Grammatica abruzzese

M2. Riassunto di Morfologia - Seconda parte


M3. Riassunto di Morfologia - Terza parte

Avverbio

L'avverbio è una parte invariabile del discorso che si usa isolata per modificare un verbo, ma anche un aggettivo ecc. Distinguiamo avverbi di luogo, di tempo, di modo, di quantità, di giudizio e interrogativi.

Tra gli avverbi di luogo vi è la serie tripartita a seconda della vicinanza o lontananza da chi parla e chi ascolta, parallela a quella dei dimostrativi (a ècche, a èlle, a èsse), l'avverbio speciale ce che precede sempre il verbo shtjènghe come particella proclitica, e vari altri (annènze, arréte, vicine, lundène, sópre, sótte, ammónde, abballe, déndre, fóre, addafóre, mmèzze, apprèsse, adàte), molti dei quali sono in realtà formati dalla preposizione a unita ad un altro avverbio, sostantivo, ecc. → Capitolo 6

Gli avverbi di tempo principali sono mó, (nen) angóre, sùbbete, mè, sjèmbre, prèshte, tèrde, ggià, dópe, apprime, prije, uòje. Per il passato ci sono (a)jère, l'atra dejère, e arréte. Per il futuro dumène e doppedumène. → Capitolo 13, Capitolo 23.

Gli avverbi di modo o qualità coincidono per lo più con gli aggettivi qualificativi corrispondenti (bbóne, malamènde, lèshte, secure, fàcele). Sono solo avverbi bbéne, mèle, mbrèsse, pjène, ecc. Un avverbio modale speciale è (ac)cushì, che serve pure a rafforzare altri avverbi. → Capitolo 20.

Gli avverbi di modo hanno i gradi di comparazione come gli aggettivi. Il comparativo di maggioranza si forma con l'avverbio di quantità cchju (cchju llèshte). Il comparativo di minoranza si forma con l'altro avverbio méne o la locuzione cchju ppóche (mméne lèshte/cchju ppóche lèshte), oppure con il comparativo di maggioranza dell'avverbio opposto. Il superlativo assoluto viene espresso con la ripetizione dell'avverbio stesso o premettendo a questo un avverbio di quantità (lèshte lèshte, lèshte assè).

Gli avverbi di quantità possono distinguersi in due classi. La prima comprende gli aggettivi o pronomi indefiniti usati in maniera avverbiale (niènde, póche, parécchje, tròppe, assè, nuccóne, nafréche, naprése), ma anche cchjù e méne usati nei comparativi di aggettivi qualificativi o avverbi di qualità. Una sotto-categoria un po' speciale è rappresentata dagli avverbi distributivi (appedù e accòcce). → Capitolo 18.

La seconda classe di avverbi di quantità è composta da quelli talvolta detti aggiuntivi, che sono molto utili per precisare un oggetto, un aggettivo o un'azione, non rispetto ad una qualità in particolare, ma con una certa sfumatura qualitativa (pure, alméne, (ne)...(a)ngóre, ne... manghe, quèshe, pròprje). → Capitolo 20.

Gli avverbi di giudizio si confondono con quelli detti aggiuntivi. Esprimono affermazione, negazione o dubbio. Tra i primi ricadono shi(ne), cèrte, addavére, secure, pròprje. Tra i secondi nóne, nen, né...né, (ne)...manghe, (ne)...(a)ngóre. La terza categoria comprende quèshe, fòrze, porèsse. → Capitolo 4.

Infine gli avverbi interrogativi introducono una domanda. Sono agnà, andó, quande, quanda, pecché. → Capitolo 6, Capitolo 12, Capitolo 13, Capitolo 20, Capitolo 26.

Preposizione

La preposizione è quella particella invariabile del discorso che si prepone a sostantivi, aggettivi, pronomi, avverbi e infiniti per formare i complementi. Le preposizioni si distinguono in proprie e improprie.

Le preposizioni proprie sono particelle che non svolgono alcuna altra funzione e precedono direttamente il complemento. Sono cinque: de, a, da, gne e pe. La tabella seguente indica i complementi introdotti da ciascuna di esse.

Preposizioni proprie
Preposizione Complemento
de Specificazione → Capitolo 10
a Termine → Capitolo 9; Stato in luogo → Capitolo 6; Moto a luogo → Capitolo 16
da Moto da luogo → Capitolo 10; Tempo → Capitolo 13
gne Compagnia, mezzo e strumento → Capitolo 10
pe Attorno/per luogo; Vantaggio/Scopo; Mezzo; Modo; Causa → Capitolo 16

Le preposizioni improprie sono avverbi usati come preposizioni, spesso in combinazione con una preposizione propria (quasi sempre a). Possono essere locative, temporali, o di altro tipo.

Le preposizioni improprie locative sono sópre a, sótte a, déndre a, mmèzze a, arréte a, annènde a, apprèsse a, vicine a, alle quali si aggiungono quelle formate da un'antica preposizione n, oggi scomparsa come forma isolata (mbàcce a, ngòlle a, mbracce a, mmócche a, ngule a). → Capitolo 6.

Tra le preposizioni improprie temporali spiccano dóppe de, prime de, fine a. → Capitolo 13.

Altre preposizioni improprie sono nzjème a (compagnia), sènze (privazione), ngóndre a (avvicinamento), ecc. → Capitolo 10.

Congiunzione

Le congiunzioni servono ad unire due o più elementi simili di una proposizione o più proposizioni in un periodo. Si dividono in coordinative e subordinative.

Le congiunzioni coordinative possono essere aggiuntive, avversative, copulative, correlative o disgiuntive. La tabella seguente offre una sintesi delle principali congiunzioni coordinative. → Capitolo 23.

Congiunzioni coordinative
Categoria Esempi
Aggiuntive pure
Avversative ma, però
Copulative é, né
Disgiuntive ó

Le congiunzioni subordinative introducono proposizioni subordinate di vario tipo: dichiarative (soggettive o oggettive: ca, che), finali (ócche, ch'ócche), causali (pecché, ca, dàtese ca), modali (agnà), concessive (pure se), consecutive (accushì...che, accushì ttande...che), temporali (quande, gna, finacché, mjèndre che, prime ca, dópe ca ), condizionali (se, sennò), interrogative (agnà, andó, quande, quanda, pecché), comparative (cchju...de quélle ca, méne...de quélle ca, gna), eccettuative (nen sóle che, sóle se), conclusive (dunghe, perciò).

Interiezione

L'interiezione o esclamazione è una parte invariabile del discorso che serve ad esprimere sentimenti e sensazioni. Si distinguono le interiezioni proprie, le forme verbali usate come interiezioni e le locuzioni interiettive.

Le prime sono brevi sillabe che esprimono richiamo, dolore, sorpresa, ecc. (òjje!, ajje, é, ó, è?, bbó, mmè!...). Tra le seconde vi sono avashte!, frèchete!, jamme!, ttò!, auà! ecc. Infine, alla terza categoria appartengono auguri e maledizioni come mójaddì, fusseleddì, mèramé! pe la majèlle/marine/martine/madòsche!, ecc. → Capitolo 28.


S1. Riassunto di Sintassi