San Pio delle Camere

Appunti sul paese

San Pio delle Camere si trova a breve distanza dalla statale n° 17, sulla sinistra per chi proviene dall'Aquila. E' un centro vivace dell'altopiano di Navelli, collegato a Carapelle da una strada costruita qualche decennio orsono.

E' nominata per la prima volta nell'anno 1001 come villa aggregata a Caporciano, entrambe soggette al monastero di San Benedetto, nella diocesi valvense. Con la fondazione dell'Aquila entra a far parte del contado aquilano e solo nel 1427 della nuova diocesi. Ebbe notevoli controversie specialmente con Caporciano per la definizione dei confini, che si risolsero solo nei primi anni di questo secolo.

La chiesa principale, attorno alla quale si costituì la villa, fu elevata a parrocchia nel sec. XVII. Vi era annesso un convento celestiniano. Non ha altre chiese notevoli: in campagna, diruta, è Sant'Antonio da Padova (sec. XVII), mentre il vicino santuario della Madonna dei Cintorelli appartiene al comune di Caporciano. San Pio conserva però le vestigia di una castello recintato posto sul declivio a monte del paese, assai originale come tipologia, avendo il torrione conformato a puntone, con lo spigolo acuto rivolto verso valle, direzione di un eventuale assedio. Il torrione è originario del sec. XIII, mentre il recinto, che serviva da riparo agli abitanti del borgo sottostante, sprovvisto di mura, è del sec. XVI (successivo alla guerra di Braccio).

Frazione di San Pio è Castelnuovo, notevole borgo fortificato dal tessuto urbano regolare di impronta romana, che sorge su un cocuzzolo a dominare la piana circostante. Fu fondato probabilmente nel sec. XII dagli abitanti dei due villaggi diruti di Stefanesco e Riga, che sorgevano nei pressi. Nei paraggi di Castelnuovo troviamo le cappelle della Madonna della Neve e di Santo Stefano (chiesa di Stefanesco) e, a breve distanza, i ruderi della città vestina Peltuinum, attraversati dal tratturo di Foggia.

Appunti sul territorio

Il territorio di San Pio occupa una porzione del sistema del Gran Sasso prospiciente l'altopiano di Navelli, confinante a nord con i tenimenti di Barisciano, Castelvecchio e Carapelle.

La montagna di San Pio è nettamente divisa da quella di Castelnuovo dal valico stradale di sandëlënàrdë (1018 m). Ad est, si innalza il crinale di móndë gëndìlë (1257 m), che si allunga fino ai confini con Caporciano. Ad ovest, sale la mole di collàvëtë (1384 m), con l'appendice meridionale della còsta rìa (1044 m). In mezzo, un vasto sistema di pianori e piccoli altopiani, ampiamente antropizzato.

Le emergenze di San Pio si trovano per lo più a ridosso dell'altopiano di Navelli, mentre la montagna appare poco significativa da questo punto di vista.

Un sentiero segnato (segnavia bianco-rossi) è il n° 42, da San Pio a Santo Stefano per Carapelle e Castelvecchio.

La toponomastica

Monte Gentile
1. Sono due le strade che vanno da San Pio a Carapelle, aggirando la mole di Monte Gentile. La strada provinciale parte dal rione più occidentale di San Pio, ri cóglië ('Colli'), al di là - rispetto al nucleo originario del paese - del fosso di sangiprànë ('San Cipriano') che dà il nome al rione settentrionale. Dopo un primo tornante, si incontra la crucìcchia, una croce segnata anche sulle carte (872 m) che indicava la fine di una breve salita dal paese lungo una vecchia mulattiera.

2. La Crocicchia segna l'inizio della vasta zona pianeggiante (907 m) nota come ngiurchélla, ampiamente coltivata. Questo toponimo è un derivato collettivo (suff. -ello) di cerca, variante di cerqua, a sua volta metatesi dialettale per 'quercia', con prefisso in- assimilato. Sulla cartografia IGM viene riportato Cerquella.

3. Di fronte alla piana di Cerquella, oltre il fosso di San Cipriano, si vede una valletta boscosa che, dopo poche centinaia di metri, compie una decisa curva verso est, incuneandosi fra la cima di Monte Gentile e l'anticima meridionale, che domina il castello medievale. Il bosco sul versante sud di questa valle è detto ri óbbëchë, perché situato a bòrea. La voce òbaco è infatti diffusa a San Pio per designare un 'versante esposto ad ombra, a nord', riflettendo il latino opacus.

4. A sole sul crinale di Monte Gentile è ben visibile la pineta detta ru stëvàlë, ossia lo 'stivale', per via della forma celebrativa dell'Italia. La pineta fu piantata da prigionieri austriaci durante la prima guerra mondiale, come molte altre dello stesso tipo.

5. Risalendo la valle degli Obachi (c'è un vecchio sentiero), è possibile arrivare sotto al cima di móndë gëndìlë, che svetta a 1257 m. Il nome, presente come M. Gentile sulla cartografia IGM, sembra trasparente, riflettendo l'aggettivo 'gentile' nel senso di 'dolce'. E' però anche possibile la derivazione da un nome proprio.

6. Sotto la cima di Monte Gentile si trovano la rótta róscia, una grotta 'rossa' per il colore della roccia, e la tàna ri lùpë, ossia una 'tana dei lupi', ma la loro collocazione è incerta.

7. Abbandonando il pianoro della Cerquella, la provinciale per Carapelle taglia a mezza costa il crinale che si stacca verso nordovest dalla cima di Monte Gentile, detto delle trainàrë. L'appellativo trainaro, con vari esiti dialettali, significa 'viottolo di montagna', ed è un riflesso del termine traìnë 'carretto a due ruote', mediante il suffisso collettivo -aro (it. -aio).

8. Dopo un bivio (969 m) con la strada proveniente da Castelnuovo, si giunge in meno di 1 km al valico di sandëlënàrdë (1018 m), attraverso il quale si entra nel territorio di Carapelle. Il nome del valico, che è Forc.ta S. Leonardo nell'adattamento sulle carte IGM, ricorda la presenza di una chiesa diruta nelle vicinanze.

9. Al valico di San Leonardo si spegne il crinale delle Trainare, non prima di aprirsi nella zona sassosa della prëtàra (1158 m). Il nome è un chiaro collettivo in -aro di preta, metatesi dialettale per 'pietra'. Sulla cartografia IGM il toponimo la Pretara è riportato.

10. Una seconda strada aggira la montagna di Monte Gentile, dirigendosi verso Carapelle. Abbandonando le ultime case ad oriente di San Pio, si prende ad un bivio (801 m) la strada bianca di sinistra che attraversa fra i boschi a mezza costa le pendici della montagna di San Pio. La strada di destra conduce invece al piano, raggiungendo l'importante chiesa di Santa Maria dei Cintorelli (ri scindëréglië), posta sul tratturo di Foggia. Il nome della località da cui dipende quello della chiesa è un riflesso di un fitonimo dialettale, variamento noto come centella, scentorelle ecc., corrispondente al 'centonchio o mordigallina'.

11. Ad est del ripiano naturale (1101 m) che domina il castello, la strada transita sotto la pianurélla, un nudo terrazzo (1192 m) sulla cresta di Monte Gentile. Il nome della località è chiaro, trattandosi di un diminutivo di pianura, raro derivato di piana 'luogo in piano'.

12. Dalla Pianurella, un fosso coperto dalla vegetazione permetteva una rapida discesa verso il paese, nel caso il cattivo tempo avesse sconsigliato un più lungo ritorno lungo il sentiero degli Obachi. Ancora oggi questa scorciatoia è ricordata come ru rëcàlë dë giùlië, dal verbo rëcalà 'ridiscendere' e da un nome personale 'Giulio'.

13. Proseguendo verso est, il crinale di Monte Gentile è detto ri vùscë, dal nome del 'bosso', una pianta nana che ha dato il nome anche al paese di Bussi (PE). Ben visibile dalla strada bianca, un roccione che emerge dalla vegetazione prende il nome di prétë ri vùscë, cioè 'pietra dei Bossi'.

14. La strada bianca, dopo circa 3 km da San Pio, aggira il crinale dei Bossi piegando verso nord con due tornanti consecutivi, e poi verso nordest, imboccando una valletta a confine con Carapelle. Questo è il vecchio tracciato del tratturo che, dopo Santa Maria dei Cintorelli, volgeva attraverso Carapelle e Castelvecchio verso il valico di Pesatero. Ora si ha a sinistra il bosco della sélva che, pur guardando Carapelle, è compresa nel comune di San Pio. Su IGM è chiamata per questo motivo Selva S. Pio, come probabilmente la chiamano i confinanti carapellesi.

15. La strada bianca si spegne dopo aver guadagnato una selletta fra il crinale dei Bossi e Colle Mezzano di Carapelle. Tale sella è nota come ru belvëdérë, cioè il 'belvedere', essendo un punto panoramico verso l'alto bacino del fiume Tirino.


La montagna della Camarda
16. Il settore montano pertinente a Castelnuovo è poco esteso, ma culmina con la massima elevazione (1384 m) della montagna che qui è chiamata collàvëtë. Il nome è un composto 'colle alto', descrittivo del fatto che è la più alta quota della zona. A Barisciano e Santo Stefano la montagna è invece chiamata la camàrda, e così è pure segnato sulla cartografia IGM, M. Camarda. Questo toponimo rientra nella serie del tipo camarda, diffuso in area aquilana, ma di origine controversa.

17. Per salire verso la cima di Colle Alto, si imbocca, fra il km 37 ed il km 38 della statale, la recente carrozzabile Castelnuovo-Carapelle. Attraversiamo la zona boscata di fronte al paese (tavèrna sfasciàta), si tocca (874 m) la cappella della Madonna della Neve.

18. Poco oltre si transita sulla costa delle cëpëtìnë. Il toponimo è di interpretazione alquanto difficile. Sulla cartografia IGM è riportato le Cipedine, ma in alcune carte antiche si trova Lucipendine. Forse si tratta di un collettivo di cepa 'cipolla selvatica', col suffisso -eto, poi diminuito dal suffisso -ino.

19. La costa delle Cepetine prelude alla montagna di còsta rìa (1044 m), che si dispone a nord della statale, fra Castelnuovo e Collalto, fino ai confini con Barisciano. Formato con l'appellativo costa, che indica il 'pendio', il nome sembra riflettere un toponimo rìa, che individua la zona boscosa fra la statale e le pendici della montagna. A sua volta, rìa dovrebbe risalire non al latino rivus, da cui rio, ma al latino rigus 'solco', per via di alcuni canalini. Gli adattamenti del nome còsta rìa sono discordanti. Sulla cartografia IGM attualmente è M. Costeria, mentre nelle carte di inizio secolo era M. Costerina. Sulle mappe catastali è addirittura Costa di Roio.

20. Fra la Costa Ria e Collalto si incunea la valle di pilùnghë, la parte più orientale di quel sistema di vallate, lungo più di 6 km, che dalle Cepetine arriva a ovest a toccare il centro di Barisciano. 'Piedilunghi' è un soprannome locale, non si sa se originario di Barisciano o di Castelnuovo. La porzione appartenente a Barisciano è chiamata pëliónghë, mentre sulla cartografia IGM è Pilongo, al singolare.

21. All'interno di Pilunghi di Castelnuovo si trovano alcuni toponimi fondiari. Uno di questi è la tèrra dë liónë, relativo ad un cognome locale, 'Leoni', che si trova verso la selletta (1004 m) che separa il territorio di Castelnuovo da quello di Barisciano. Un altro toponimo, situato verso la montagna di Collalto, è prétë stëllàtë, ossia 'pietre scheggiate', dal verbo dialettale stëllà 'scheggiare'.

22. Verso est, il pianoro delle Cepetine si allunga nella zona della vaccaréccia, dove sono state recemente costruite alcune ville. Il nome è un chiaro riflesso di vaccareccia 'zona adatta alle vacche'.

23. Verso sud, invece, il pianoro della Vaccareccia si chiude in un canale, detto ru vallónë dë sandëstèfanë perché sfocia sulla statale nei pressi della chiesetta di Santo Stefano, antico centro della villa di Stefanesco.


Alcuni toponimi riguardano il piano che si estende a sud di San Pio e Castelnuovo. Ai piedi della montagna, ai confini con Caporciano, si trova ngalëvarnùnë, poi verso ovest ri cóglië ri scindëréglië, lë césë, fino al rione ru fëssónë dell'abitato. Più in basso, lungo la strada campestre per Santa Maria dei Centorelli (vìa sandamarìa), sono pédë ri cóglië, la bënëdiziónë, la sbòta dë la capànna. Nei dintorni della statale vanno localizzati ru fërmónë, j'agnéglië, cavózzë e tavèrna tabbaccónë. Al di là della strada, verso Caporciano, còllë casàlë. Verso Tussio si trovano l'ara, la vàllë, ri vrëcciàrë, còllë sangiuvànnë, còllë damàndë, ru canàlë, ru stèfënë, lë pràta ruàlë, rìë tórtë, ru làghë dë sangiuvànnë.