Marana (Montereale)

Appunti sul territorio

Marana è frazione del comune di Montereale, composto da numerose ville. Il territorio di pertinenza di Marana situato alla sinistra orografica del fiume Aterno (giacché il paese comprende anche una vasta porzione dall’altro versante, che non interessa in questa sede) occupa l’estremità occidentale dell’altopiano d’Aielli, fino alla cosiddetta ‘stretta di Marana’, che separa il tratto amiternino del fiume Aterno dalla piana di Montereale.

La montagna di Marana è formata in sostanza da due crinali che hanno le pendici a ridosso del fiume, e le cimate confluenti nel nodo orografico del castiglió (1317 m), la più importante ‘vetta’ del tenimento. Il crinale più a nord, che forma il confine naturale rispetto a Paganico, è chiamato còsta reàle, e culmina con un’elevazione a quota 1076 m. Il crinale meridionale, che termina proprio sopra l’abitato, formando la ‘stretta di Marana’, è caratterizzato dal cocuzzolo di còlle maddònna (1139 m). Fra i due, si incunea il lungo fùssu e piccó, che si getta nell’Aterno nei pressi del complesso turistico ‘Casali D’Abruzzo’, mentre fra la cima del castiglió ed il còlle maddònna si estende il piccolo pianoro delle fóssa, ai margini del quale si trovano i ruderi del convento di San Leonardo.

La presenza antropica su questa montagna è notevole: oltre al citato convento, va ricordata la probabile presenza di una gualchiera e di diversi mulini lungo il corso del fiume, nonché di diverse sorgenti, specialmente nel versante a nord della ‘stretta di Marana’. Sulla piana delle fóssa, c’era inoltre un casale, detto egli cavàlli (1157 m).

La toponomastica

La Montagna di Castiglione
1. La cima più elevata di Marana si innalza ai confini orientali del tenimento, fungendo da punto di riferimento rispetto al territorio di Paganico. Si tratta della cima chiamata M. Castiglione sulla cartografia IGM e sulle pubblicazioni CAI, alta 1317 m, ai locali nota semplicemente come castiglió. Il toponimo è chiaramente del tipo castiglione, latino castellionis, derivato di castellum ‘castello’, ma la designazione sarà da attribuire ad un traslato geomorfico (una cima ‘svettante’ come un castello) piuttosto che alla presenza di un castello vero e proprio.

2. Alle pendici meridionali del Castiglione, invece, si trovano i ruderi del Convento di San Leonardo (1160 m), fondato, secondo la tradizione, nell’anno 1400 per ospitare monache dell’ordine cisterciense, in località ‘le pozze’. Oggidì la zona è, comunque, conosciuta dai locali come sandolonàrdu.

3. Dalla zona del convento, scende il primo vallone che, a partire da est, solca il territorio di Marana. La cartografia IGM riporta il toponimo Valle Maggiore, ma per i locali è fùssu e cèse, ossia ‘fosso di Cese’, il che presuppone un toponimo cèse non attestato, ma che si riferirà alle pendici attorno al tratto terminale del vallone, a confine con San Pelino, dove esistevano alcuni magri coltivi ora ricoperti dalla boscaglia. Il termine cesa indica che tali terreni erano stati ottenuti tagliando (latino caedere, da cui (silva) caesa ‘debbio’) alcune porzioni di macchia.

4. Ad ovest del vallone è invece compatto il bosco della lìscia, così chiamato a partire da un lastrone di pietra levigata (in dialetto liscia), probabilmente da riferire al crinale (1161 m) che chiude l’altopiano del Castiglione, appena ad ovest dei ruderi del convento di San Leonardo. La cartografia IGM riporta il toponimo la Liscia, estendendolo di molto ad occidente.

5. Al di sotto del bosco della Liscia, si trova una zona di boscaglia, caratterizzata dalla presenza, a quota 830 m, del casàle egli martì (‘casale dei Martini’), nei pressi di un fontanile. La località è nota ai locali col nome le cérqui, ossia ‘le querce’, per via della specie arborea dominante.

6. Un secondo vallone, ed anche il più lungo che solca questo settore di montagna, è il fùssu de mézzu, chiamato F.so di Mezzo sulla cartografia IGM. Il vallone nasce sull’altopiano, dalla confluenza di alcune vallecole (le fóssa), per poi scendere ripidamente al fiume Aterno fra il km 12 ed il km 13 della provinciale. La posizione della valle, ‘in mezzo’ fra Marana ed i confini, è alla base della designazione.

7. Il toponimo le fóssa, invece, indica in genere tutta la piana coltivata che si estende alle pendici ad ovest del Castiglione, e può confrontarsi con il nome ‘le pozze’ che un documento dell’epoca (citato nella guida CAI) indica come località dove venne costruito nel 1400 il convento di San Leonardo. Il nome è declinato al femminile plurale, riprendendo però la forma dei neutri plurali, in -a. Sulla cartografia IGM è riportato la Relillo, ma questo sarà senz’altro una svista per còlle melìllu, che si trova in diversa posizione. Va ricordato, infine, che nel mezzo della piana si trova il casàle egli cavàlli (1157 m)


La montagna di Colle Madonna
8. Il pianoro delle fóssa è delimitato verso nord ed ovest da un esile cresta che dipende orograficamente dalla cima del Castiglione. Tale cresta continua verso ovest allargandosi in un ampio crinale che punta direttamente sull’abitato di Marana. La massima elevazione è costituita dal cocuzzolo di còlle maddònna (1139 m), affacciato sul Casale dei Cavalli. L’origine dell’agionimo è ignota, pur se la zona è caratterizzata da diverse presenze sacre (la via crucis, il convento di San Leonardo).

9. Una propaggine del crinale di Colle Madonna svetta rocciosa poco a nord di questa. Si tratta del còlle melìllu (1063 m), senza nome sulla cartografia IGM che invece assegna il toponimo la Relillo alla piana delle Fosse. Il nome è formalmente un diminutivo (suffisso -illo) di melo, per via di qualche pianta isolata che si troverà nei pressi, ma non è da escludere la dipendenza da un cognome, o soprannome locale.

10. A valle dei ripidi pendii che reggono il crinale di Colle Madonna si trova il cimitero di Marana (801 m). La località è nota come le ignòle, evidentemente poiché un tempo qui dovevano trovarsi delle vigne (latino vinea, suffisso -ola), ma oggidì non ve n’è traccia. Non lontano dal cimitero, ma più vicino a Marana, è la zona sorgentifera delle fondanèlle (800 m), nella quale vi sono anche dei casali.

11. A valle del cimitero, sotto la strada, si trova un’altra contrada coltivata, a ridosso del fiume Aterno. Si tratta delle vicénne, così chiamate perché ‘terreni sottoposti alla rotazione delle colture’. Il tipo toponimico vicenna deriva infatti dal latino vicendae ‘avvicendamento’.

12. Procedendo verso ovest, si giunge così all’abitato di Marana, diviso in tre rioni dei quali solo il più antico è situato alla sinistra orografica del fiume Aterno. Fra le località prossime al paese, merita menzione lu càmbu ella chjésa, la contrada rivierasca nei pressi della chiesa parrocchiale. Dalle ultime case a nordovest dell’abitato, invece, parte una interessante via crucis, detta in loco via del calvario, citata anche nella relazione della prima salita alle montagne di Marana e San Pelino, riportata dalla guida CAI, compiuta da soci del sodalizio. La fine della salita (950 m) è la località detta tre crùci.

13. Appena dietro il paese, la valle dell’Aterno si chiude in quella che è nota come ‘la stretta di Marana’, oltre la quale si apre la piana di Montereale. Il crinale che forma la chiusa, dal lato sinistro del fiume, è separato da quello del calvario da un breve fosso, e scende sulla valle dell’Aterno con ripide balze rocciose dette in loco li àuzi i ‘balzi’, per l’appunto. Il detto crinale è inoltre risalito da un sentierino che, più a monte, si perde nei pressi di un boschetto appena sopra la via del calvario. Il nome di questa viarella è li ciafrìtti, forse per via di un qualche soprannome locale.

14. In corrispondenza della stretta di Marana, la valle dell’Aterno compie un sensibile gomito, piegando verso nord, per chi la risale. Subito sulla sinistra orografica del fiume c’è la confluenza della vàlle carbonàra, un breve fosso, lungo poco più di 1 km che si incunea sotto il còlle melìllu. Il toponimo presuppone che l’attività del carbonaio si svolgesse nella zona, ma almeno attualmente, questi pendii sono privi di bosco.

15. Nella parte bassa del vallone, si trovano le tre fùndi, una località sorgentifera (868 m) riportata sulla cartografia IGM che però applica il toponimo Tre Fonti ad un’ampia regione ad est della sorgente. Questo pendio, che scende dalla rocciosa cimetta di còlle melìllu, è invece detto dai locali còlle pelàtu, perché nudo, senza vegetazione. L’aggettivo pelato, infatti, nella toponomastica dell’Appennino Centrale è diffusamente traslato a descrivere la situazione morfologica resa dall’italiano calvo.

16. Alla base del pendio di Colle Pelato, lungo il fiume, si trova la contrada detta le mogliétte. Il toponimo è riportato sulle carte IGM correttamente, Mogliette, essendo un diminutivo (suffisso -etta) di un termine moglia che, derivando da un latino *mollia a sua volta dall’aggettivo mollis, -e ‘molle’, indica delle zone umide e fangose, poco adatte alla coltivazione.


La montagna di Costa Reale
17. Dei due crinali che si dipartono dal nodo orografico del Castiglione, uno è quello che culmina con il Colle Madonna, l’altro è invece formato da un lunga cresta (quota massima 1076 m), detta còsta reàle, la quale termina nella valle dell’Aterno in corrispondenza dell’insediamento turistico ‘Casali D’Abruzzo’. Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato nella versione C.le Reale ed applicato al punto più elevato del crinale. Il termine costa ‘pendio, generalmente esposto a sud’, usato dai locali si spiega invece considerando che il versante visto da Marana è quello meridionale. Quanto all’aggettivo reale confermato dalla versione ufficiale del toponimo, sarà forse in relazione al nome di Montereale, di cui Marana è frazione.

18. Il crinale di Costa Reale e quello che fa capo al Colle Madonna sono separati dalla valle che la cartografia IGM chiama F.so V. di Costa Reale, riprendendo la denominazione locale della montagna. Per i maranesi, invece, la valle è lu fùssu e piccó, ovvero ‘il fosso di (un) Piccone’, riferendosi al soprannome di un personaggio locale.

19. Nella citata valle si trovano due sorgenti. La prima, in basso, è in località la molinèlla, così chiamata perché nei pressi si trova (o piuttosto trovava ?) un mulino, e da tale nome dipende la designazione ufficiale F.te del Molinello. La seconda fonte, più in alto (894 m), è la fónde scartóccia, riportata con lo stesso nome, F.te Scartoccia sulla cartografia IGM. Il nome deriva dalla pratica dello scartocciare, ossia levare i cartocci dalle spighe di granturco, ed è del tipo detto ‘imperativale’.

20. Fra il km 15 ed il km 16 della provinciale, una deviazione sulla destra per chi viene da Marana porta al centro turistico ‘Casali D’Abruzzo’, in località Casale Danzetti, passando nei pressi della fonte della Molinella. A valle del complesso, c’è un vecchio tiro a segno (T.o a segno), appena sopra il fiume, in località la pagózza. Visto il genere femminile del toponimo, è più opportuno farlo derivare dall’aggettivo latino opacus, usato in toponomastica nel senso ‘in ombra, esposto a nord’ (nei derivati pacina, pacino, appacina), piuttosto che dal termine pagus, ‘insediamento rurale, distretto’.

21. Poco sopra il tiro a segno, si trova la presa di un tratto di acquedotto che serve le zone basse di Montereale, nonché Marana stessa. Nei pressi doveva trovarsi una gualchiera, una macchina mossa da una ruota idraulica, giacché la località conserva il nome dialettale la varghièra, ripresa anche dalla denominazione presente sulle carte IGM, Gualchiera.