)re : adup(e)réme (adup(e)rè) usare

Per andare oltre

Oltre alle proposizioni esclamative, in abruzzese abbiamo anche diverse interiezioni e locuzioni interiettive, usate in vari contesti. Le interiezioni proprie sono brevi sillabe che esprimono richiamo, dolore, sorpresa, ecc., come òjje! ohi!, ajje! ahi!, é! ehi!, ó! ehi, tu!, è? eh?, bbó boh, mmè!... mbeh! Si distinguono da paroline omofone aventi tutt'altro significato (le congiunzioni é, ó, il verbo è, ecc.) grazie all'uso del punto esclamatico.

Troviamo anche forme verbali usate come interiezioni, del tipo avashte! basta!, frèchete! caspita!, jamme! dai! (notare che è diverso da jéme andiamo), ma anche ttò! prendi! e auà! guarda! (tipico del pescarese, lo abbiamo incontrato al capitolo 7), propriamente forme verbali apocopate.

Infine, abbiamo varie locuzioni composte, auguri e maledizioni come mójaddì e fusseleddì (e molti altri che vedremo meglio al capitolo 30), ma anche mèramé! povera/-o me, pe la majèlle/marine/martine/madòsche! accidenti!, ecc.

Esempi

Abbiamo visto che talvolta una subordinata relativa può essere introdotta semplicemente per congiunzione con e, senza pronome relativo. Troviamo molti esempi di questo costrutto nella canzone popolare "Cicirinella" ormai celebre in tutto l'Abruzzo. Come si spiega in questo articolo, si tratta di un'antica tarantella settecentesca napoletana, riadattata attorno al 2007 da un gruppo folcloristico del teramano e, in questa versione abruzzese, portata al successo popolare dal gruppo Tequila e Montepluciano Band. Durante la Notte dei serpenti 2024 fu presentata una nuova versione con un nuovo testo.

Nel testo tradizionale abruzzese di questa canzone, in ogni strofa Cicirinella tenéve qualcosa, di cui poi si specifica una qualche caratteristica. Nella prima strofa (nella nostra ortografia ma nel dialetto di origine, koiné-teramano), Cicirinèlle tenéve nu cane, muccechéve a li crishtiane. Nella seconda, Cicirinèlle tenéve na gatte, ére sórde céche é mmatte. Nella terza, Cicirinèlle tenéve na vacche, azzave la códe é mmustrave la ndacche, e così via. Ovviamente si tratta di allusioni erotico-goliardiche. Fatto sta che in tutte queste frasi avrebbe potuto trovare posto un pronome relativo (... nu cane, che muccicave... ecc.), ma l'esigenza ritmica ed espressiva ha fatto propendere per la semplice giustapposizione di principale e subordinata.

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29. Se lle sapésse, te le dicésse (Condizionale, Periodo ipotetico)