Villa Santa Lucia degli Abruzzi

Appunti sul paese

Villa Santa Lucia degli Abruzzi si trova lungo la statale n° 17 bis che scende da Campo Imperatore, facilmente raggiungibile dalla Valtirino o dal Pescarese, attraverso il valico stradale di Forca di Penne. E' disposta ai margini di un pianoro, a ridosso della lunga catena delle Scrime, che continua il Gran Sasso verso est.

La storia villese si articola attorno ai fulcri di Colle della Madonna, Castelluccio, Colle del Supinello. Nel primo sito si hanno tracce di un insediamento preromano, poi sostituito dal più importante borgo al Colle del Supinello. La zona era importante poiché qui passava l'antesignana della via Claudia Nova che metteva in collegamento gli altopiani dell'interno con Penne, capitale dei Vestini. In epoca altomedievale, il territorio fu ripopolato da coloni longobardi alle dipendenze di San Pietro ad Oratorium in Valle Tritana. Tale insediamento, del quale sono rimaste tracce anche nei racconti orali, si stabilì al colle del Castelluccio. Successivamente, si ebbe un primo incastellamento del sito di nuovo sul Colle del Supinello, attorno al quale si sviluppò un borgo nella Valle di San Nicola. Questo sito fu poi abbandonato in favore dell'attuale, più a valle. La villa così costituita venne a dipendere dalla terra di Ofena, insieme alla vicina villa di Carrufo. Autonoma nel 1577, Villa torno volontariamente sotto l'egida ofenese dal 1807 al 1872. Nel 1951 Carrufo venne aggregata al comune di Villa Santa Lucia. Alla fine del secolo scorso, inoltre, un nuovo insediamento fu fondato da una colonia di Pentecostali, originari di Carrufo, sulla strada per Forca di Penne, insediamento noto oggi come Scarafano.

Degna di nota a Villa è la chiesa di Santa Maria delle Vicenne (sec. X), recentemente restaurata, nella zona che vide il primo insediamento preromano.

Appunti sul territorio

Il comune di Villa Santa Lucia è circondato da Castel del Monte, Ofena e Capestrano nella provincia dell'Aquila, mentre ad est confina con la provincia di Pescara (Brittoli e Carpineto). A monte della statale di Forca di Penne è montuoso, ma a valle di questa comprende alcune aree pedemontane, comprendenti la frazione Carrufo.

La montagna di Villa è costituita dal versante sud-occidentale del crinale culminante con la mónnë (1801 m), che funge da spartiacque fra il bacino del Tirino e quello del fiume Tavo. A nord della cima più elevata, questo scende con il crinale delle scrìmë al valico stradale di càpë dë sèrrë (1513 m), oltre il quale continua nella dorsale di prëtàsprë (1681 m). A sud della cima, il crinale si abbassa fino alla depressione di chennetìnë (1060 m), dove si svalica verso Brittoli. Un altro valico è quello di pretaflòrë (1625 m), che immette oltre lo spartiacque, dove il comune di Villa comprende una porzione del bacino chiuso del Voltigno. Verso il paese, la montagna è interrotta da un lungo sistema vallivo, ai piedi del quale si trova l'abitato, comprendente i pianori delle fónërë e di jërvùtë. Al di là, il modesto crinale con la capricciósa (1208 m) ed il còllë dë la guàrdia (1060 m), che prelude alle vallate di Ofena. A sudest di Villa, invece, la montagna degrada in maniera piuttosto uniforme verso la statale, includendo le piccole asperità del castijjùccë (1153 m) e del còllë dë ju supinéjjë (1056 m).

Le fonti di Villa sono per lo più situate al di là dello spartiacque, ai margini del Voltigno. Qui, infatti, si trovano la fóndë dë la curnacchjèlla (1532 m), la fóndë dë la curnàcchja (1390 m) e la fóndë dë j'aciprànë (1452 m). La cresta della Monda era frequentata per il volo a vela, fino a qualche anno fa, mentre le località al di qua dello spartiacque rivestono un eccezionale interesse storico, in quanto gli antichi insediamenti della zona erano tutti a monte dell'attuale, attorno al Castelluccio, al Colle del Supinello, con la vàllë dë sannëcòlë, ed al còllë dë la madònnë (1003 m).

La sentieristica attuale (segnavia bianco-rossi) comprende l'itinerario n° 47) Ofena-Villa-Voltigno.

La toponomastica

La montagna della Capricciosa
1. La strada per Castel del Monte percorre le pendici sudovest della montagna villese. Appena usciti dal paese, si passa poco ad est del còllë dë la uàrdia, una serie di cocuzzoli ora riconquistati dalla vegetazione, che ebbero un ruolo durante l'ultima guerra. Il toponimo è riportato come C.le della Guardia sulla cartografia IGM. Riflette l'appellativo guardia, nel senso di 'colle svettante'.

2. Di fronte al Colle della Guardia, la strada statale tocca i coltivi della contrada cannavìnnëlë. Questo nome è un diminutivo di cannavina 'luogo dove si coltiva la canapa'.

3. Oltre una serie di tornanti compiuti dalla strada, si trovano due bivi per la vì dë la mondàgna, cioè la 'via della montagna' per eccellenza, quella che conduceva all'altopiano di Voltigno prima della realizzazione della nuova strada carrozzabile. Le due bretelle di accesso sono dette viavècchia (1027 m) e vianòva (1005 m). Quest'ultima è in effetti un antico sentierino sul quale si è ora sovrapposta una ulteriore strada in fondo naturale. Rimane ancora una importante scorciatoia, la via di mbùssë dë cùnghërë che, dalla q. 921 sulla strada carrozzabile per Castel del Monte, saliva direttamente i pendii sovrastanti. I nomi attribuiti ai due rami della Via della Montagna sono trasparenti. Quanto al nome della scorciatoia, è da rilevare la presenza, assai difusa, del plurale arcaico in -ora (in questo caso conca:concora), oltre l'assorbimento della preposizione in- nell'appellativo fossi, che designa gli impluvi che scendono dagli scabri pendii a nord di Villa.

4. La via di Fossi di Còncora si ricongiungeva a 1300 m circa con la Via della Montagna, dopo aver toccato la pianòcchja, una località relativamente pianeggiante ai margini del bosco. Il nome della contrada è infatti un derivato di piana 'luogo in piano', col suffisso diminutivo -occhia.

5. Dopo i tornanti ed il bivio per la Via della Montagna, la strada per Castel del Monte supera una lieve insellatura e si immette nel pianoro coltivato di jërvùtë. Chiamato Iervuto sulla cartografia IGM, il toponimo è un derivato di jèrva 'erba' che, secondo la tradizione locale, riflette il nome di una specie di legume.

6. Ad ovest della strada per Castel del Monte, il crinale che continua i rilievi del Colle della Guardia culmina con la capricciósa (1208 m), un cocuzzolo dal quale si domina la sottostante vallata del Tirino. Il toponimo è presente come C.le della Capricciosa sulle carte IGM, e rifletterà un appellativo capreccia 'luogo per il pascolo delle capre', con il suffisso aggettivale -oso.

7. Lungo la strada per Castel del Monte, a Erbuto seguono lë fónërë, altro pianoro coltivato che raggiunge i confini comunali. Si tratta di un altro toponimo col plurale in -ora, da fondo 'coltivo situato in un avvallamento'. L'adattamento presente sulla cartografia IGM è Fònnere.

8. Ad est delle Fòndora si trova la vasta area di mùschë, culminante con un cocuzzolo (1144 m) e comprendente alcuni terreni dietro di questo. La località è chiamata Murchio nelle mappe catastali, mentre sulle carte IGM è C.le di Musco. In effetti il toponimo pare riflettere l'appellativo musco 'muschio', se non continua qualche antico personale romano.

9. Arrivati in capo alle Fòndora, la strada per Castel del Monte compie alcuni tornanti, detti "la Emme", in prossimità dei confini comunali. Evita così l'ultimo tratto della piana che è detto la gallinèlla, dal soprannome dei proprietari o forse dal nomignolo attribuito ad una pianta erbacea.


La montagna di Serre
10. La via in fondo naturale che porta a Voltigno parte a 1130 m ca. lungo la statale per Castel del Monte. Passa dietro al colle di Musco, quindi torna in direzione nordest andando a toccare la fonte dello stingónë. Si tratta della sorgente (1233 m) chiamata sulle carte IGM F.te del Cornacchiolo, e come tale conosciuta a Castel del Monte, mentre il toponimo villese richiama il nome della valle di Stincone, per lo più in territorio di Castel del Monte.

11. Dopo la fonte dello Stincone o del Cornacchiolo, la strada per Voltigno devia di nuovo verso nordest, attraversando i pendii delle ngòttë. Si tratta di luoghi esposti a sud ed evidentemente assolati, in quanto il toponimo riflette l'appellativo incotta che continua il sintagma (terra) incocta 'luogo caldo ed assolato'.

12. I brulli pendii delle Incotte sono dominati dall'imponente profilo di prèt'àsprë, una cima rocciosa (1681 m) sulla cresta della montagna che continua l'allineamento delle Riparate di Castel del Monte. Nei pressi della cima si trovava uno dei tre nidi d'aquila del territorio di Villa. Quanto al toponimo, esso è riportato come Pietra Aspra sulla cartografia IGM, ed in effetti si compone dell'appellativo preta 'macigno, roccione', con l'aggettivo aspro riferito all'asperità del luogo.

13. Dopo aver attraversato tutte le Incotte, la carrozzabile per il Voltigno giunge con un ultimo tornante all'importante valico di càpë dë sèrrë (1513 m). E' questo il valico che permette l'accesso agli alpeggi ed all'altopiano del Voltigno. Da qualche anno vi è stata posta una madonnina, poco distate dalla strada, nei pressi del sottostante pianoro dove si svolge una festa annuale con larga partecipazione. Il nome del valico è riportato come Capo di Serre sulla cartografia IGM, ma erroneamente attribuito ad una cima rocciosa più a nord. La designazione è composta con la preposizione capo 'parte alta di', riferita a serre, che indicherebbe tutto l'allineamento fra Villa e Castel del Monte. In effetti, anche il valico dove questa dorsale termina, sopra Castel del Monte, è chiamato Capo di Serra.


La regione di Voltigno
14. A sudest del valico di Capo di Serre si trova un gruppo di stazzi. Da qui comincia la lunga cresta delle scrìmë, che prosegue poi in direzione sudest fino alla cima della Monda. Il nome non è riportato sulle carte ma è molto importante per i locali. Riflette semplicemente l'appellativo scrima nel senso di 'filo di cresta'. A monte degli stazzi, la strada per Voltigno raggiunge con un paio di tornanti un intaglio nella cresta (1586 m), dove è stata collocata una grande croce detta la crócë dë lë scrìmë, in sostituzione di una in legno abbattuta da una bufera di vento.

15. A poca distanza dalla Croce delle Scrime, un grosso buco nel terreno ci testimonia la presenza della calëcàrë dë ngilinéglië, dove i paesani calcinavano le pietre. Il nome richiama un personale locale 'Angiolinello', che specifica l'appellativo calcara.

16. Continuando lungo la strada per Voltigno, si trovano altri stazzi in località përcìlë (1635 m), nei pressi di un curvone. Il nome della località è riportato correttamente come Porcile sulle carte IGM, e dipende dunque dalla pratica che si svolgeva nella zona dell'allevamento dei maiali.

17. Il valico stradale che immette nella regione di Voltigno è quello di prèta flòra (1625 m), caratterizzato dalla presenza di un grosso macigno. La prima parte del nome è infatti l'appellativo preta 'macigno', specificato da una voce formalmente affine a 'fiore', nella quale si nota la conservazione del nesso fl- latino. Il toponimo è riportato come Pietraflora nella cartografia IGM e si confronta con un Pietra fiore riportato dal Magini (a. 1620) proprio per l'area del Gran Sasso orientale.

18. Dal valico di Preta Flora, il sentierino del tratturéglië d'ju lùpë percorreva la cresta che si estende a ovest, in direzione della Meta. Il nome della via è formato con l'appellativo trattoro 'viottolo di campagna', dal quale dipende pure l'italiano tratturo, mentre la specificazione è lo zoonimo 'lupo'.

19. Il Tratturello del Lupo passava sotto il cocuzzolo roccioso (1717 m), detto ghinócchië per via della forma arrotondata. Sulle carte IGM questa cimetta è stata ribattezzata Capo di Serre, col nome, cioè, del vicino valico che interrompe la dorsale delle Serre.

20. Sotto Ginocchio si trova la valletta chiamata ju funnìttë dëlla ricòtta (1678 m) dove arriva un'altra traccia proveniente da Preta Flora. Il nome della località è composto da un derivato di fondo, che descrive il carattere concavo del sito, mentre la specificazione ricotta alluderà alla forma del cocuzzolo sovrastante, o al fatto che la zona era frequentata dai pastori.

21. A nord della cimetta di Ginocchio, si può scendere nella vàllë strìnë, una valle allungata in direzione nord-sud, percorsa da una sterrata che raggiunge la strada Castel del Monte-Campo Imperatore in prossimità del Rifugio Ricotta. Il nome della valle, che è riportato come Vallestrina sulla cartografia IGM, riflette il fatto che essa è battuta dalla tramontana, detta strina in dialetto.

22. Verso est, la Valle Strina è dominata dall'affilata cresta della mètë, culminanate con la q. 1784. Il nome della montagna, adattato in M. Meta sulle carte IGM, deriva dalla forma che richiama quella dei covoni di grano, detti meta in dialetto.

23. Da Valle Strina alla cima della Meta si sale attraverso un ripidissimo sentiero, noto col nome 'imperativale' di sfèrracavàllë, che allude ad una via tanto impervia da 'sferrare i cavalli'. Lungo tale sentiero dovrebbe trovarsi il malëpàssë, mentre le carte IGM collocano il toponimo Malepasso in tutt'altra zona.

24. Dal valico di Preta Flora, la strada carrozzabile per Voltigno prosegue per meno di un chilometro in direzione nordovest, prima di arrestarsi in una zona melmosa e continuare come sentiero da percorrersi solo a piedi. La vecchia strada, invece, scendeva direttamente al sottostante altopiano attraverso lo splendido bosco di fajìtë. Si tratta di un bosco di faggi, come testimonia il nome che riflette il latino fagetum 'faggeta'.

25. Appena fuori del Faggeto, si incontra la fonte detta j'aciprànë (1452 m), la più importante fra quelle appartenenti a Villa. Il nome della sorgente è F.te Aciprano sulle carte IGM, e secondo i locali tale nome richiamerebbe un personale longobardo 'Aciprando', attribuito nelle cronache altomedievali ad uno dei primi coloni stabilitisi nel territorio dell'attuale Villa.

26. Ai confini con Carpineto, dentro il bosco, si trova la valloscùrë, che sfocia anch'essa nell'altopiano. Riportato come Valloscura sulla cartografia IGM, il toponimo è un trasparente composto di valle e dell'aggettivo oscuro.

27. Andando dalla fonte degli Aciprani verso ovest, si trova una radura detta degli jàccë d'ofènë, adibita a stazzo e compresa nell'enclave del territorio comunale di Ofena, da cui il nome, che comprende l'appellativo iaccio 'stazzo'.

28. L'altopiano di voltìgnë deriva il suo nome, che è V. Voltigno sulla cartografia IGM, da un personale latino Voltinius, o simili, senza suffisso prediale. Si estende a cavallo dei comuni di Villa, Carpineto, Villa Celiera, Civitella Casanova, Castel del Monte ed Ofena (enclave). L'inghiottitoo che raccoglie le acque di Voltigno è il cosiddetto làchë sfùnnë (1364 m), che la tradizione popolare vuole 'senza fondo', da cui il nome. Anche questo nome è riportato sulle carte, come Lago Sfondo.

29. Attorno al Lago Sfondo si trovano diverse località, fra le quali verso nord lë mèndrë dë la chièsë, dove si trovano recinti per gli animali, detti in dialetto mandra. Una proprietà ecclesiastica spiegherà la secificazione.

30. Ad est del Lago Sfondo c'è il casale di macërónë. Chiamato C. Macerone sulla cartografia IGM, il nome del casale riprende quello del proprietario del cosiddetto 'terzo' (ju térzë), che è la fascia di territorio a confine, secondo i locali né di Villa, né di Carpineto.

31. Poco a sud del Lago Sfondo c'è il còllë dë la bìffë (1392 m). Il toponimo è riportato come C.le della Biffa sulla cartografia IGM, e probabilmente riflette una voce dialettale bìffë che, secondo i locali, indica un ramoscello per delimitare i terreni.

32. Non lontano dal Colle della Biffa, si trova il solco della vàllë d'ju mìjë, con un fontanile (1381 m). Il nome della valle riprende il fitonimo melo, che indica la presenza in zona di tale specie arborea.

33. In direzione ovest rispetto al Lago Sfondo si giunge alla fonte della curnàcchië, nell'omonima valle boscosa. Il toponimo è presente come F.te Cornacchia nella cartografia IGM, e dipende dalla presenza della specie arborea 'corniolo', detta corno nei nostri dialetti. Più a monte (1529 m) nella stessa valle c'è la seconda sorgente della curnacchièllë, anche questa riportata sulle carte IGM col nome F.te Cornacchiella.

34. Le località a confine sono poco conosciute dai locali di Villa. Importante è però il valico con il quale termina l'altopiano verso l'alta vallata del fiume Tavo. Si tratta del guado di fòcënë (1383 m), dove arriva una strada carrozzabile proveniente da Villa Celiera. Il nome è adattato come V. Vado di Focina sulla cartografia IGM, ed è nome derivato da foce 'sbocco' con un suffisso atono dal valore poco chiaro, ma che forse riflette un plurale arcaico in -ora.

35. A nord del Vado di Focina si trova il montarozzo (1522 m) di collarcónë, sul quale passano i confini provinciali. Il nome del colle è specificato da un appellativo arcone, che potrà alludere alla forma se si tratta di un accrescitivo di arca 'granaio'.

36. A sud del Vado di Focina si trova la località battitórë, forse ormai entro i confini di Civitella Casanova dove la cartografia IGM colloca il toponimo Bosco Battituro. Quanto all'origine del toponimo, forse si tratta di un luogo dove veniva effettuata la 'battitura' dei cereali.

37. Dal casale di Macerone, una mulattiera si addentra nel tormentato paesaggio che prelude a Campo Imperatore, passando per la località della zingarèllë. Questa corrisponde a la Zingarella riportata sulle carte IGM, e tale nome rifletterà un soprannome locale.

38. Non sono stati registrati dai locali i toponimi V. Mastrorocco e Valle Caterina, riportati sulle carte IGM. Si tratta evidentemente di località remote, non più frequentate da tempo. Del resto i citati toponimi fanno riferimento a personali locali, ed è probabile che anche in passato non fossero molto praticate.


La montagna della Monda
39. Poco a nord dell'abitato di Villa, sulla strada per Castel del Monte si trova una deviazione a destra che conduce, dopo lungo percorso in direzione sudest al valico di Cannatina. La strada, in fondo naturale, penetra nel vasto bosco della dëfènzë, che occupa buona parte della montagna sopra il paese. L'appellativo defensa è molto usato come designazione tecnica ad indicare una 'bandita'. Sulla cartografia IGM il nome della località è Bosco Difesa.

40. In mezzo ad alcune rocce in alto nel bosco della Defensa, visibili dalla strada, si trova la gróttë dë fràttë vitàcchjë. Il nome della grotta dipende dal fitonimo vitacchia, che localmente designa la 'vitalba'.

41. Poco lontano dalle rocce dove si trovava uno dei tre nidi d'aquila della zona di Villa, un canalone scende ripido in mezzo al bosco della Defensa. Si tratta del cosiddetto ualanónë, un canale attraverso il quale i legnaioli facevano scivolare verso valle i carichi di legna, incatenandoli. Il toponimo riflette la voce valano 'contadino', ma il senso della designazione è oscuro.

42. A monte della fascia rocciosa, verso la cresta delle Scrime, passa il cosiddetto rëcalatùrë dë maméttë, una scorciatoia di discesa dalla Croce delle Scrime, che veniva percorso da 'Mametta', una pastora che operava agli ovili di Porcile.

43. Proseguendo verso Cannatina, si riesce a scorgere con difficoltà un vecchio sentiero che taglia la strada, proveniendo dalla località lë crùcë, nei pressi della foce del Valanone, dove in effetti vi è un'unica croce di legno. Il sentiero rimonta ripidamente il bosco ed è detto, con allusione alla difficoltà della salita, ju calvàrië, nome ripreso anche dalla cartografia IGM come Calvario.

44. Un altro sentiero lo si incontra più avanti, anch'esso proveniente dalle Croci. E' questo il sentiero che, salendo verso la montagna in direzione est, attraversava le località ju stallatùrë, un ripiano per riposarsi. Da tale caratteristica deriva il nome, giacchè stallà significa 'fermarsi (con il gregge)'.

45. Dopo lo Stallatoro viene la contrada di mbrëccésë, così chiamata per la presenza di vreccia 'ghiaia'. Si arriva dunque alle pareti che emergono dal bosco, dette jiscinèllë da liscia 'lastra di pietra liscia'.

46. A monte del sentiero dello Stallatoro, si apre la maestosa fascia rocciosa delle prètë d'ju fóchë, sulla quale si trovava uno dei tre nidi d'aquila del territorio villese. Il nome della località dipende dal colore rossastro della roccia, oppure dal fatto che vi batte costantemente il sole, essendo esposta a sud.

47. Ai piedi delle Prete del Fuoco, si trova la fóndë dë la macinatùrë, una serie di incavi nei quali si raccoglie l'acqua, che richiamano nella forma la macinatura, ossia l'incavo per la macinazione del grano.

48. Poco a monte delle Prete del Fuoco, il bosco termina e si apre la vasta prateria della mónnë. Con questo nome i locali indicano tutta la parte alta della montagna che sulle carte IGM - già dal 1897 - è chiamata M. Cappucciata (1801 m), a confine con Carpineto e la provincia di Pescara. La designazione monda significa 'pulita', nel senso di 'sgombra dal bosco'.

49. Oltre il bivio per lo Stallatoro, la strada prosegue verso Cannatina, incontrando una località verdeggiante, detta ju giardìnë. Tale appellativo, giardino, è sovente usato per designare appunto zone rigogliose di vegetazione.

50. Dopo il Giardino, si trova una zona umida dove si trovano dei filari di pioppi. La località si chiama dunque ji pluppìttë, da un collettivo in -eto di pioppo, poi scambiato col suffisso diminutivo -etto.

51. Oltre i Pioppeti, si attraversa la località di ratëcinùsë, sgombra dal bosco, ove vegetano i rovi. Per questo il toponimo richiama l'appellativo ràdica 'radice'. In seguito, è la volta della mònnëchë, contrada il cui nome ricorda un fatto avvenuto nel passato avente per protagonista una 'monaca'.

52. Giunta in località reschjëtéglië, la strada comincia a salire con alcuni tornanti verso il valico di Cannatina. Il toponimo citato è un deverbale da raschià 'grattare', e forse al fatto che il terreno è graffiato dai viottoli delle greggi. Il valico di chennetìnë è lo storico passaggio (1052 m) che mette in comunicazione la media Valtirino con l'alto Pennese. Quanto al nome, riportato come Cannatina sulla cartografia IGM, si tratta formalmente di un derivato di canna, anche se non ne è chiara l'origine in un contesto montano.

53. Lungo il crinale che sale dal valico di Cannatina alla cima della Monda, si trova ju buschìttë dë marganèllë, un 'boschetto' che spezza la prateria sommitale. Il toponimo è specificato da un soprannome locale.

54. Nei pressi di un cocuzzolo (1555 m) sulla cresta che sale da Cannatina alla Monda si trovano i terreni seminativi degli archìttë. Questo nome richiama l'appellativo arca 'granaio', connesso con la coltivazione dei cereali.

55. Al di là della cresta sudorientale della Monda, appartiene al comune di Villa la porzione boscosa detta la cundràdë, famosa perché qui si trovano abbondanti i lamponi (lë mërrìquëlë dë j'ùrzë). Il toponimo dipende dal fatto che la località si trova di contra rispetto al paese, cioè sul versante nordorientale del crinale.


La regione del Castelluccio
56. Dal rione di Randino, una strada molto antica taglia tutta la montagna in direzione della Forca di Penne. Si tratta di una mulattiera che ricalca il percorso della via romana che dai pagi alle pendici di Campo Imperatore conduceva a Pinna (Penne). Attualmente è chiamata la vì dë fórchë, cioè la 'via di Forca'.

57. Poco fuori dal paese, lungo la Via di Forca, si trova una edicola risalente al XIV sec., detta agliu spìrdësàndë. Subito dopo vi è un bivio. La pista di sinistra è la vecchia via di Cannatina e procede parallelamente alla carrozzabile. Il ramo di destra continua invece la Via di Forca.

58. La porzione di territorio compresa fra la via di Forca e la via per Cannatina conserva un numero assai elevato di memorie storiche. Nel pianoro coltivato delle vicénnë, che si lascia a sinistra, si trova l'omonima chiesa dedicata alla Madonna, di recente restaurata, risalente al X sec. Era questa la zona di transito fra il vecchio insediamento longobardo al Castelluccio e la zona pianeggiante e sorgentifera dove in seguito sorse Villa. Quanto al nome della località, esso riflette l'appellativo vicenna 'terreno coltivato a rotazione'. Sul colle a sudest della chiesa, detto ju còllë dë la madònnë, sono visibili dei ruderi di un antico insediamento, forse preromano. Il nome di tale colle è riportato sulla cartografia IGM come Colle della Madonna.

59. Dietro al Colle della Madonna, una piccola valletta è chiamata fùnnë dë ju navéglië, per via dei numerosi incavi ove si raccoglie l'acqua piovana, localmente detti navéglië. Tale appellativo riflette una antica base lessicale nava 'valle, concavità', che ha riscontri nel sardo e nel basco, oltre che nella toponomastica dell'Appennino Centrale (il paese di Navelli e diversi altri esempi). In questa valletta si trova la capànnë dë malëtémbë, che ricorda nel nome un certo 'Maltempo', soprannome locale che si ritrova anche oltre.

60. Il cocuzzolo (1056 m) indicato sulle carte IGM come C.le S. Nicola è localmente noto come ju còllë dë ju supinéglië, perche giace supino sulla piana circostante. Su tale colle si trovava il primo incastellamento, poi spostato nel sito attuale di Villa, sui resti di un'insediamento preromano caratterizzato da mura a secco. A ridosso del colle, a nord, c'è effettivamente la vàllë dë sannicòlë, dove si estendeva il borgo che attorniava il castello. Il nome della valle è stato quindi attribuito sulla cartografia al colle, e probabilmente ricorda il nome della chiesa del borgo.

61. Proseguendo lungo la Via di Forca, a 932 m si trova il ripiano della vëdùtë, un belvedere naturale su tutta la valle del Tirino. Più in basso, c'è la vàllë dë pallettéglië, il cui nome richiama un personaggio locale, 'Pallottello'.

62. Dalla Veduta, un sentierino sulla sinistra conduce alla gróttë dë j'avàrë, utilizzata durante l'ultima guerra. Anche questa località riflette, nel nome, un soprannome locale. A monte della grotta svetta il pianoro dove sorgeva il primitivo insediamento longobardo, ju castigliùccë, in posizione di vista sulla valle del Tirino ed in particolare su San Pietro ad Oratorium, madre dell'insediamento. Il toponimo ricorda ancora l'insediamento fortificato, trattandosi del diminutivo castelluccio.

63. Nella zona del Castelluccio si trova il tondeggiante colle (1153 m) detto ju mìjë, per la forma o per la presenza di melo selvatico. Più a monte va situata l'àcërë, una piccola contrada seminativa che probabilmente deve il suo nome al fatto che, prima della messa a coltura, la località era occupata da bosco di 'acero'.

64. A sud del pianoro di Castelluccio, una zona coltivata è detta fùnnë dë giuannìnë, richiamando nel nome il proprietario 'Giovannino' del fondo. Non lontano vi è ju carapëllésë. Secondo la tradizione locale tale località è chiamata così perché vi si scorgerebbe il lontano paese di Carapelle, ma è possibile che, trattandosi di un fosso, abbia concorso nella formazione del nome l'antica base carapello, dall'incerto significato di 'burrone, pozzo' che ha dato anche il nome a Carapelle.

65. Un altro cocuzzolo è muttìnë, che si eleva a 1099 m, a dominare la Via di Forca. La base lessicale motta indica un 'poggio' ed è molto diffusa in area pugliese e lombarda. A valle di Mottino, sale dalla Via di Forca il sentiero di pëmbóglië. Tale nome è stato adattato come Pompuglie sulla cartografia IGM, e forse riflette il fitonimo pompa 'papavero'.

66. A sud della Via di Forca si estende il settore più orientale della montagna di Villa, che comprende i pendii a lato della valle di cëlùgnë, che segna il confine con il comune di Capestrano. Il nome della valle è di origine tardoromana, riflettendo verosimilmente il personale latino Aquilonius, ancora senza suffisso prediale. Sulle carte IGM è stato riportato il toponimo Celugno.

67. Ad occidente della valle di Celogno si trova il settore boschivo detto dei cérrë, dal tipo di vegetazione dominante, che è la specie 'cerro'. Più ad ovest è la località còscënë, forse un tempo coltivata. Il toponimo riprende il nome di un tipo di recipiente. Più a monte è invece la vàllë dë mmalëtémbë, così chiamata da un personale locale 'Maltempo'.

68. Poco prima di giungere al fosso di Celogno, ormai in territorio capestranese, la Via di Forca si immette nella strada statale di Forca di Penne in prossimità di un borgo che ivi sorge dagli ultimi decenni del secolo passato, chiamato ufficialmente Scarafano. Localmente, il toponimo abbëtùccë indica la località ed è un riflesso di abete, la specie arborea ivi presente. L'insediamento è invece noto come 'il Borgo dei Pentecostali' o 'dei Cicconi', giacchè vi si trasferì una comunità di evangelici o pentecostali, il cui fondatore (Cicconi) tornava dall'America dove era emigrato. C'è da aggiungere che a Capodacqua la località è chiamata ji bìbbëcë, un nomignolo dialettale equivalente a 'i Biblici'.

69. Oltre la valle di Celogno, appartiene (o meglio apparteneva, dato che si è avuta in tempi recenti una revisione dei confini) a Villa la porzione detta còstë dë scarafanéglië. In questo nome la specificazione è un diminutivo del toponimo scarafànë, che a Capestrano designa tutta la montagna.

70. Seguendo la strada che collega Villa con la statale n° 602 proveniente da Ofena, appena usciti dal rione di Randino, si incontra sulla destra ji vignèlë, dei vigneti piantati alla fine del secolo scorso. L'appellativo vignale equivale proprio a '(terreno piantato a) vigna'.

71. Trascurato il bivio sulla destra che porta a Carrufo, ci si lascia a destra i coltivi di fùnnë martìnë, che prendono il nome dal proprietario 'Martino'. Procedendo in direzione sudest, si taglia la Valle di San Nicola e quindi ci si affaccia alla base dell'importante pianoro coltivato di chembéglië. Tale toponimo risulta un derivato di campo 'pianoro', col suffisso diminutivo -ello. Si noti la metafonesi di a causata dalla -i finale.

72. Ai lati del pianoro di Campelli si estende una boscaglia sparsa, dal che dipende il nome vèglië della località. Si tratta infatti del termine di origine germanica (longobarda) vallo, che è latino-germanico gualdus, termine di sapore tecnico che designa il 'bosco'.

73. Sotto il tornante della strada di raccordo con la statale, si allarga una contrada coltivata a vigneto, detta vàllë còttë. L'aggettivo cotto che ne specifica il nome richiama il fatto che la valle è calda e assolata.

74. Un breve rettilineo conduce sotto ju buschìttë, che è un 'boschetto' fino a qualche decennio fa privato, che serviva da riserva di caccia, collegato al Venatorio poco distante. Dietro il Boschetto si incunea la vàllë dë ju ciàrcë, a lato di un dosso (802 m). Il nome della valle riprende il termine dialettale ciàrcë, che equivale a cerqua 'quercia'.

75. A monte del Boschetto spicca il còllë dë ju stërpàrë (868 m), dalla sommità spianata che confina con il pianoro di Campelli. Presente come Colle Sterparo sulla cartografia IGM, il toponimo si compone dell'appellativo colle e di un derivato di sterpo nel senso di 'sterpeto'.

76. Il secondo bivio per il Venatorio e per Carrufo si trova a 755 m. Proseguendo verso l'innesto con la statale, sulla sinistra si ha la località nzottilònghë. Il curioso nome di questa località è stato adattato sulle carte IGM come Saette Lunghe, e così viene spiegato anche dai locali.

77. Nei pressi dell'innesto sulla statale, si passa sopra il cosiddetto "Ponte Carlo Mosca" della statale stessa. Superato l'innesto, fra il km 41 ed il km 42 della statale, si incontra la mbianàtë, un vecchio sentiero che correva parallelamente all'attuale strada ed arrivava, senza particolari strappi, al borgo di Scarafano. Il nome ne ricorda la caratteristica di essere 'pianeggiante'.

78. Proseguendo verso Scarafano, e' da segnalare il ponte (744 m), battezzato 'ponte maggiore' o qualcosa di simile ai tempi della costruzione, e quindi divenuto póndë dë màjë majùrë sulla bocca dei paesani. Dopo un altro chilometro, si è in vista del Borgo dei Pentecostali.

79. Uscendo dell'abitato di Villa in direzione ovest, lungo una mulattiera, ci si dirige direttamente a Carrufo. La contrada che separa Villa dalla frazione è detta sóttë la vìllë, ed è coltivata a vigneto ed alberi da frutta. Il nome risulta trasparente, e risale ad un periodo in cui villa non era ancora sentito come none proprio, ma semplicemente un appellativo designante l'abitato.

80. Poco più a est della mulattiera di Sotto la Villa c'è un'altra vecchia via. Dalla cunëcèllë, che è una 'edicola sacra' sotto Randino, la vì dë la madënnèllë arriva fino a Collevenatorio. Il nome della via riflette forse il fatto che l'edicola è dedicata alla Madonna.

81. Da Collevenatorio una strada alberata da grandi querce (la filàrë) conduce a ju sùmmë, che è l'allineamento collinare che chiude a sud la piana di Villa (777 m). Il toponimo riflette direttamente il latino summus, sostantivato nel senso di 'sommità'.

82. La via più breve da Carrufo per scendere a Ofena è costituita da una mulattiera che evita il profondo vallónë, che scende invece diritto verso Ofena, ed attraversa invece la còstë dë frëddànë. Questo toponimo deriva da un personale, visto il tipico suffisso -ano dei toponimi prediali.