Toponomastica preromana del chietino

In questo articolo intendo analizzare i poleonimi (nomi di luoghi abitati), idronimi (nomi di corsi d'acqua) e oronimi (nomi di montagne) dell'area storiografica "chietina", quell'area, cioè, compresa entro i confini dell'omonima provincia prima del 1927, anno dell'istituzione della provincia di Pescara. L'obiettivo è di individuare candidati ad una possibile origine antica, preromana.

Toponimi attestati nell'antichità

Innanzitutto, i tre toponimi Chieti, Lanciano e Ortona continuano altrettanti nomi già attestati in epoca romana. Non essendo in alcun modo ascrivibili alla matrice latina, sono dunque di origine anteriore. Possiamo attribuirli tutti allo strato linguistico italico-orientale e, più precisamente, sabellico (frentano o marrucino) per ragioni fonetiche e lessicali.

§1. Il nome di Chieti continua in ultima analisi un antico toponimo marrucino trascritto dai Romani come Teate [1]. Seguendo il linguista de Giovanni [2], l'originale marrucino andrebbe piuttosto ricostruito come *Teete e sarebbe alla base delle forme medievali del tipo Tete (con varianti grafiche) che predominano su quelle di tradizione dotta continuatrici della grafia latina. Dalla forma semi-dotta Tete discese, per dittongazione forse metatetica (causata cioè da una forma in -i, locativa o di altra origine) di E e dissimilazione di T-T in K-T, il nostro Chieti. Al di là dei possibili riscontri in lingue italiche imparentate, sono le peculiarità fonetiche che ci permettono l'attribuzione di questo toponimo allo strato linguistico sabellico. Infatti, nelle lingue italico-orientali il dittongo indoeuropeo *EI divenne E. Teate, o Teete se preferiamo, può essere dunque intepretato come *teia-te, e fatto risalire ad una versione locale della radice proto-indo-europea (PIE) *(s)tei- 'aguzzo'. Questa radice è pure alla base del vocabolo latino stilus 'stilo', ma soprattutto dell'antico-persiano staera 'cima di monte', il cui significato si adatta benissimo alla realtà di Chieti, il cui nucleo originario è situato sulla sommità di un colle [3]. Va inoltre ricordata la quasi omofonia con il toponimo Reate (Rieti), che pure va ascritto allo strato italico-orientale, sabino in questo caso. Il nome si spiega infatti con la radice PIE *rei- 'scorrere', con riferimento alle copiose acque della piana reatina, solo se si ipotizza lo stesso slittamento vocalico da *EI a E [4].

§2. L'antico Anxanum [5] è continuato nel toponimo medievale Lan(c)zanum, da cui il nostro Lanciano. La forma medievale si spiega con un elemento che nella ligua parlata si attaccò al nome. Si tratta o dell'articolo in una locuzione come *l'Anzano, o forse della preposizione in un costrutto tipo ad Anzanum, con successivo passaggio della consonante dentale D a L [6]. Il toponimo antico è da attribuire allo strato sabellico (frentano) vista anche la controparte Anxa relativa ad una località marsa forse vicino a Luco dei Marsi (L'Aquila). Riconoscendo in questi nomi la radice PIE *ank- 'piegare, arcuare', possiamo attribuire loro il probabile significato di 'collina', probabilmente come traslato geomorfico a partire dal nome di un oggetto concreto, probabilmente 'l'uncino' [7].

§3. Anche il toponimo Ortona, che si è conservato fino ai giorni nostri, ha un'attestazione antica [8]. Lo possiamo interpretare grazie ad un corrispettivo lessicale nella lingua degli antichi Umbri, un popolo italico-orientale come i Frentani, e precisamente l'aggettivo ortom 'sorto'. Si tratta di un discendente della radice PIE *er- 'muoversi', con riferimento originario al moto del sole. In effetti, quando il sole 'sorge' si muove, cioè 'si alza, si eleva' nel cielo. Nel caso del nostro toponimo, possiamo proprio ipotizzare un significato originario di 'elevata', poichè l'insediamento si trova in posizione elevata prospiciente un antichissimo approdo sull'Adriatico [9].

§4. Oltre a questi tre maggiori, altri poleonimi antichi sono arrivati fino a noi. Penso innanzi tutto al nome Pallanum, che si riferisce senz'altro ad un centro sabellico (frentano) situato sulla sommità del Monte Pallano (pr. Tornareccio) [10]. Il toponimo può benissimo riflettere la radice PIE *pel(i)s 'roccia', esemplificata dal vocabolo sanscrito pasana, dal greco pella e dall'antico-alto-tedesco felis, tutti col valore di 'sasso, roccia' [11].

§5. Passando agli idronimi, i nomi dei maggiori fiumi della provincia hanno un'attestazione antica praticamente coincidente con l'attuale. E' questo il caso del Trigno, il fiume che segna il confine storico meridionale del contado teatino, anticamente chiamato Trinius fl. [12]. Come per altri fiumi medio-adriatici [13] il suo nome può risalire all'importante radice idronimica PIE *der- 'correre', con la sua estensione *d(e)reu. È possibile che la versione "al grado zero" di questa radice fosse anche alla base dei nomi del Trigno, attraverso una forma *dr-in-i-o. Occorre però ipotizzare che la *D originaria abbia subito uno slittamento assordendosi a T, un po' come avvenne nella lingua dei Pelasgi o, al di fuori dell'Italia, nelle lingue germaniche e in quella dei Traci balcanici [14]. Ho chiamato questo strato linguistico pre-sabellico "proto-piceno". Nella mia monografia "Toponomastica d'Italia", ho descritto una decina toponimi antichi riconducibili allo strato proto-piceno [15].

§6. L'altro grande idronimo della provincia è il nome del Sangro, fiume che separava in epoca romana i municipia di Lanciano e di Buca e ancora nell'Ottocento i circondari di Lanciano e Vasto. L'attestazione antica Sagrus fl. [16] si continua nell'attuale per introduzione di N già tardo-latina forse per influsso di sanguinis 'sangue'. Pur non mancando controparti antiche in area osca, e penso a Sagra fl. (fiume Torbido, Reggio di Calabria) nel Bruzio, l'etimologia di questo idronimo è purtroppo oscura. L'unico possibile appiglio per un'etimologia radicale mi sembra la radice PIE *seg- 'seminare' [17].

§7. Al di fuori di questi sei, nessuno degli altri toponimi menzionati nell'antichità sembra essere sopravvissuto. Che fine hanno fatto i poleonimi Histonium e Buca dei Frentani, Iuvanum, Cluviae e Trebula dei Carracini, Interpromium e Marruca dei Marrucini? Histonium [18], l'attuale Vasto, andò quasi disabitata, perdendo anche il ruolo di municipio e diocesi, tanto che assunse il nuovo nome Guastus dal latino vastus 'vuoto, spopolato', incrociatosi col francone wost- 'luogo incolto' [19].

§8. Il nome di Buca [20] non scomparve completamente, se è vero che è alla base del coronimo Vocitana che descriveva nel IX sec. il distretto a cui apparteneva l'area di Monte Pallano [21]. Il territorio frentano (un pagus, probabilmente) di Buca comprendeva forse i territori tra Sangro e Osento, incluso il territorio di Atessa che, infatti, nei secoli successivi non fece mai parte della diocesi vastese erede del municipio di Histonium. Grazie alla toponomastica conosciamo anche con il luogo dove probabilmente si trovava Buca. In effetti, sappiamo dell'esistenza di un insediamento medievale alla foce del Sangro (loc. Salette e Bosco di Torino di Sangro), spopolato nel XIV sec., il quale è sempre chiamato nei documenti coevi e posteriori Civitas Sangri. E' proprio l'appellativo civitas a testimoniarci la sopravvivenza nella memoria di un antico centro romano, che identifico con Buca.

§9. La sopravvivenza del toponimo civita ci permette di indagare sull'esito di altri antichi centri, quali i carracini Iuvanum [22] e Trebula [23]. Il primo (loc. S. Maria di Palazzo di Torricella Peligna) potrebbe essersi trasferito nella tarda antichità nell'attuale Civitaluparella (S. Maria di Palazzo e Fallascoso erano ancora nel XIV sec. nel territorio di Civitaluparella), che ne è dunque l'erede [24]. Quanto al pagus di Trebula (loc. S. Maria dello Spineto, Quadri), la sede di riferimento potrebbe essere stata spostata sul versante opposto del Sangro, nell'attuale Borrello, centro che rimase noto fino in epoca recente come Civita Borrello. Una terza Civita nelle vicinanze era Civita del Conte (loc. M. Civita, Montazzoli), centro medievale che ancora nel XIII sec. comprendeva un vasto territorio alla destra del Sangro inclusa la villa di Colledimezzo, quest'ultima emancipatasi nel XIV sec. Tuttavia, quale oppido frentano occupasse il sito di Civita del Conte, non lo sappiamo. Similmente, Civitella (Messer Raimondo dal 1863) deve occupare un sito antico, del quale però non abbiamo elementi riguardo al nome.

§10. Degli altri toponimi antichi, Cluviae [25] andò perduto, mentre il relativo centro fu ribattezzato la Roma, ossia 'la città (per antonomasia)'. Il nuovo toponimo fu ereditato dal castello medievale di Laroma e dal successivo feudo disabitato e frazione di Casoli. Quanto al nome di Interpromium [26], fu forse tradotto Intermontes e sopravvisse come coronimo fino ad oggi (gole di Tramonti o Tremonti). Ma se invece il toponimo originario significava 'tra i flutti' con l'elemento promium un riflesso sabellico della radice PIE *per- 'spruzzare, schizzare', allora dovremmo identificare il sito di Interpromium con l'isola di S. Clemente a Casauria (oggi una penisola in comune di Castiglione a Casauria, Pescara). Secondo questa interpretazione, dunque, il toponimo sabellico scomparve a favore del semplice appellativo latino Insula, in definitiva una traduzione del primo [27].

§11. Un discorso a parte merita Marruca, toponimo tramandatoci dall'iscrizione del II sec. a.C. nota come 'Bronzo di Rapino' [28], che richiama chiaramete l'etnico dei Marrucini. Il suo sito è oggi noto come Piana della Civita a Rapino, ed in effetti ancora nel sec. IX vi era un centro abitato chiamato civitas Tazze [29], i cui eredi furono Rapino e Colle Maiella, quest'ultimo centro andato diruto nel XIV sec. Probabilmente il medievale Tazze continua il nome originario del pagus marrucino, che possiamo ricostruire come *Tatia (Tatius era un gentilizio sabino), mentre Marruca era una semplice designazione etnica. Vicino alla Civita Tazze o Marruca, e precisamente presso l'attuale Comino, frazione di Guardiagrele, ma sul versante opposto della valle, dove questa sbocca dalla Maiella (oggi c'è la frazione Bocca di Valle) sorgeva una seconda civita, cioè un secondo oppido sabellico. Lo sappiamo dalla sopravvivenza del toponimo Piana della Civita, che designa un pianoro dove sono state ritrovati resti antichi. Propongo di localizzare in questo sito il centro marrucino o carracino di *Cominium (vedi sotto), di cui ipotizzo l'esistenza dalla sopravvivenza del toponimo. Nel medioevo Civita Tazze comprendeva sia Rapino che Comino: forse gli antichi centri sabellici di Tazze/Marruca e Cominio furono uniti amministrativamente in epoca romana e collettivamente chiamati Tazze.

Toponimi con controparti sabelliche, umbre o sannitiche antiche

La grande maggioranza dei toponimi dell'area considerata non è attestata nell'antichità. Però un certo numero di essi possiede delle controparti antiche, più o meno dirette, attestate in aree di antico popolamento sabellico. Possiamo dunque legittimamente supporre che i nostri siano continuatori di antichi toponimi sabellici che, probabilmente perché relativi a insediamenti minori, non furono citati nell'antichità. Spesso troviamo delle controparti antiche di toponimi non in area propriamente sabellica, ma in comunque in regioni che hanno conosciuto uno strato linguistico italico-orientale, come l'umbro o l'osco.

§12. Riprendendo da *Cominum (castello medievale sito in loc. Còmino di Guardiagrele, autonomo fino al XIV sec., poi feudo associato a Guardiagrele) abbiamo una controparte antica in Cominium (vic. San Donato Val di Comino, Frosinone) [30]. Per questi toponimi possiamo ricostruire un'etimologia radicale. Probabilmente la forma originaria del toponimo era *kos-men-om e questa rifletteva un vocabolo, ricostruito come *kos-men, che doveva indicare una 'cresta (di monte)'. Infatti, la fonetica del toponimo richiama la radice PIE *kes- 'grattare, pizzicare', alla cui famiglia appartiene pure il vocabolo medioirlandese cir che significa proprio 'cresta' [31].

§13. Un altro toponimo che possiamo attribuire in qualche modo allo strato italico-orientale è Canosa (Canosa Sannita dal 1864), centro di origine medievale e non attestato come tale prima del XIII sec., forse erede del castello medievale di S. Cesidio. Se ricostruito come *Canusia, il toponimo ha una precisa controparte antica in Canusium (Canosa di Puglia, Bari), il quale però non è stato finora spiegato [32], ed è oggettivamente di difficile interpretazione.

§14. Anche il nome della vicina Crecchio non è antico, né è attestato anteriormente al XI sec. (Ocrecle). Pur se formalmente analogo al toponimo umbro Ocriculum (Otricoli, Terni), preferisco non ipotizzare un'origine antica per Crecchio, in quanto il toponimo umbro riflette un diminutivo del vocabolo umbro ocar 'rocca', che però ha una controparte latina, forse da questo derivata, ocris (oltre al greco okris imparentato geneticamente) con lo stesso significato [33]. E' pertanto più probabile che Crecchio sia un riflesso della voce tardo-latina ocriculum 'monticello'.

§15. Fa parte di questa categoria anche Celenza (Celenza sul Frigno nel 1863, Celenza sul Trigno dal 1864) il cui nome, Celentia non prima del XIV sec., si confronta con Celenza Valfortore (Fg) ed il medievale Cele o Caelum nella Marsica. Ipotizzo un antico *Celentia che non può che essere preromano, dunque italico. Quanto al significato, potrebbe essere legato alla radice PIE *kel- 'svettare, elevarsi, collina' che, combinata col suffisso participiale -ent-ia, ci lascia ipotizzare un vocabolo sabellico indicante un 'luogo svettante, collina, rocca' [34].

§16. Meno evidente appare l'origine preromana di Planisium, nome di un castello medievale situato nei pressi di Scerni (loc. S. Giovanni). In effetti il toponimo potrebbe essere imparentato con il nome piceno Planina (loc. ignota del Picenum) e pertanto interpretato sulla base della radice PIE *pel- 'ampio e piatto', da cui anche il latino planus 'piano' [35]. E' proprio l'eventuale concorrenza dell'aggettivo (e relativo sostantivo planum 'pianoro') latino a lasciare un residuo dubbio sull'effettiva ascendenza sabellica di Planisium, ma propendo per questa ipotesi in virtù del suffisso -isium che sembra antico.

§17. Il coronimo Lucania, attestato fino al XII sec. per descrivere l'area del monastero di S. Stefano presso Tornareccio, è chiaramente omografo di Lucania, terra dei Lucani. Forse l'area vide un insediamento di questi ultimi in epoca imprecisata, così come i Piceni trasferiti nel III sec. a.C. nell'area campana che poi rimase nota come Picentia. O forse si tratta di coronimi indipendenti ma aventi la stessa origine, cioè da un vocabolo sabellico per 'radura (artificiale, risultato di un disboscamento)', risalente alla radice PIE *leuk- 'brillante, splendere' [36].

§18. Anche per il nome di Lentella si è trovata una possibile parentela preromana, e precisamente la coppia formata dal toponimo sicano Entella (vic. Contessa Entellina, Palermo) e dall'idronimo ligure Entella fl. (fiume Entella, Genova) [37]. Il presupposto è che anche in questo caso, come per Lanczanum, l'articolo o la preposizione ad si sia agglutinata al nome originario. I due toponimi imparentati appartengono però al sostrato indoeuropeo "ligure-sicano" che ho identificato nel mio libro, non a quello italico-orientale, e dunque ipotizzare la stessa origine per il nostro Lentella mi sembra un po' azzardato. Dopotutto Lentella potrebbe essere il diminiutivo di un idronimo dello stesso tipo di Alento (vedi §22).

§19. Un'altro poleonimo medievale per il quale è stata ipotizzata un'origine preromana è Pollutrum (Pollutri), talvolta accostato al nome dell'arcaico centro latino di Politorium (pr. Roma). Quest'ultimo è un toponimo composto proto-latino risalente alle due radici PIE *pel- 'ampio e piatto' già incontrata sopra e *(s)ter- 'rigido', nel senso generale di 'terra ampia e piatta, pianura' [38].

§20. Non con un toponimo, ma con un vocabolo del lessico sabellico, è stato confrontato il nome di Tocco (Tocco da Casauria dal 1863) e precisamente con un aggettivo *touti-ko-s pubblico, cittadino', da touta 'popolo, città' [39]. In questo senso, acquista valore l'ulteriore confronto col nome di Tocco Caudio (Benevento), in area schiettamente sannitica. Esiste però un'alternativa romanza a questa etimologia, e non va neppure esclusa un'eventuale concorrenza delle due origini [40].

§21. Tra gli idronimi, Orfente (affluente dell'Orta) potrebbe essere ricostruito come *Aufentus (da cui Ufente, Urfente) e pertanto confrontato con il toponimo pentro Aufidena (vic. Alfedena, L'Aquila). L'origine di quest'ultimo è da ricercare nella radice PIE *eudh- 'mammella, fecondo', nel senso di 'copioso (di acque)', che nelle lingue italiche ha dato regolarmente auf-. Per chiarire questo significato ho ipotizzato l'esistenza di un idronimo a noi non pervenuto, *Aufidus fl., che doveva essere il nome pentro del tratto superiore del Sangro. Tale ricostruzione è corroborata dall'effettiva esistenza di due idronimi corrispondenti, Aufentus fl. in Lazio (fiume Ufente), e Aufidus fl. in Apulia (fiume Ofanto). Possiamo spiegare il nostro Orfento in ultima analisi come *auf-ent- 'il fecondante' [41].

§22. Neanche il nome dell'Alento (sfocia nell'Adriatico a Francavilla) è attestato nell'antichità, ma presenta una controparte lucana Alentus fl. (fiume Alento, pr. Salerno). Ciò ci autorizza alla ricostruzione *Alentus fl., cioè *al-ent- 'il nutrente', dalla radice PIE *al- 'crescere, nutrire' [42]. Come ha ben spiegato M. De Giovanni, un diminutivo dell'idronimo Alento è alla base del nome del vicino corso d'acqua, ma affleunte del Foro, Dèndalo o Dèntolo [43].

§23. Stesso ragionamento anche per il nome dell'Aventino (affluente del Sangro), che non ha attestazioni antiche ma una controparte sabina in Avens fl. (fiume Velino, pr. Rieti) e va dunque ricostruito come *Aventinus fl., cioè *av-ent- 'lo scorrente', dalla radice PIE *au(e)- '(acqua) corrente' [44]. La stessa radice è probabilmente visibile in almeno altri due idronimi marrucini. Il primo è Venna (affluente da destra del fiume Foro con due rami), che può essere ricostruito come *Avenna, cioè *av-es-na. Il secondo è Avella, -o, tributario dell'Aventino stesso che scorre presso Pennapiedimonte, il cui nome va analizzato come *av-er-ela ed interpretato come 'torrentello'.

§24. Esiste una controparte umbra di Toscana (Auser fl., fiume Serchio) per la coppia di idronimi Osento (sfocia nei pressi di Torino di Sangro) e Sente (affluente di sinistra del Trigno), il che permette di ricostruire entrambi i nomi come *Ausentus fl., cioè *aus-ent- 'lo scolatore', dalla radice PIE *aus- 'scolare, drenare' [45].

§25. Ultimo idronimo per il quale disponiamo di controparti in area italica è Lavino (affluente da destra della Pescara) che può essere confrontato con l'antico idronimo bruzio Laus fl. (fiume Lao, Cosenza), nonché con il toponimo collegato Lavinium (vic. Scalea, Cosenza), ed analizzato come *Lavinus, cioè *leu-in-, dalla radice PIE *lou(e)- 'lavare' [46].

Etimologie radicali

In mancanza di attestazioni antiche o di controparti sabelliche, dobbiamo accontentarci di etimologie radicali per altri toponimi. Possiamo, cioè, ancora attribuirli ad uno strato preromano, molto più antico della loro prima attestazione di solito medievale, dopo aver scartato un'eventuale etimologia romanza e averne trovato l'origine in una radice PIE. Il presupposto è che in una sabellica esistesse un vocabolo, a noi non pervenuto tramite le iscrizioni , che costituirebbe la 'motivazione' del toponimo.

§26. Un primo esempio di questo metodo è il poleonimo Taranta (Taranta Peligna dal 1881), che presenta un suffisso -anta spia di antichità. Il tema tar- potrebbe essere collegato con uno degli antichi nomi della Majella, ossia quel *Tarinum che doveva indicare la parte centrale del massiccio, cioè Monte Amaro e i suoi versanti [47]. Per spiegare questi due nomi ricorro in via ipotetica alla radice PIE *deru- 'albero, foresta', ricordando che la Maiella doveva essere molto più boscata di oggi prima del suo sfruttamento per la pratica pastorale. Il passaggio dalla D della radice alla T che troviamo nei due nomi si spiega bene nell'ottica dello strato "proto-piceno" già menzionato. Le caratteristiche fonetiche di questa ipotetica lingua indoeuropea, ed in particolare la resa in A della O breve del PIE, spiegano anche il passaggio del suffisso PIE -ont- a -ant- [48].

§27. Anche il nome di Palena è con ogni probabilità antico, in quanto va ricollegato al nome dei Peligni, popolo sabellico dell'odierno sulmonese un cui ramo è chiamato Paleni da Diodoro Siculo, e a quello della stazione di posta dedicata a Iovis Palen(i)us [49], probabilmente situata nei pressi del valico di Forcapalena. Una possibile etimologia radicale potrebbe essere *Palena dalla radice PIE *pel- 'ampio e piatto', con riferimento al valico di Coccia, importante via di comunicazione tra i due versanti della Maiella [50].

§28. Terzo poleonimo dal sapore preromano è Atessa, trascritto Atissa nel Medioevo, forma da cui ricostruiamo il toponimo originario come *Atisia. In verità le possibili controparti sannitiche non mancano, considerando le due Atina nei Volsci (Atina, Frosinone) e nei Lucani (Atena Lucana, Salerno), oltre a una terza nella regione augustea della Venetia. Purtroppo il valore del tema *at- che troviamo in questi toponimi non è stato chiarito. Possiamo proporre in via speculativa un composto *at-is-ia 'presso il corso d'acqua', con il primo elemento che è la preposizione PIE *at- 'su, presso', il secondo elemento il grado zero della radice PIE *eis- 'muoversi rapidamente', più un suffisso derivativo [51].

§29. Passando a nomi di località un tempo abitate, ipotizzo un'origine preromana per Salaventum (castello medievale e poi feudo disabitato presso la loc. S. Angelo di S. Salvo), citato anche come Salabentum [52]. Questo nome presenta un'interessante formante -entum che lo fa ricondurre al produttivo suffisso PIE -went- 'ricco di', spesso abbinato a fitonimi, ossia nomi di piante. Per questo motivo, per spiegare il tema va richiamata di preferenza la radice PIE *sal- 'grigio scuro, ecc.', alla quale si riconducono diversi vocaboli delle lingue indoeuropee tra cui il fitonimo 'salice' (in latino salix) [53]. Forse il nome di Salavento va confrontato anche con il toponimo Salavuca (o Salabuca) presso Vasto e il medievale Salabuca presso il Biferno [54], entrambi caratterizzati da una formante -uca pure di aspetto antico.

§30. Un'altro caso possibile di relitto preromano è quello del nome di Tutoglio, castello medievale fino al XIV sec., oggi contrada di Pennadomo (Tutullum) [55]. Considerando anche il medievale Mons Totius (nella zona di Trivento) si può ipotizzare alla base un vocabolo sannitico risalente alla radice IE *teu- 'gonfiare', da cui il participio *teue-to- ad indicare come traslato geomorfico un 'rigonfiamento' del terreno, cioè una collina o una montagna [56].

§31. Tra gli idronimi, Treste (affluente di sinistra del Trigno) non ha né attestazioni antiche né controparti sabelliche, ma sembra proprio appartenere alla serie proto-picena degli idronimi derivati dalla radice PIE *der- 'correre' ed in particolare dalla forma *dres-te, con assordimento della D in T tipica di quello strato linguistico [57].

§32. Un'etimologia radicale è possibile anche per il nome del Sinello, che va ricostruito come *Senella, e spiegato con la radice PIE *sei-n- 'essere umido, gocciolare'. La semplificazione del dittongo *ei > e è un tratto tipicamente italico-orientale, sabellico [58].

§33. Terzo idronimo al quale è possibile attribuire un'etimologia radicale preromana è Feltrino (sfocia a San Vito), che va spiegato come *Feltrinus, ossia *bhel-ter-in- 'il pulitore', nome di agente con tipica suffissazione alla radice PIE *bhel- 'splendente, bianco'. Il confronto con il nome antico Feltria (Feltre, Belluno) è forse fuorviante perché quest'ultimo è ritenuto di origine rètica, cioè etruscoide [59].

§34. L'altro idronimo Laio (affluente dell'Aventino) lo interpreto con cautela come un antico vocabolo *Lagius 'letto', riflesso della radice PIE *legh- 'giacere'. Un vocabolo che presenta dunque lo stesso slittamento semantico del latino lectus (da 'letto' a 'letto di fiume'), che pure deriva dalla forma *legh-to- [60]. Vista la resa in A della radice PIE e la conservazione della consonante sonora [61], propongo di ascrivere questo idronimo così ricostruito allo strato proto-piceno.

§35. Appartiene alla categoria di nomi per i quali possiamo legittimamente proporre un'etimologia radicale preromana anche un importante oronimo, ossia *Magella m. (la Maiella). Si tratta infatti di un vocabolo comune a noi non pervenuto se non come relitto toponomastico, ad esempio nel nome della località Lama Maiella presso Castiglione Messer Marino, che non può dipendere da quello della grande montagna. Quanto al significato, si può analizzare come *mag-ro-la, ed invocare la radice PIE *mej(h)- 'grande' che forse ritroviamo anche nel toponimo siculo Magella, quantunque questo sia trascritto Macella da altri autori antichi [62]. Propongo di attribuire il nome Magella allo strato sabellico, in opposizione al preesistente oronimo Tara, Tarino (§26), che invece è proto-piceno.

§36. Per quanto riguarda lo strano toponimo Ungium (castello medievale sito nel comune di Pennapiedimonte) [63], posso solo ricordare che nei dialetti italico-orientali la sonante nasale N veniva vocalizzata proprio come UN. Ignota è l'eventuale radice PIE alla base del toponimo.

§37. Per concludere questa categoria, l'idronimo Orta (affluente da destra della Pescara) richiama senz'altro quello di Ortona (§3) e, a giudicare dal significato della radice e del vocabolo umbro ivi richiamati, potrebbe aver significato in origine 'sorgente'.

Non vanno considerati qui i toponimi che riflettono voci del lessico di probabile origine preromana, ma passate con certezza o alta probabilità al latino regionale.

§38. Un esempio di questa categoria è penna che ritroviamo nei nomi medievali di Pennapiedimonte (Pinna), Pennadomo (Penna de Domo, de Homo) e Pennaluce (centro scomparso in loc. Punta Penna, Vasto) e che indica una 'cima' appuntita. La voce è usata per lo più nella fascia medio-adriatica, da Pennabilli (Macerata) alla nostra provincia, passando per l'antico nome vestino di Pinna (Penne, Pescara). Comunemente questa serie viene fatta risalire al latino dialettale pinnus 'acuto' o, come traslato geomorfico, alla voce penna 'penna'. Per il toponimo vestino entrambe queste spiegazioni vanno escluse, a meno di non ammettere che pinnus rifletta un vocabolo più antico a diffusione centro-meridionale, così come è da escludere ogni possibile relazione con il vocabolo celtico che sta alla base del nome dell'Appennino. Non resta che invocare la radice PIE *bend-no-s 'punta, ago', la quale si adatta benissimo come valore semantico ma richiede, per essere accettata come etimologia, che si riconosca lo slittamento della *B iniziale alla P di Pinna. In definitiva, lo stesso slittamento che, in una lingua germanica come il medio-basso-tedesco, ha prodotto il vocabolo pinne 'punta' [64].

§40. Il vocabolo rocca ha forse un'origine preromana, probabilmente celtica, ma è stato accolto nel latino già nel VIII sec. [65] ed è in questa funzione che ha generato tanti poleonimi attestati per la prima volta nel Medioevo (Roccamontepiano, Roccamorice, Roccacaramanico, Roccascalegna, Roccaspinalveti, Rocca S. Giovanni, ma anche Rocca Monteformoso scomparso, presso Rosello, e Rocca d'Osento, presso Torino di Sangro).

§36. Fra i toponimi minori e gli ex-poleonimi, il nome del casale Guarencia di Roccaspinalveti, citato nelle tassazioni angioine, è da ricostruire come *Varennicia, mentre Guarenna, frazione di Casoli, come *Varenna. Entrambi riflettono probabilmente il latino medievale warenna a sua volta erede di un vocabolo idronimico *vara proveniente dalla radice PIE *(a)uer- 'acqua, sorgente', con una vocalizzazione in A che potrebbe essere indotta dalla liquida [66].

§41. Oscuri ma non necessariamente preromani sono infine altri poleonimi quali Tollo (Tullum nel XI sec.), Orsogna (Ursonia nel XI sec.), Scerni (forse Serra nel IX sec.), Stiggio (centro scomparso in loc. Torre di Guardiagrele, Stigium nel XII sec.), Polegra (centro diruto in loc. Polegra di Serramonacesca, Pelagra nel XII sec.), Mucchia (centro diruto in loc. Torre Mucchia di Ortona, Muccla nel XI sec.).

§42. Un certo numero di idronimi ha pure origini poco chiare, ma probabilmente romanze: Foro (sfocia al confine tra Ortona e Francavilla), Moro (sfocia a S di Ortona), Gogna (affluente da sinistra del Sangro, forse da *Agogna).

Note

1. Citato da Tolomeo, Plinio, Paolo Diacono e presente nella Peutingeriana.
2. De Giovanni M., Kora, Vecchio Faggio, Chieti, 1989 (di seguito "Kora"), pp. 7-37.
3. Pokorny J., Indogermanisches Etymologisches Wörterbuch, Franck, Bern, 1959 (di seguito "IEW"), p. 1015; ipotesi sostratiste nel Dizionario dei Nomi Geografici Italiani, TEA, Torino, 1992 (di seguito "DNGI"), p. 146, derivate da Kora, pp. 7-8, che si limitano a generici confronti fonetici.
4. IEW, pp. 326-332; toponimo oscuro nel DNGI, p. 429 (Rieti).
5. Citato da Tolomeo e Plinio.
6. Kora, pp. 47-48.
7. IEW, pp. 45-47; il DNGI, p. 259 (Lanciano) riprende l'ipotesi di Kora, pp. 47-48, consistente nell'invenzione di un "tema mediterraneo" *anc-, senza valore ricostruito, unito ad una formante -sa.
8. Citato da Tolomeo, Plinio e Strabone, con qualche variazione, e presente nella Peutingeriana.
9. IEW, pp. 326-332; il toponimo ha una "struttura mediterranea" per il DNGI, p. 356 (Ortona), che riprende Kora, p. 55; stesso approccio in Giammarco E., Il toponimo Ortona e i nomi locali preindoeuropei delle due sponde adriatiche, in Atti del convegno di studi storici L'Abruzzo e la Repubblica di Ragusa tra il XIII e il XVII secolo, Ortona, 1987, vol. 1, pp. 1-6; un'altra ipotesi illeggittima talvolta citata da studiosi non di formazione linguistica vorrebbe il toponimo derivato dal greco orton 'dritto', con allusione alla forma della costa.
10. Citato nella Peutingeriana.
11. IEW p. 807; questo toponimo fa parte di una serie in cui autori sostratisti vedevano un tema "mediterraneo" *PALA, a cui veniva attribuito il significato di 'rotondità', forse a partire da vocaboli come palato e pala, che in alcuni dialetti alpini indica una 'cima', cf. G. Devoto, Avviamento all'Etimologia Italiana, Mondadori, 1995, s.vv. pala, palato; Kora, p. 50.
12. Citato da Plinio.
13. Il Tronto, Truentus fl. e probabilmente anche il Tirino, *Trinus fl. e il Treste, v. infra §30.
14. IEW pp. 204-206; la spiegazione sostratista è da una radice idronimica *tir-/dir-, cf. DNGI, p. 135 (Trigno).
15. A. Sciarretta, Toponomastica d'Italia, Mursia, 2010 (di seguito "TdI").
16. Sarus in Tolomeo, Sagrus in Strabone, Sangrus in Paolo Diacono.
17. IEW, p. 887; il DNGI, p. 464 (Sangro), propone un conguaglio con l'aggettivo latino sacer 'sacro', presente anche nelle lingue italiche.
18. Citato da Tolomeo, Plino, Mela e nella Peutingeriana.
19. DNGI, p. 559 (Vasto); Kora p. 54.
20. Citato da Tolomeo, Plinio, Strabone e Mela; etimologia in TdI, p. 211.
21. Donazione di Ludovico il Pio a Farfa, a. 829.
22. Citato da Plinio; etimologia in TdI, p. 86.
23. In iscrizioni; etimologia in TdI, p. 81.
24. Civitaluparella era dunque il centro dell'unità territoriale tardo-antica denominata ancora nel XII sec. Domo, da domus 'palazzo', proprio con riferimento ai resti di Iuvanum.
25. Citato da Livio e Tacito; etimologia in TdI, p. 86.
26. Noto dalla Peutingeriana.
27. IEW, pp. 809-810.
28. Kora, p. 42.
29. Ad esempio in un documento cassinese del IX sec., il Memoratorium Abbatis Bertharii.
30. Kora, p. 63.
31. IEW, p. 585-586.
32. Se non con le solite etimologie mediterranee, v. DNGI p. 93 (Canosa Sannita, Canosa di Puglia), Kora, p. 48.
33. Per l'origine antica DNGI p. 171 (Crecchio) e Kora, p. 62.
34. IEW, p. 544; In Kora, p. 57 e DNGI, p. 135 (Celenza sul Trigno), si propende per l'origine sabellica confrontando il toponimo con l'quivalente osco del latino caelum 'tempio'.
35. IEW, p. 805-807.
36. IEW, p. 687-690; l'interpretazione tradizionale dei sostratisti è che Lucani fosse un etnonimo pre-indoeuropeo, indicativo di popolazioni estese dal nostro Abruzzo alla Lucania storica, v. Kora, p. 51.
37. La spiegazione sostratista prevede che tutti questi toponimi siano pre-indoeuropei, v. Kora, p. 49.
38. IEW, p. 1022-1027; confrontato anche con Polusca (toponimo latino non identificato) in DNGI, p. 400 (Pollutri) e Kora, p. 55.
39. Etimologia di ???
40. Il DNGI, p. 527 (Tocco da Casauria) chiama in causa il latino thocum 'sella', fossilizzatosi in voci meridionali come toccu 'portico' e 'luogo di riunione per trattare gli affari pubblici'. Dunque lo stesso valore semantico dell'eventuale etimologia sabellica.
41. IEW, p. 347; v. DNGI, p. 11 (Alfedena), p. 348 (Ofanto).
42. IEW, p. 26-27; in Kora, p. 44 il "tema" *al- è considerato 'mediterraneo'.
43. Kora, p. 46.
44. IEW, p. 78-81; Kora, p. 55.
45. IEW, p. 90; in Kora, p. 45 il tema *aus- è considerato 'mediterraneo'.
46. IEW, p. 692.
47. Toponimo citato nel Chronicon Casauriense, sec. IX, "in celsitudinem montis Tarini". Un'eco di questo toponimo esiste ancora, ma dal versante opposto, nel microtoponimo le cime de tarine, presso Civitella Messer Raimondo; quanto a Monte Amaro, è chiamato Mons Malus in una confinazione del territorio di Fara S. Martino del 1044, ripreso nella bolla di Onorio III del 1221.
48. IEW, p. 214-217; Kora, p. 49 e DNGI, p. 518 (Taranta Peligna) richiamano il toponimo Taranto, che però deriva verosimilmente da un idronimo (fiume Tara) preesistente all'insediamento e pertanto va spiegato con l'altra radice PIE *ter- 'attraversare'; cf. anche in un iscrizione rinvenuta a Fara S. Martino "C(ario) Tadio Tarinati", dove Tarinati va interpretato come 'Majellano'.
49. Iovis Larene nella Peutingeriana, ricostruito come *Palenius; il toponimo ricompare poi nell'VIII sec.
50. IEW, p. 831-832; ipotesi 'pre-indoeuropee' in Kora, p. 51 e DNGI, p. 367 (Palena).
51. IEW, p. 70-71 e p. 299-301; una generica base idronimica *at- è invocata in Kora, p. 47 e DNGI, p. 29 (Atessa).
52. Attestato nel IX sec., "in Salabento".
53. IEW, p. 879.
54. Probabilmente nel territorio di Casacalenda, menzionato nel Chronicon Casinensis verso l'anno 1000.
55. Attestato nel Catalogus Baronum come "Cotollium" o "Tucullum".
56. IEW, p. 1081.
57. v. supra, n. 14.
58. IEW, p. 889; Kora, p. 55.
59. IEW, p. 118-120; il confronto col toponimo alpino è in Kora, p. 48.
60. IEW, p. 658-659.
61. Nelle lingue sabelliche, la O rimase tale e la sonora aspirata GH passò a H.
62. IEW, p. 708-709; Magella in Plin., Macella in Ptol., Liv.
63. Attestato nell'a. 883 (Castellum de Ungo).
64. IEW, pp. 96-97; DNGI, p. 376 (penna).
65. Oppure un'origine schiettamente latina, da rupes > agg. *rupica, nonostante la diversa qualità della O; nel latino in un testo del 767: multas roccas et speluncas conquisivit.
66. IEW, p. 78-81; in Kora, p. 49, la radice *var- è considerata 'mediterranea'.