Grammatica abruzzese

M3. Riassunto di Morfologia - Terza parte


S1. Riassunto di Sintassi

Periodo

Il periodo può essere costituito da una sola o più proposizioni. Nel secondo caso, vi è una proposizione principale, mentre l'altra o le altre sono coordinate o subordinate ad essa o tra di loro.

Le proposizioni che hanno il verbo al modo finito si chiamano esplicite. Quelle che hanno il verbo al modo indefinito (infinito presente e passato, participio presente e passato, gerundio presente e passato) riducibile a modo finito si dicono implicite.

La coordinazione si fa attraverso una congiunzione coordinativa (Marie fatije é shtudje) o anche per semplice giustapposizione segnata graficamente con una virgola (Marie candéve, Ggiuvanne sunéve).

Proposizioni principali

Le proposizioni principali sono di tipo dichiarativo, volitivo, interrogativo o esclamativo.

Il primo tipo è quello più comune. Queste proposizioni esprimono certezza o dubbio/possibilità, e possono essere affermative o negative. Ogni modo/tempo verbale semplice o composto può essere usato, tranne l'imperativo (Marie cande, Marie candéve, Marie candésse, Marie a candète, Marie avé candète, Marie avésse candète). I tempi/modi indefiniti non possono formare una proposizione principale.

Le proposizioni volitive esprimono ordini, esortazioni, concessioni o proibizioni. Di regola usano il verbo al modo/tempo imperativo o all'infinito con negazione (vjè!, ne mmenì!). → Capitolo 24.

Le proposizioni interrogative esprimono una domanda e sono marcate con il punto interrogativo. Possono essere introdotte direttamente (shi urtenése?) oppure da aggettivi (quale màchena è?), avverbi (quanda còshte?) o pronomi (chi è cullù?) interrogativi. Il verbo è in uno qualsiasi dei tempi/modi semplici o composti. → Capitolo 4, Capitolo 6, Capitolo 7, Capitolo 12, Capitolo 13, Capitolo 20, Capitolo 26.

Le proposizioni esclamative esprimono una esclamazione e sono sempre seguite dal punto esclamativo. Sono introdotte dagli stessi pronomi o avverbi interrogativi (che bbèlle cìtele!, quanda shì bbèlle!) → Capitolo 28.

Proposizioni subordinate

Le proposizioni subordinate si classificano in soggettive, oggettive e complementari. Quelle che hanno il verbo in un tempo/modo semplice o composto si chiamano esplicite; quelle che hanno il verbo al tempo/modo indefinito si dicono implicite.

Le subordinate soggettive fanno da soggetto alla reggente, che in questo caso è un predicato neutro o impersonale, e sono introdotte dalla congiunzione dichiarativa ca (è cchju jushte ca vé ésse, père ca vó pjóve) → Capitolo 25.

Le subordinate oggettive sono quelle che svolgono la funzione di complemento oggetto della reggente. Sono pure introdotte dalla congiunzione dichiarativa ca (diche ca quésse nen sèrve). → Capitolo 25.

Le subordinate complementari svolgono le stesse funzioni dei complementi. Possono dunque essere finali, causali, modali, strumentali, concessive, consecutive, avversative, temporali, condizionali, interrogative, comparative, relative, eccettuative o conclusive.

Le subordinate finali indicano il fine o scopo della reggente. Possono essere esplicite e precedute dalle congiunzioni finali ócche o ch'ócche (dije a lu patróne ócche arrape), oppure implicite, introdotte dalla preposizione pe o a (ce só ite p'accattè caccóse). → Capitolo 23, Capitolo 30.

Le subordinate causali indicano la causa della reggente. Sono di norma esplicite e introdotte da una delle congiunzioni causali ca, pecché, dàtese ca (nen vjènghe pecché só ttròppe shtracche). → Capitolo 26.

Le subordinate modali indicano il modo o la maniera con cui si svolge la principale. Possono essere esplicite e introdotte dalla congiunzione modale agnà (dimme agnà ze fè quésse). Oppure implicite col verbo all'infinito introdotto dalla preposizione sènze (ze n'à ite sènza manghe salutè). → Capitolo 23, Capitolo 28.

Le subordinate strumentali indicano il mezzo con cui si svolge la principale. Sono solo implicite col verbo all'infinito introdotto dalla preposizione a (a llavè la còcce a ll'àsene ce z'armétte lu sapóne). → Capitolo 23.

Le subordinate concessive indicano la circostanza nonostante la quale si svolge la principale. Sono solo esplicite e introdotte dalla congiunzione concessiva pure se (pure se ppjóve, scéme lu shtésse). → Capitolo 29.

Le subordinate consecutive indicano la conseguenza della principale. Sono solo esplicite e introdotte dalla congiunzione che in correlazione con l'avverbio accushì(nde) nel caso di aggettivi, accushì ttande nel caso di verbi, o il semplice articolo indeterminativo nel caso di sostantivi (shtjènghe accushì mbusse che ll'aqque me cóle ngòlle, à magnète accushì tande che mmó crépe, té na fòrza che spacche le préte). → Capitolo 26.

Le subordinate avversative indicano una condizione opposta a quella della principale. Sono solo implicite e introdotte dalla preposizione composta mméce de (mméce de tirè, shtè 'vvussè). → Capitolo 23.

Le subordinate temporali indicano il tempo in cui si svolge la reggente. Possono dunque esprimere simultaneità, anteriorità o posteriorità. Nel primo caso sono esplicite e introdotte da una congiunzione temporale (quande pjóve pije lu mbrèlle, mjèndre che ppjóve aspètte). Nel caso di anteriorità, sono pure solo esplicite e introdotta dalla congiunzione temporale dópe ca (dópe ca sólle cunusciute só capite ca è nu bbrav'òmmene). Quelle che esprimono posteriorità possono essere esplicite, introdotte dalla congiunzione temporale prime ca (prime ca pèrle ji ggià te só capite) oppure implicite e introdotte dalla preposizione impropria prime de (prime de scì, m'allave). → Capitolo 13, Capitolo 26.

Le subordinate condizionali indicano una condizione per la quale può aver luogo la reggente. Sono sempre esplicite e introdotte dalla congiunzione condizionale se. L'insieme di reggente e subordinata condizionale forma il periodo ipotetico. Distinguiamo un periodo ipotetico della realtà da un periodo ipotetico dell'irrealtà. Nel primo caso il verbo principale e quello subordinato sono entrambi al presente (se vvjè a la chèse me fjè nu pjacére) o all'imperfetto (se mme chiamive éve cchjù mméje). Rientrano in questo caso anche le condizionali negative con la congiunzione sennò (curre sennò arrive tèrde invece di se nen curre arrive tèrde). Nel periodo ipotetico dell'irrealtà i due verbi sono al condizionale semplice (se pputésse le facésse) o composto (s'avésse putute l'avésse fatte). → Capitolo 29.

Le subordinate interrogative esprimono una domanda in modo indiretto, attraverso un pronome o un avverbio interrogativo usato come congiunzione o la congiunzione se (j'a addummannète se vvuléve nu café, vulésse sapé quanda cóshte).

Le subordinate comparative esprimono un confronto con la reggente. Sono esplicite e si formano con gli avverbi cchju ... de, méne ... de, gna (gnè) in correlazione con la locuzione quélle ca (lu prèzze è cchju àvete de quélle ca pjènze, lu veshtite nére cóshte gna qquélle ca si vishte jère). → Capitolo 28.

Le proposizioni relative specificano il soggetto, l'oggetto o un complemento della reggente. Si distinguono in proprie e improprie e sono sempre esplicite.

Le subordinate relative proprie sono legate alla reggente per mezzo di pronomi relativi o indefiniti composti, con o senza preposizioni (la fémmene che tte shtè 'cchjamè è ssòrreme, la bbardasce gne cchi juòche sjèmbre uòje nen ce shtè, dungheche tte mitte te shtè bbbóne). Talvolta la relativa può essere introdotta semplicemente dalla congiunzione é (jéve na vóte na móje é nu marite é ttenéve na fije). → Capitolo 28, Capitolo 30.

Le subordinate relative improprie sono legate alla reggente da un avverbio/congiunzione o da un corrispondente pronome indefinito composto (la chèse andó èbbete è vvasse, la manjère agnà te cumbuòrte nen vè bbóne, dungandó vjè, tutte te vó bbéne). → Capitolo 28, Capitolo 30.

Le subordinate eccettuative sono esplicite e introdotte dalla congiunzione composta sóle se (pó menì sóle se nen dà partì). → Capitolo 28.

Infine le subordinate conclusive descrivono un effetto della reggente. Sono introdotte da una congiunzione conclusiva come dunghe (ashì mbarète la lezzjóne, dunghe pu shtè tranguille). → Capitolo 30.

La tabella seguente riassume le corrispondenze tra i vari tipi di subordinata complementare e le particelle (congiunzioni, pronomi, avverbi) che le introducono.

Subordinate
Tipo Esplicite Implicite
Dichiarative (Sogg./Ogg.) ca, che
Finali ócche, ch'ócche pe, a
Causali pecché, ca, dàtese ca
Modali agnà, sènze che sènze
Strumentali a
Concessive pure se
Consecutive accushì...che, accushì ttande...che
Avversative mméce de
Temporali: simultaneità quande, gna, finacché, mjèndre che
Temporali: anteriorità dópe ca
Temporali: posteriorità prime ca prime de
Condizionali se, sennò
Interrogative agnà, andó, quande, quanda, pecché, se
Comparative cchju...de quélle ca, méne...de quélle ca, gna
Relative proprie chi, che, dunghechì, dùngheche
Relative improprie andó, agnà, dungandó
Eccettuative (nen sóle che), sóle se
Conclusive dunghe, perciò


V1. Vocabolario minimo - Prima parte (A-C)