Pretoro

Appunti sul paese

Pretoro è il comune più settentrionale della Majella chietina. Confina con Serramonacesca (Pescara), Roccamontepiano, Fara Filiorum Petri e Rapino. Il capoluogo si trova in posizione dominante sullo sbocco della valle del fiume Foro dalla montagna alla collina; in basso lungo la valle è la frazione Crocifisso; più a valle un altro centro abitato è Pagnotto (o Pagnotta). Si tratta di un centro di dialetto chietino.

Le origini del paese possono essere fatte risalire al periodo italico (sec. VIII-V a.C.), soprattutto in virtù dei recenti ritrovamenti archeologici in località Crocifisso, consistenti in tombe preromane ed un fondo di capanna neolitica. Anche la fase romana è ben documentata, con una villa. Il nome Pretoro può in effetti riflettere il latino praetorium caratterizzante un punto di vigilanza del passaggio dalla vallata. L'attuale borgo è però sorto intorno al 1600 dopo la distruzione del Castello medievale, arroccato sull'estremità della roccia. L’attività artigianale dei Pretoresi era stata molto redditizia e costituiva la maggior fonte di ricchezza, accanto all'agricoltura dell'olivo e alla pastorizia.

Il maggiore monumento del paese è la chiesa parrocchiale di Sant'Andrea (sec. XV-XVI), mentre la chiesa di San Nicola è forse la più antica, di origine romanica, anche se l'attuale impianto risale al sec. XVI. Notissime sono le celebrazioni popolari delle Farchie di Sant'Antonio Abate e soprattutto la festa del lópë in onore di San Domenico.

Appunti sul territorio

Il territorio montano di Pretoro è costituito dalle propaggini settentrionali del massiccio della Majella, comprendente le alte valli dei fiumi Foro ed Alento. I crinali che separano, rispettivamente, la prima dal bacino del Fosso Sterparo, e la seconda dall'alta valle del fiume Lavino ne costituiscono, molto approssimativamente, i limiti. Verso valle, come limiti della presente indagine sono stati assunti: la strada Rapino-Pretoro (S.S. n° 263) dal confine orientale alla zona del cimitero (località Crocifisso); la direttrice di fondovalle che unisce il Crocisifisso al centro abitato; la strada asfaltata che, dalle ultime case del paese, porta alla strada di Passolanciano; la suddetta strada (S.S. n° 614) fino ai confini settentrionali.

La morfologia del territorio non presenta vere e proprie cime, dato che sulla Majella queste, in generale, si concentrano nella parte centrale del massiccio. Comunque esiste qualche cocuzzolo sufficientemente individuato da possedere un nome specifico: còllë sand'andràjë (857 m), còllë tónnë (803 m), còllë dë li àgnëlë (1100 m ca.). La valle di Pretoro, e quindi il versante chietino della Majella, possiede uno sbocco naturale verso la val Pescara, rappresentato dal valico stradale di Passolanciano (prénë d'i fùndë). La tradizione vuole che tale nome, sicuramente di origine non locale (pàssë indica il guado di un fosso, e non un valico) sia stato assegnato dai mercanti provenienti da fuori Abruzzo, che qui attraversavano i contrafforti settentrionali della Majella per raggiungere le fiere di Lanciano. Oggi, tale valico mette in comunicazione Pretoro e la provincia di Chieti con Lettomanoppello e la media val Pescara. Un altro valico, oggi anche stradale, è l'àrë dë la fórchë il quale, convenzionalmente, costituisce il limite settentrionale della Majella (più a nord, cèè il Montepiano di San Rocco, comunemente ascritto al subappennino) e che mette in comunicazione Pretoro con Serramonacesca.

La montagna di Pretoro è tradizionalmente caratterizzata dalla presenza della chiesa-romitorio benedettino-cistercense della Madonna della Mazza (anticamente, Santa Maria del Monte), risalente al XIII sec., situata a poco più di 1000 m, sulla destra orografica della vàllë dë la madònnë. La presenza di sorgenti è legata alla captazione idrica: importante presa è quella dell'asinérë, oltre a quelle della valle del Foro. Altri punti di riferimento, ben noti ai frequentatori di tali località, sono l'albergo Scoiattolo, sulla strada Pretoro-Passolanciano nella zona del calvàrië, l'albergo Mammarosa, in prossimità del bivio per Roccamorice, l'insediamento turistico Mirastelle, poco sotto il precedente.

La vecchia sentieristica CAI comprendeva i sentieri n° 21, dal Crocifisso a Colle Sciarrocca, n° 20A, dal Calvario a Colle Sciarrocca, n° 33 o Giro di Fonte Cese, n° 32 o Giro dell'Asinara, n° 32A dal Lago dell'Orso a Fonte Tettoni.

La toponomastica

La montagna di Colle Tondo
1.La Majella di Pretoro inizia all'àrë dë la fórchë (586 m), la depressione a nord della quale si innalza il Montepiano. Il valico è oggi lambito dalla strada Pretoro-Roccamontepiano dalla quale, proprio in corrispondenza del valico, si stacca la strasa statale per Passolanciano. Il nome della località, indicato sulle carte IGM come Aia della Forca, è un chiaro composto di ara 'aia', usato nel senso traslato di 'spiazzo', e forca, che richiama la morfologia della località.

2. Imboccata la strada per Passolanciano, dopo i tre tornanti iniziali si trova sulla destra la località detta lë càggë dë cungëttèllë, a circa 700 m. Il fitonimo caggia è il nome dialettale per la specie 'robinia', mentre la specificazione si riferisce ad una proprietaria. Un altro soprannome locale è immortalato nel toponimo la càsë dë nëvàrdë, che si trova poco più avanti lungo la strada.

3. Il bivio a 747 m nei pressi della Casa di nëvàrdë permette di ridiscendere a Pretoro lungo una tortuosa stradina. Questa sostituisce la più antica mulattiera che da Pretoro portava al Calvario, attraversando la zona detta lu cérrë. Si tratta di un bosco ceduo, dove predomina la specie cerro, da cui il nome.

4. A dominare l'incrocio fra la statale per Passolanciano e la stradina del Cerro, si eleva il còllë tónnë, un dosso composto da più cimette che di poco superano gli 800 m. L'elevazione si trova sullo spartiacque tra Foro e Alento. Il nome, indicato sulle carte IGM come C.le Tondo, è formato da colle e dall'aggettivo tondo, con allusione alla forma. Si tratta di una designazione molto diffusa.

5. Proseguendo lungo la statale per Passolanciano oltre le pendici del Colle Tondo, si perviene ad una ampia spianata. Una croce a 778 m segnalava la fine della ripida mulattiera che saliva da Pretoro lungo il bosco del Cerro, e l'accesso alla zona prativa di fronte all'odierno albergo Scoiattolo. Il nome della località è per i paesani prénë dë lu calvàrië, laddove prénë designa localmente una 'piana', cioè una area scoperta e pianeggiante. La designazione il Calvario, ripresa dalle carte IGM, avrà in origine indicato non tanto la piana, quanto la mulattiera, con allusione al suo carattere aspro ed al fatto che fosse terminata da una croce. Una designazione analoga si trova a Villa Santa Lucia.

6. Oltre il Calvario, la zona pianeggiante continua con la versëchénë, a destra (per chi sale) della statale. È dunaue errata la collocazione del toponimo la Versicana sulle carte IGM. Il nome pare comunque richiamare la designazione geografica versa, cioè (terra) adversa 'luogo di fronte', rispetto ad un riferimento che qui potrebbe essere il paese, o piuttosto la valle del Foro.

7. Il primo tornante della statale (833 m) dopo le spianate del Calvario aggira un colle sullo spartiacque Foro-Alento, che si eleva fino a 857 m. Si tratta del còllë sand'andràjë, il cui nome è pure riportato come C.le S. Andrea sulle carte IGM. La struttura del toponimo è chiara, ma non si conosce l'origine dell'agionimo "Sant'Andrea".

8. Poco prima del tornante sotto al Colle Sant'Andrea, parte un sentiero in discesa nel bosco, diretto alla valle del Foro e poi a risalire sul lato destro orografico della valle. Il sentiero passa sotto ad una zona rocciosa, dove svetta il torrione detto pìscë la ngàrdë. Il toponimo appare come un composto di pìscë, che sarà una versione arcaica e locale di peschio 'macigno, roccione'. La specificazione richiama la voce guardia, con preposizione in annessa al nome, ma lo sviluppo fonetico è tutt'altro che chiaro.

9. L'allineamento orografico che comincia col Colle Tondo e continua con il Colle Sant'Andrea, termina con uno stretto crinale fra le valli del Foro e dell'Alento, con una elevazione di poco più di 1100 m. Segnata come C.le dell'Angelo sulle carte IGM, questa elevazione è in effetti detta còllë dë li àgnëlë, al plurale, dai locali. Il riferimento della specificazione è ad una grotta, che si trova a 970 m sul fianco meridionale del colle, nota ancor oggi come la ròttë dë lu rumóitë, ossia 'la grotta dell'eremita'. Si tratta dunque di una grotta dotata di un culto particolare, evidentemente legato a quella di Sant'Angelo, cioè San Michele Arcangelo, da cui proviene il nome del colle sovrastante. Lo stesso riferimento lo troviamo anche nel toponimo vàllë dë li àgnëlë, corrispondente a V. dell'Angelo delle carte IGM, cioè il principale tributario dell'alta valle del Foro, che si incunea proprio sotto la grotta.


La valle del Foro
10. Appartiene a Pretoro il tratto più alto della valle del fiume Foro, dalle sorgenti fino allo sbocco in collina nei pressi della frazione Crocifisso (e poi sotto Pagnotta fino ai confini di Fara Filiorum Petri). Il tratto più basso è risalito da una sterrata (sentiero n° 20 del CAI) che parte dalla frazione Crocifisso. Si incontra subito la contrada dei chècchjë, con le ultime case. Questo nome riflette la voce cacchio 'germoglio, pollone', con allusione a tronchi mutili o piuttosto al taglio del bosco.

11. Di fronte al paese, lungo la sterrata della val di Foro, una porzione di bosco è nota come i cèrquë dë mangióinë. Si tratta di un bosco di querce, come indica la voce metatetica dialettale cerqua, il cui proprietario era un tale 'Mancini'. Più oltre, sulla sinistra orografica c'è una grossa cava, dirimpetto alla quale si trova la ròttë jènnë, una 'grotta', il cui nome riflette formalmente l'appellativo locale jànnë 'ghianda' (al plurale).

12. Appena oltre la cava della val di Foro, sulla sinistra orografica, si estendono dei balzi rocciosi che arrivano fin sotto l'albergo Scoiattolo, sui quali anni orsono vennero ricavate delle palestre di arrampicata sportiva. La denominazione dialettale di queste pareti è fàvëzë luònghë, un nome che riflette la variante locale del tipo balzo, con l'aggettivo 'lungo'. Un torrione isolato (783 m) è in particolare chiamato pìschjë ròcchë, cioè peschio 'Rocco'.

13. Mentre il sentiero n° 20 del CAI guada la valle del Foro a q. 730 e risale sulla sinistra orografica fino a portarsi sulla statale di Passolanciano, la valle continua nel suo tratto più incassato. A monte della confluenza con la Valle dell'Angelo, si trova la principale captazione idrica della valle, in località l'asinérë (1183 m). Il nome della località è anche indicato sulle carte IGM come l'Asinara e deriva certamente dallo zoonimo asino, con un suffisso -aro, forse con riferimento al trasporto dell'acqua che in passato veniva fatto con questi animali. Un sentiero chiamato 'Giro dell'Asinara' parte dalla statale per Passolanciano nei pressi della Grotta del Romito, guada la Valle dell'Angelo a 1073 m, taglia il bosco seguito dalla lìnië dëll'àcquë, ossia la conduttura dell'acquedotto, ed arriva all'Asinara.

14. L'ultimo tratto di bosco prima di uscire allo scoperto risalendo la valle del Foro è detto li sìlvë, soprattutto per quanto riguarda la sua porzione alla sinistra della valle. Il toponimo è chiaramente il plurale metafonetico di selva, nell'accezione generica di 'bosco'.

15. Poco sotto le Selve, tagliata dai tornanti della statale per Passolanciano che precedono Mirastelle, si trova la località boschiva detta u pëtëchéunë. Il curioso nomignolo riflette la voce dialettale per pedicone 'tronco', con riferimento ai tronchi tagliati e dunque alla pratica del ceduo.

16. Ad ovest del pedicone si estende una vasta porzione di faggeta, attraversata dalla statale per Passolanciano e rigata da un paio di fossi che confluiscono nella Valle dell'Angelo e di qui nel Foro. La località è molto importante per i paesani: il suo nome, cindiàtë, compare come Centiata nelle carte IGM ed è già citata nel 1783 come Centiata. Si tratta, in effetti, di una voce dialettale che vale 'luogo recintato', da un participio passato con un suffisso intensivo.

17. Altra località famosa è quella boschiva che si estende sullo stretto crinale fra le valli del Foro e dell'Alento, nei pressi di un tornante della statale per Passolanciano, sotto la Cintiata. Si tratta dello schjappàrë, nome già presente nella cartografia storica del 1783 come Schiaparo, ma non sulle carte IGM. Il toponimo è un derivato collettivo di schiappa 'scheggia', cioè probabilmente designa un luogo dove si fa legna, e dunque 'pieno di schegge'.


La valle dell'Alento
18.L'alta valle dell'Alento scorre nella porzione occidentale del territorio di Pretoro. La si raggiunge dalla Casa di nëvardë, cioè dalla sterrata che taglia le pendici settentrionali del Colle Tondo, anche nota come 'Giro di Fonte Cese'. Lungo la sterrata si incontra prénë colasàndë, località il cui nome richiama un proprietario, 'Colasante', oltre a presentare la tipica voce toponimica pretorese prénë che, qui come altrove, designa un'area pianeggiante.

19. Dopo la Piana Colasante, il 'Giro di Fonte Cese' guada un fosso, localmente noto come vàllë mëcóccë. Questo nomignolo richiama certo il nome di un proprietario, 'Mecuccio' o 'Domenicuccio'. Ma la valle è anche nota, specialmente nel tratto superiore, per la presenza di un fontanile (768 m), detto la fònda nóvë. Tale designazione, trasparente, è poi alla base dell'adattamento sulle carte IGM, per le quali tutta la valle, tributaria dell'Alento, è detta F.so Fontenuova.

20. Al di là della Valle Mecuccio, lungo la sterrata del 'Giro di Fonte Cese', si estende un'altra 'piana', detta prénë dë capéunë. Anche in questo caso, la località, certo coltivata in passato, prende il nome da un suo proprietario, tale 'Capone'.

21. La sterrata del 'Giro di Fonte Cese' interrompe la sua traversata a mezza costa in corrispondenza di una serie di fossi che confluiscono nel tratto della valle dell'Alento a confine con Serramonacesca. Questa valle secondaria è chiamata vàllë furchéutë, toponimo in cui la voce forca allude al fatto che risulta a sua volta biforcata in almeno due fossi minori. Un tornante della strada per Passolanciano, al di sopra della valle (1198 m) è ancor oggi chiamato vutàtë dë vàllë furchéutë.

22. Invece di guadare la Valle Forcuta, la sterrata del 'Giro di Fonte Cese' risale alla destra orografica della valle dell'Alento, nella zona delle césë, individuata da un fontanile a 794 m, noto agli escursionisti come Fonte Cese. Il nome della località riflette l'appellativo cesa 'bosco ceduo, tagliata', che ben si adatta alla realtà del luogo.

23. Da Fonte Cese, l'omonimo 'Giro' escursionistico piega sul costone alla destra orografica della valle, raggiungendo le radure e la 'piana' delle carvunérë. Si trattava evidentemente di una località dove si faceva il carbone, cioè di una 'carbonara', termine di cui il toponimo è la variante dialettale.

24. Il tratto della valle dell'Alento a monte di Fonte Cese è noto ai pretoresi come vàllë dë la madònnë, per via della presenza della chiesa-romitorio della Madonna della Mazza (1019 m) sulla sua destra orografica. La chiesa, in ottima posizione panoramica, si raggiunge oggi da est, dalla statale per Passolanciano, ma in passato la via d'accesso era lungo la valle, che dalla chiesa prese dunque il nome. Anche i costoni alla sinistra della valle, occupati dalla faggeta e tagliati dalla strada per Passolanciano con un lungo attraversamento, prendono il nome di còstë dë la madònnë. I due nomi sono pure riportati sulle carte IGM, come V. della Madonna e Costa della Madonna, rispettivamente.

25. La testata della valle dell'Alento compie un arco sotto Passolanciano, tagliato dalla statale nei pressi della località dello Schiapparo. Appena sotto il Passo, si trova lu prevendòrië, ossia il Preventorio, un ex colonia estiva. La zona del Passo è in realtà nota ai locali come prénë d'i fùndë, ossia le 'piane' delle fonti, le quali non sono altro che le sorgenti dell'Alento. Come già anticipato, il termine Passolanciano è di origine forestiera.

26. A nord del Passolanciano si innalza un cocuzzolo, ormai urbanizzato, senza un nome particolare. L'ampia insellatura fra questo ed il colle del Castelluccio di Serramonacesca, raggiunto con una strada da Passolanciano, è invece ben noto col nome di prénë dë la tàrëchë. La voce locale prénë è qui specificata dall'appellativo tàrëchë 'sporcizia, sudiciume', non molto usato in toponomastica. Il senso della designazione non è del tutto chiaro, a meno che non si voglia scorgere nel toponimo un riflesso di un'antica voce *tara che, ad esempio, designava la parte centrale del massiccio della Majella. Da notare che nella zona si trova anche la località detta lë zëppétërë dë papó: si tratta di una zona particolarmente sassosa, come si evince dal toponimo che riflette un plurale arcaico in -ora di zeppeta, collettivo di una voce longobarda per 'sasso, pietra'.

27. Nel bosco a sud di Passolanciano, solcato dalle piste da sci, deve trovarsi il pàssë scòngë. Il nome riflette l'appellativo passo, che indica un 'guado' di un fosso, per cui forse si tratta di un attraversamento del Fosso Sant'Angelo che scende verso Roccamorice. La specificazione è un aggettivo che significa 'scomodo'.


La montagna delle Nette
28. Tutta la porzione di montagna al di sopra del limite della faggeta, cioè al di sopra dei 1500-1600 m, è occupata da pascoli che si estendono fino ai confini con Rapino lungo il crinale principale della Majella. Comunementea quest'area è chiamata Majelletta, come il comprensorio sciistico incentrato sul valico stradale che permette di discendere verso Roccamorice. In realtà, a Pretoro i pascoli al di sopra del bosco sono chiamati lë nèttë, con un aggettivo sostantivato netta che vuol dire 'pulito', cioè 'sgombro dal bosco'. Le carte IGM hanno ripreso malamente questo toponimo, riportandolo come Lenette.

29. La zona delle Nette comprende sia il piccolo altopiano a nord (destra per chi sale) del valico stradale di Fonte Tettone, sia il pendio occupato dalle piste da sci a sud di questo. Una zona individuata con un nome specifico è quella di cudàcchjë, situata sotto l'albergo Mammarosa e caratterizzata da una vecchia strada, oggi sterrata, che risale la sinistra orografica della val di Foro. Il toponimo è un alterato di coda, nel senso traslato di 'striscia di terra' o anche 'viottolo'.

30. Alla destra orografica della val di Foro, le Nette comprendono la prénë dëll'asinérë, sopra l'omonima località dell'Asinara, e lë tre cudèttë, a confine con Rapino. Si tratta di un punto dove si incrociano tre sentieri ('codette'): uno conduce al rifugio della montagna di Rapino, sotto all'albergo Mammarosa, uno alla presa dell'acqua di Lettomanoppello, il terzo ai prati della Majelletta.


La montagna di Pagliarone
31. Il confine fra Pretoro e Rapino passa sull'accidentato crinale alla destra orografica della val di Foro. Sotto alle Nette, si estende il bosco di faggi di cesénë, detto cësènë a Rapino. Poiché si tratta, per l'appunto, di faggeta, e non di bosco ceduo, il toponimo dovrebbe essere un prediale e valere '(bosco) di Cesio', dal personale romano Caesius.

32. All'interno del bosco di Cesano si trova la località del làghë dëll'òrzë, evidentemente una zona acquitrinosa, magari per via di una sorgente, non indicata sulle carte. La località si trova comunque appena sopra il 'Giro dell'Asinara'; è dunque errata la collocazione delle carte IGM che pongono Lago dell'Orso sul crinale alla sinistra orografica della valle di Rapino. Per questo errore, tale toponimo tende ad entrare nell'uso escursionistico per indicare la piànë dë li fuvëcìërë di Rapino.

33. Un'altra località del bosco di Cesano, situata sul versante destro della val di Foro sotto al 'Giro dell'Asinara' è fèlischjéunë. Come ha correttamente tradotto l'IGM, si tratta di un toponimo Falascone, accrescitivo o, piuttosto, collettivo in -one del fitonimo falasca 'falasco'. L'altra località dell'àrë dë ricciardèllë è invece una radura a 1200 m ca., nei pressi del confine con Rapino, che prende il nome da un proprietario di quello che doveva, in passato, essere un coltivo.

34. Al di sotto del bosco di Cesano si estende un'ampia zona di pascolo, relativamente in debole pendenza, ma chiusa in basso da crinali più ripidi verso la val di Foro. La località, molto importante per i pretoresi, è detta pajjaréunë. Il nome è un accrescitivo o collettivo di pagliara 'casetta rurale', evidentemente perchè in passato vi erano dei ricoveri pastorali, magari del tipo 'a tholos' molto comune nella zona. Oggi esiste comunque un fontanile, a 950 m, chiamato 'del Pagliarone'. Le carte IGM riportano correttamente il nome Pagliarone.

35. La 'piana' di Pagliarone è bruscamente interrotta verso est da un fosso tributario della val di Foro, senza nome sulle carte IGM, ma che a Rapino è detto fòssë dë tènë. In effetti, il fosso lambisce i confini con Rapino. Il nome abina alla voce fosso la specificazione , dal trasparente significato.

36. Il Fosso di Tane separa il Pagliarone da un'altra piana, nel senso usato a Pretoro del termine, cioè una zona in debole pendenza usata per il pascolo o messa a coltura. Si tratta, anzi, delle prénë per antonomasia. Il nome le Piane compare già nella cartorgafia storica (1783) ed è riportato correttamente sulle carte IGM.

37. Le Piane sono interrotte verso valle da un allineamento di cocuzzoli rocciosi, ben visibili dalla bassa collina di Pretoro e Rapino. Si tratta della località delle palògnë, che si estende anche oltre i confini comunali con Rapino, culminando a 876 m. Il nome le Palogne è riportato sulle carte IGM, mentre sulla cartografia storica (1783) troviamo Pologne. Il toponimo è di difficile interpretazione. Una spiegazione 'sostratista' tenderebbe a collegarlo con la base prelatina *pala, dal presunto valore di 'sommità'. Ma forse si tratterà piuttosto di un prediale senza suffisso, ad esempio da un perdonale Panonius con dissimilazione di n-n in l-n.

38. Il crinale delle Palogne è retto da un pendio alquanto ripido, in parte boscoso, che si eleva già dalla strada provinciale Pretoro-Rapino. Si tratta dei cuòstë: si noti nel toponimo un metaplasmo di costa che passa al genere maschile. Le Coste erano attraversate da un sentierino, ripreso dal sentiero n° 21 del CAI. Lungo questo sentiero, in corrispondenza di una brusca devizaione in direzione sud-est, si trova l'àrë mënzarièllë. Il toponimo riprende l'appellativo ara, ma la specificazione, un diminutivo della voce locale menzara 'mantile', è di significato non chiaro.