Scoppito

Appunti sul paese

Scoppito è un comune costituito dalle frazioni di Santa Dorotea, Collettara, Colli, Santa Maria, Casale, Vallinsù, Cave, Forcellette, Vigliano, Civitatomassa, Corno, oltre al capoluogo. Occupa un angolo della provincia aquilana, delimitato a nord dalla catena di Monte Cavola, mentre a sud si estende oltre il solco del torrente Raio, e ad ovest è chiuso dall'importante valico di Sella di Corno, attraversato dalla strada statale n° 17 per Antrodoco e Rieti. Eccezion fatta per Corno, tutte le frazioni sono centri di dialetto aquilano.

In una zona che già in epoca romana aveva visto l'insediamento di Foruli, sul colle alle cui pendici ora sorge la frazione di Civitatomassa, si trova citato il toponimo (...Scopplum...) nel sec. X, in periodo farfense. Per questo toponimo, poi divenuto Scoppito, l'UTET riporta un'etimologia da scopulus, dal greco skopelos 'scoglio', attraverso la formante dei collettivi -etum. Secondo il Giammarco, invece, si tratterebbe di un riflesso del termine scopula, diminutivo di scopa 'erica scoparia'. I nomi delle frazioni sono tutti piuttosto trasparenti, tranne Collettara, forse da un latino collectaria 'luogo dove si raccolgono le acque', e Civitatomassa, che presenta, nella prima parte, il termine civita, che è utilizzato in toponomastica per indicare quelle località dove sorgevano antichi insediamenti, di solito romani, andati distrutti, ma dei quali si è conservato il ricordo. Il colle di Foruli è, infatti, detto Piano della Civita. Tornando alla storia di Scoppito, esso partecipò alla fondazione della città dell'Aquila, edificando la chiesa di San Bartolomeo.

Se la parrocchiale di Scoppito è intitolata a San Giacomo, l'emergenza forse più importante è infatti la chiesa di San Bartolomeo (sec. XIII), che sorge fuori dal capoluogo, tanto da ritenersi che sia nata come pieve con cura d'anime per le ville circostanti. Altre chiesette rurali sono San Valentino (sec. XI), ormai inglobata nell'abitato di Scoppito, e Sant'Andrea (sec. XIII), di cui rimangono i ruderi nei pressi di Casale.

Appunti sul territorio

La montagna di Scoppito forma un anfiteatro che va dalla frazione di Collettara, a sudest, a Forcellette, a sudovest. Al centro di questo arco, c'è il profondo fùssu ella coroélla, tributario del torrente Raio e, quindi, del fiume Aterno. Verso valle, il limite scelto è costituito dalla traccia che unisce i paesi di Collettara, Scoppito, Cave, Forcellette, e quindi la ferrovia dalla fermata di Scoppito fino a Vigliano.

Il crinale fino al nodo orografico di mónde càole costituisce lo spartiacque fra detto bacino e la valle della Forcella. Il confine comunale lo incontra al valico della portélla (1003 m), oltre il quale si innalza con la montagna di fiataéndu (1281 m). La depressione della forchétta e fiataéndu (1136 m) mette in comunicazione Scoppito con Santi della Forcella; più ad ovest la cresta riprende quota con l'elevazione di mónde biàngu (1478 m). Ancora l'esile sella dei purcìni (1462 m), e quindi il crinale orientale di mónde càole, culminante con la cima della cróce (1898 m). Da questo punto, il limite del tenimento di Scoppito, rispetto alla frazione Vigliano, segue il costone della còsta serpendàna, fino al valico (1338 m) alla testata del fùssu ella coroélla. Qui si alza un crestone secondario, con le cime di falenòtte (1424 m), della sèrra (1364 m) e, oltre il valico di sandàgneru (1219 m), con la spianata di commàju (1316 m).

Fra le presenze più interessanti nel territorio, va ricordato che l'importante fonte della coroélla non esiste più, essendo le sue acque state deviate verso un recente fontanile, situato poco più a valle. Altre sorgenti sono la fónde egliu rùu e la scendélla, a monte di Cave e Forcellette. Nella stessa zona va menzionata la cappella rurale della Madonna egliu congó, mentre la cappelletta di Santa Brigida è non lontano dall'abitato. Non esistono veri e propri rifugi, essendo il manufatto delle jùbbere un semplice ricovero. Fra le grotte più importanti è senz'altro la rótte d'óro, poco a monte della ferrovia.

I sentieri CAI presi in considerazione sono, nell'ordine: il n° 6, da Forcellette alla cima di commàju; il n° 7, da Preturo alla cima della cróce, per la cresta orientale; il n° 7A, da Santa Dorotea alla portélla, e di qui alla cima della cróce; il n° 7B, da Scoppito alla forchétta e fiataéndu, e di qui alla cima della cróce; il n° 7D, da Cave alla cima della cróce, per le jùbbere.

La toponomastica

La montagna di Fiatavento
1. La montagna che sovrasta l'abitato di Scoppito è costituita da un esteso tavolato, culminante con la quota 1281 m, indicata come M. Soffiavento sulla cartografia IGM. In effetti, la versione locale del toponimo è fiataéndu, formazione 'imperativale' corrispondente all'italiano soffiavento, per via della forte ventosità del luogo. Poco sotto il punto trigonometrico, si trova un pozzo per la raccolta delle acque (1240 m), mentre ad est della cima si apre la depressione del fùnnu e fiataéndu. L'appellativo fondo, usato in questo caso, si riferisce a vallecole, spesso coltivate, delimitate da dossi e rilievi poco accennati. Infine, la selletta che si apre fra i dossi attorno al punto trigonometrico, che oggidì è attraversata dalla carrareccia proveniente dalla Portella (itinerario CAI n° 7) è nota come forchétta e fiataéndu.

2. Procedendo da est ad ovest, la montagna di Fiatavento comincia al valico della portélla (1003 m), dove passa il confine con Preturo. Il nome di questo importante valico, chiamato portélla anche a San Marco, e riportato come Portella sulla cartografia ufficiale, va inquadrato nella serie dei toponimi derivati di porta, nel senso di 'passaggio' da un tenimento all'altro.

3. A mezza costa fra la cima di Fiatavento e Scoppito, si trova un caratteristico sperone roccioso, culminante con una spianata (1102 m), dove dovevasi trovare la capànna egliu prète, della quale resta il ricordo nel toponimo. Probabilmente, si trattava di una costruzione di proprietà della parrocchiale di Scoppito. Va ricordato che capanna indica delle costruzioni rurali temporanee di pietra a secco, oggi spesso chiamate tholos, caratteristiche dei luoghi sulle direttrici della transumanza.

4. Più ad ovest, all'incirca sulla stessa quota (1070 m), spiccano le rocce delle tùrri, che interrompono la monotona continuità delle pendici meridionali di Fiatavento. La cartografia IGM riporta il toponimo la Torretta, altrimenti derivato dallo stesso concetto geomorfico di torre.

5. Ad una quota di poco più alta, transita a mezza costa la vecchia mulattiera della còsta degli acquàri, che andava dalla Portella alla Forchetta di Fiatavento. Sul tratto più orientale le si è innestata sopra la recente carrareccia seguita dall'itinerario CAI n° 7; più oltre, guada una serie di brevi fossi, dal che deriva l'appellativo acquàri contenuto nel toponimo. Il tipo acquaro, infatti, indica genericamente una località ricca di acque, in particolare le pozze nella roccia dove l'acqua si raccoglie.

6. Uno di questi valloni porta il nome specifico di fóssa retónna, per via della curva che compie scendendo dalla cima di Fiatavento. L'aggettivo rotondo compare sovente nella variante retondo, sentita come intensiva rispetto al semplice tondo.

7. Verso ovest, la montagna di Fiatavento si chiude con il valico detto localmente fórca e sandoronàrdu (1136 m), ma noto come forchétta e sàndi alla Forcella, ed indicato semplicemente Forca sulla cartografia IGM. L'appellativo forca si riferisce alla forma a V del valico, giacché il latino furca indica in origine l'attrezzo agricolo di tale forma. Quanto alla specificazione, la si ritrova nel nome della sottostante valle, indicata sulla cartografia IGM come Valle S. Leonardo, che dal valico scende sul versante meridionale fino alle porte di Scoppito. In loco, la valle è detta fùssu e sandoronàrdu. Queste designazioni richiamano l'antica presenza di un Convento di San Leonardo, che forse si trovava proprio sul valico, laddove l'IGM segnala dei ruderi (1150 m). Questi ruderi sono designati sulla guida CAI come appartenenti ad un Casale D'Ascenso: occorrerebbe indagare se per caso l'eventuale convento sia stato trasformato ad uso della pastorizia dopo la sua diruzione. L'agionimo San Leonardo è comunque assai diffuso proprio in relazione ai valichi, basti pensare al noto Guado di San Leonardo fra la Maiella ed il Morrone, o al più vicino Convento di San Leonardo sulla montagna di Marana di Montereale (Aq).


Il Monte Bianco
8. Ad ovest della fórca e sandoronàrdu si innalza la motagna nota a Scoppito come mónde biàngu (1478 m), costituita da una breve crestina sulla linea spartiacque che fa capo al nodo orografico di Monte Cavola. Il toponimo mónde biàngu sarà dovuto al colore bianco delle pietre calcaree. Ad ogni modo, il nome ufficiale della montagna è C.le dei Montanari, che deriva dall'appellativo locale, riportato sulla guida CAI, jàcciu degli mundanàri, riferito ad uno stazzo - dialettale jàcciu, dal latino jacere - sulla spianata sommitale, frequentato dai montonari o pastori di montoni, in dialetto mundanàri. Dall'altro versante, alla Forcella, la montagna è nota come collàutu.

9. A sud del filo di cresta, il crinale si allarga nella spianata delle jùbbere, dove è un ricovero (1366 m). Il toponimo, riportato come C.le Iubbera sulla cartografia IGM, é oscuro. In jùbbere è presente un'estensione in -ere che continua la forma plurale dei neutri romanzi.

10. Sul crinale sotto le jùbbere si trovano alcune vecchie vie, che ne percorrevano i pendii erbosi. Una di queste, che transita a mezza costa, è detta ju peschìtu. Il nome, che è all'origine della designazione IGM Peschiti, si configura come un collettivo (suffisso -etum) di peschio, termine di origine discussa (prelatina), che emerge nei dialetti romanzi dell'Italia centromeridionale (ma anche nei Balcani), ad indicare 'macigno, grosso masso'.

11. Il sentiero del Peschieto guada, ad un certo punto, un vallone che ha origine nei pressi del ricovero delle jùbbere, e che si getta nel Fosso di San Leonardo, non lontano dall'abitato di Scoppito. Si tratta del vallone localmente noto come fùssu de peristangóne, designazione ripresa dall'IGM F.so di Peristangone. Il nome è formalmente composto dai termini pero e stangone, derivato di stanga 'palo', ma non è chiaro se l'appellativo debba ritenersi un soprannome. Non lontano dalla confluenza del Fosso di Peristagone nel Fosso di San Leonardo, poco a monte della strada per Cave, si trova la località pretarèa.

12. Un'altra viarella toccava la località della lopàra, proprio sotto la spianata delle jùbbere. Il toponimo lopàra, non riportato sulla cartografia IGM, riflette un appellativo latino o romanzo luparius, derivato di lupo, e descrive la presenza di tale animale nella zona.

13. Fra la cima di Monte Bianco e la Forca di San Leonardo, si trova una località sassosa, attraversata dal sentiero CAI n° 7, nota col nome le piètre egliu jàlle. Il toponimo è equivalente a 'pietre del gallo', per via della forma, che richiama la cresta del gallo.

14. Ad ovest della cima di Monte Bianco, invece, la cresta spartiacque si abbassa alla sella dei purcìni (1462 m), attraversata dalla carrareccia che da Cave arriva fin quasi alla cima di Monte Cavola. La sella è chiamata sulla cartografia IGM Forca Porcini. Probabilmente, il nome é un derivato di porca 'solco fra i campi, tracciato fatto dalle greggi'.


La catena di Monte Cavola (cresta Est)
15. Il tenimento di Scoppito arriva fino alla cima più alta del massiccio (1989 m), che costituisce il culmine di mónde càole. Come ampiamente trattato nell'Introduzione, il nome ufficiale Monte Calvo appare un'adattamento piuttosto svisato del toponimo originario che, ricorrendo come mónde càola anche al Termine di Cagnano, va interpretato come derivato di cava 'buca nel terreno, avvallamento', mediante il suffisso diminutivo -ola. La cima di Monte Cavola è indicata a Scoppito col nome la cróce, per via di una grossa croce di ferro che ivi è stata posta.

16. La cresta est di Monte Cavola comincia alla sella dei purcìni, salendo con debole pendenza nella zona delle cozzetélle. Si tratta di un crinale piuttosto largo, attraversato dalla carrareccia che costituisce l'itinerario CAI n° 7, sovrapposta in questo tratto ad alcuni vecchi sentierini. Quanto al toponimo, è un derivato di cozza, termine dialettale che indica una 'buca nel terreno, dove si raccoglie l'acqua', mediante il suffisso composto -itello, dal valore diminutivo.

17. Dopo una breve ripida salita, si giunge alla piàna (1728 m) che, come suggerisce il nome, è un tratto pianeggiante della cresta est di Monte Cavola. Sulla cartografia IGM è segnato, in questo punto, il toponimo M. Calvo.

18. A quota 1705 m, la cresta si abbassa nell'intaglio della forchétta de brégno, senza nome sulle carte IGM. Da qui comincia il 'sentiero basso' che si snoda nel bosco della Forcella fino all'importante sorgente di brégno (1709 m), neanche segnata dall'IGM. Il nome della sorgente, che alla Forcella è fónde régna, riprende il nome dialettale vregno 'truogolo', la vasca di legno dove si abbeverano gli animali. Nei vari esiti locali dell'appellativo, si assiste all'indebolimento della v- in posizione inziale o, al contrario, al passaggio a b- per betacismo.

19. Appena sotto la cima di Monte Cavola, in un avvallamento, c'è ju làgu, l'ameno Laghetto di M. Calvo riportato nella cartografia IGM (1847 m).


Il Fosso della Crovella
20. La principale valle di Scoppito è ju fùssu ella coroélla, che si incunea fin quasi alla cima della Croce, fra la cresta est di Monte Cavola ed il crinale della Serra. Il nome della valle, il Fossato sulla cartografia IGM, riprende quello della coroélla, un'importante fonte che si trovava sulla sinistra orografica della valle, chiamata Sorg.te Crovella nelle carte IGM. La vecchia fonte non esiste più, secondo quanto riporta la guida CAI, perché le sue acque sono state convogliate più in basso, per alimentare un grosso fontanile (1120 m). Il toponimo coroélla sembra dipendere dal latino cribrum 'crivello, setaccio', come altri nomi del tipo crivello, ma non mancano altre etimologie, come quella, riportata nella guida CAI, che lo farebbe derivare da ruella.

21. L'itinerario CAI n° 7D percorre tutta la valle della coroélla, partendo dalla frazione di Cave, inizialmente come strada bianca percorribile in auto. Poco a monte del paese, viene lambito un cocuzzolo (971 m), detto localmente castégliu, dove affiorano ruderi di muratura, ritenuti appartenenti ad un 'castelliere' del sec. VI.

22. Salendo lungo il crinale alla sinistra orografica della valle, si tocca la località della fóssa egliu lùpe, caratterizzata da una pescólla (970 m) e dominata dal cocuzzolo chiamato nella cartografia ufficiale il Colle (994 m). Il toponimo è equivalente a 'fossa del lupo'.

23. Più avanti, si trovano delle tracce di muratura a secco, in località la mbianàta (1009 m). L'appellativo impianata, chiaro derivato di piano, designa i tratti pianeggianti di una cresta dopo una salita o, in certi casi, la salita stessa. Sulla cartografia IGM, il toponimo è presente, come Impianata.

24. Ancora oltre, si passa sulla sommità del còlle càja (1016 m), risalito da una vecchia mulattiera da Scoppito. La cartografia ufficiale ha ripreso il toponimo C.le Caia, che può riferirsi sia ad un 'recinto' per gli animali, sia ad una 'avvallamento', entrambi significati di caia, derivati dal latino cavea.

25. A questo punto, la carrareccia dell'itinerario CAI n° 7D percorre un tratto pianeggiante, fino alle pendici (1042 m) di una pineta di rimboschimento. Tale zona è indicata col nome della casétta de jónno, che qui doveva sorgere. Non è chiaro se tale costruzione sia da localizzare sotto la strada, dove la cartografia IGM segnala la presenza di ruderi.

26. Nei pressi del fontanile della coroélla, l'omonima valle riceve la confluenza di diversi fossi che scendono a ventaglio dalle alture circostanti. Uno di questi, che scende dalla sella dei Porcini, è chiamato localmente fùssu de sandagostìnu, ma sulle carte ufficiali, il nome Valle S. Agostino è assegnato ad un altro fosso, che proviene direttamente dalla cima della Croce. Riguardo all'origine del toponimo non è stato trovato nulla che giustifichi l'agionimo.

27. Gli impluvi minori che egualmente confluiscono al fùssu ella coroélla sono noti complessivamente come le canàji, con una denominazione che riprende un significato traslato di canala, in origine la 'grondaia', ma in toponomastica usato spesso ad indicare dei ripidi fossi apportatori di molta acqua.


Il Monte Cavola (cresta Sud-Est, Costa Serpentana) 28. Poco oltre il fontanile della coroélla, si trova un bivio: il ramo di destra sale verso la sella dei purcìni, mentre quello di sinistra si inoltra in una valle tributaria del fùssu ella coroélla, nota in loco come fùssu de falenòtte. La valle è senza nome sulla cartografia IGM, mentre il toponimo Faggio della Notte, che da falenótte dipende, si trova ad indicare la cima a quota 1424 m. Si tratta di una designazione oscura, che sembra non avere a che fare con la locuzione 'faggio della notte' della traduzione ufficiale, ma piuttosto essere un diminutivo (suffisso -òtte) di un qualche appellativo non più vitale nel lessico.

29. Seguendo la carrareccia nel fùssu de falenòtte, si lascia sulla destra il còlle de màlle piàna, lo sperone che si incunea tra detta valle e quella chiamata Valle S. Agostino sulle carte IGM. Su questo crinale si trova la casetta De Carolis (1204 m). Il toponimo è di chiara interpretazione: la valle in questione (giacché màlle è una frequente variante dialettale di valle) essendo proprio il fùssu de falenòtte.

30. Più avanti, si passa sotto i ruderi di un'altra costruzione, la casetta Maurizi (1286 m), che si trova ai piedi dello scrimone sudorientale di Monte Cavola, chiamato còsta serpendàna. Il toponimo, ripreso nella cartografia IGM come Costa Serpentana, deriva da quello della sottostante Valle Serpentana, a sua volta o dall'abbondanza di serpenti, ma più probabilmente dalla forma del fosso. L'appellativo geografico costa, invece, si applica ai fianchi di monte - e generalmente a quelli esposti a sud - riflettendo un latino costa, in origine 'costola, fianco'.

31. Lungo il fùssu de falenòtte si attraversa la località delle pràta, non segnata dall'IGM. Il toponimo prata è in origine un plurale del neutro pratum 'prato', poi passato al femminile (plurale). Generalmente, il termine acquisisce significato autonomo rispetto a prato: mentre quest'ultimo indica il 'prato umido (trifoglio, erba medica, ecc.)', prata designa dei coltivi pianeggianti. Il significato del maschile lo si ritrova nel nome della località pratucciólo, che si trova a monte della Costa Serpentana, al di sopra del bosco, attraversato dalla strada bianca proveniente dal Ponte Radio di Montecalvo. In questo caso, si tratta di un diminutivo (doppio suffisso -uccio e -olo).


La montagna della Serra
32. Il crinale alla destra orografica del fùssu ella coroélla si salda alla Costa Serpentana in corrispondenza dell'insellatura alla testata del fùssu de falenòtte. Dopo la spianata di falenòtte, la cresta si allunga con i cocuzzoli sommitali della sèrra (1364 m), indicata col nome la Serra sulla cartografia IGM. Il toponimo riflette il latino serra che, dal significato originario di 'sega', è passato a quello di 'crinale accidentato, cresta', assai vitale nella toponomastica dell'Appennino Centrale.

33. L'insellatura (1350 m) fra la cima di Falenotte e quella della Serra è la testata della fóssa de càrlu, designazione che richiama un proprietario locale. La sella è (o era) raggiunta da una mulattiera proveniente dal fontanile della coroélla, che lambiva una costruzione (i ruderi sono segnati sulla cartografia IGM), forse da ricollegare allo stesso personaggio, '(un) Carlo'.

34. La zona è comunque ricca di antiche presenze antropiche. Un altro rudere è segnato ai piedi del boscoso versante orientale della Serra, che i locali chiamano i fugnàji, perché ricco di funghi. Il toponimo deriva infatti dal dialettale fugno 'fungo', con la formante -ale di origine latina.

35. Un tratto quasi pianeggiante delle pendici orientali della Serra, quasi del tutto libero dal bosco, è quello delle cerréta, indicato come Cerreta sulla cartografia IGM. Il tipo toponimico cerreto, qui nella variante femminile plurale cerreta, che deriva dal plurale neutro del latino cerretum, indica dei boschetti di cerro, ma spesso anche i coltivi derivati dall'abbruciamento di porzioni più o meno estese di tali boschi.

36. Il crinale della Serra termina, verso sud, con la depressione della sella di sandàgneru (1219 m), senza nome su IGM, la quale trae il nome dalla supposta presenza dei ruderi di un convento dedicato a Sant'Angelo (San Michele Arcangelo), a quota 1175 m, poco sotto il valico. Il culto di Sant'Angelo, come già puntualizzato nell'Introduzione, è di origine longobarda, ed è spesso collegato alla presenza di grotte.

37. Al valico giunge una mulattiera (itinerario CAI n° 6) proveniente dalla frazione pedemontana di Forcellette. La pista, dopo aver attraversato il breve pianoro fra l'abitato ed il fùssu ella coroélla, tocca la cappella della Madonna del Concone (868 m), riportata sulla cartografia IGM. Il nome deriva dalla designazione di questo tratto della valle, che è detto ju fùnnu egliu congó, per via della forma, scavata come una grossa conca.

38. Superato un acclive prato, il sentiero CAI n° 6 giunge ad un terrazzo (1030 m), poco a monte della sorgente della fondanélla egliu rùu. Il nome ufficiale è F.te del Rogo, come riportato dalle carte IGM, ma all'origine del toponimo dovrebbe stare il latino rubus 'rovo', come confermato dalla fonetica locale, che presenta l'indebolimento di -v- (di una precedente dizione *rùvu) in posizione intervocalica.


La montagna di Colle Maggio
39. A sud della sella di sandàgneru, si estende un vasto tavolato culminante con la quota 1316 m (ma il punto trigonometrico è a 1297 m), indicata sulla cartografia IGM e sulla guida CAI come M. S. Angelo. In realtà, il passaggio di questo toponimo dal valico alla montagna è sconosciuto a Vigliano, mentre a Scoppito si ha vaga conoscenza di una designazione ufficiale Colle Sant'Angelo (forse dal catasto), per la montagna che in loco è chiamata ji fàji. Si tratta, infatti, di un versante boscoso, quello che guarda Scoppito, nel quale predominano i faggi.

40. La sommità del tavolato è nota con il nome di commàju, secondo una formazione che si ritrova nella vicina Vigliano, oltre che nel nome del colle dove sorge la famosa chiesa di Collemaggio all'Aquila. Tali toponimi sono generalmente tradotti come 'Colle Maggio', ma non derivano dal nome del mese di 'maggio', quanto dall'aggettivo latino maior 'maggiore', rimasto al caso nominativo. Da ciç, e dal fatto che l'appellativo colle si é saldato all'aggettivo, si evince che il toponimo é molto antico.

41. Più a sud della cima, la cartografia IGM riporta una località di nome Fossa Rotonda, nella quale sarebbero dei mandroni. Sia a Vigliano che a Scoppito, tale località è conosciuta come fóssa retónna, per via della forma rotonda. Nella stessa zona, si trova j'acquàru rànne, conosciuto in entrambi i citati centri, come una località caratterizzata da cavità dove si raccoglie l'acqua. E' questo, infatti, il significato della voce acquaro, così come dell'equivalente italiano, acquaio.

42. Un'altra località sulla cresta è fargiarìttu, a Vigliano fauciarìttu, varianti dello stesso toponimo, derivato da un latino *filicarium 'felceto, luogo dove vegetano le felci', il che è indicativo di una località incolta ed umida.

43. L'ultima asperità della cresta di commàju è il cocuzzolo che sovrasta la stazione ferroviaria di Vigliano d'Abruzzo. Si tratta del còlle de bórgo (1000 m), chiamato a Vigliano con la variante còlle de bùrgu, senza nome su IGM. Il toponimo è un composto di colle e di un appellativo borgo che continua il latino burgus nell'originario significato di 'torre di guardia, luogo fortificato'. Tale cocuzzolo in effetti domina la valle di Corno.

44. Sotto al Colle del Borgo, si trova l'importante rótte d'óro, seminascosta dalla vegetazione (700 m), ma segnata sulla cartografia ufficiale (Gr.ta d'Oro). Il toponimo riflette un latino popolare orum, per ora, in origine 'margine, ciglio', poi anche 'poggio, altura'. Il primo significato si applica bene al sito, che è in notevole pendenza a monte del tracciato ferroviario.

45. Dirimpetto a Forcellette, ai margini del bosco di commàju, si trova una sorgente che la cartografia IGM denota come Sorg.te Scendella (860 m). Anche localmente è detta la scendélla, dal fitonimo centella che indica il 'centonchio', o 'mordigallina', un erba il cui nome presenta numerose varianti locali, tutte riconducibili ad un tema cent-.

46. Una località che si incontra percorrendo la vecchia mulattiera che, dalla Madonna del Concone, attraversa in traverso tutto il bosco di commàju, è pianipìle. Questo toponimo, riportato come P.ni di Pile sulla cartografia IGM, è un composto di piano 'luogo pianeggiante', e dell'appellativo pila 'vasca di pietra', ma anche 'polla, pozza', designazione che appare giustificata dal fatto che la mulattiera, che procede a mezza costa senza ripide salite, attraversa numerosi fossi certo apportatori di acque.

47. A sud della sorgente della Centella, si estendono i prati rivieraschi della camicìlla, che costeggiano l'ultimo tratto della valle della coroélla. Presente anche sulle carte IGM, Camicilla, il nome della località è assai interessante, trattandosi di un diminutivo (suffisso -illa) di un tipo toponimico camicia, che può essere inquadrato nella serie dei nomi derivati dal tema preromano *cama, forse relativo al concetto di 'cespuglio', di cui non mancano esempi, come Camarda (Aq), Pietracamela (Te), ecc.

48. I prati della camicìlla sono interrotti dallo sperone erboso di còlle culù, che si protende verso il ponte ferroviario 'Cerasole'. Il toponimo dialettale, ripreso dalla designazione ufficiale C.le Coluni, sarà una falsa etimologia per un originario *coculù, cuculù o simili, che in realtà è derivato del latino cucullus 'cappuccio', ma in toponomastica appellativo usato per indicare dei cocuzzoli, come nel caso del nome di Cocullo (Aq). La voce dialettale viene da un accrescitivo plurale (suffisso -one), mantenuta dalla versione ufficiale. Dietro il còlle culù, compresa fra il bosco di commàju e la ferrovia, c'è la contrada di San Silvestro (sansilvéstru nella versione locale), coltivata nel passato a vigneto.