Villetta Barrea

Appunti sul paese

Villetta Barrea è un comune dell'Alto Sangro, in provincia dell'Aquila, quasi interamente ricompreso nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). Il dialetto parlato ha le caratteristiche di quello dell'Alto Sangro.

In un territorio già frequentato nel II millennio a.C. (importanti reperti ritrovati nella grotta "Achille Graziani") e caratterizzato da un insediamento sannita (tombe nella Difensa) e da una viabilità d'epoca romana (muro in opera poligonale presso la Fonte della Regina), la prima presenza demica certa è quella del Monastero di S. Angelo in Barrea, fondato nel VII sec. nei pressi dell'attuale Cimitero. Dopo una prima distruzione ad opera dei Saraceni nel X sec., l'abbazia benedettina passò ai monaci cassinesi nel XI sec. Il territorio apparteneva dunque al castello di Barrea, e tale rimase fino all'epoca aragonese (XV sec.) quando, in seguito alla diruzione della vicina Rocca Intramonti (oggi in comune di Civitella Alfedena), sorse l'attuale centro abitato, come Villa di Barrea. Il nuovo centro acquisì presto indipendenza giuridica diventando Università autonoma, ma restò sempre legato alle vicende feudali di Barrea, fino all'abolizione dei feudi e delle Università (1806). Con la riorganizzazione napoleonica del 1811, Villetta Barrea (nome in uso dal XVIII sec., dapprima in alternativa al più conservatore Villa Barrea) restò aggregata al comune di Barrea, ma già nel 1816 il riordino borbonico la confermò comune centrale, col riunito Civitella Alfedena. Quest'ultima si staccò nel 1839, recuperando il territorio dell'ex-feudo Intramonti.

La chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, ricostruita nel 1927 conserva il portale settecentesco della preesistente. La chiesa di S. Rocco, anch'essa settecentesca, custodisce opere lignee e pittoriche del XVI-XVIII sec. L'architettura civile vanta dei resti trecenteschi del 'castello' ed un palazzetto cinquecentesco, oltre ad altri del XVII-XVIII sec.

Appunti sul territorio

Il territorio di Villetta Barrea è interamente montano, anche se diviso in due settori distinti dal fiume Sangro. A sud del fiume, Villetta possiede una piccola porzione di territorio che fa capo orograficamente alla catena di Monte Petroso. A nord del Sangro, il territorio villettese si estende ai due lati del torrente Profulo, comprendendo dunque un settore del massiccio di Godi ed uno di quello di Monte Greco.

Nel settore meridionale, Villetta divide con Civitella Alfedena la cimetta boscosa della dëfènza (1272 m). Nel più vasto settore settentrionale, appartiene interamente a Villetta la catena meridionale di gódë, sulla quale si innalzano la cima omonima (1951 m), la cima della mundagnòla (1939 m) e quella d'u mattónë (1809 m), che domina il paese.

Fra le emergenze storico-naturalistiche della montagna villettese va ricordata la grotta "Achille Graziani", così chiamata dal nome dello studioso villettese che vi trovò numerosi importanti oggetti risalenti all'Età del Bronzo. Nei pressi si trova pure la Fonte della Regina, coi resti di un muro poligonale di sostegno alla strada di epoca romana.

La sentieristica del PNALM in territorio di Villetta Barrea comprende gli itinerari H1 (da Villetta allo Stazzo dell'Affogata in comune di Barrea), H2 (da Villetta al Lago Pantanello in comune di Barrea), H3 (da Villetta al Colle S. Ianni) e Y3 (dal valico di Passo Godi allo Stazzo dell'Affogata).

La toponomastica

La montagna di Rocca Chiarano
1. La porzione del territorio villettese a nord del centro abitato è costituita dalla valle del torrente pròflë, da un settore del suo versante orientale e da tutto il versante occidentale. Il nome del torrente tributario del Sangro è sulle carte Profluo, ma la versione Profulo è pure usata nella segnaletica locale e probabilmente sulle mappe catastali. L'idronimo è tradizionalmente attribuito ad una costruzione romanza afferente al latino pro-fluo, intensivo di fluo 'scorro', con riferimento al carattere impetuoso delle acque.

2. A oriente della valle (sinistra orografica) si estende la montagna chiamata sulle carte Serra Rocca Chiarano. Il nome dialettale non è noto ai locali, anche perché questa montagna appartiene a Villetta solo fino al limite superiore del bosco, non nelle sue praterie culminali che sono di Barrea.

3. La contrada più orientale del territorio di Villetta, a confine con Barrea ed a monte del lago e della strada nazionale, è sóda piana. Si tratta di un terreno sotto al bosco in origine incolto, come descritto dal nome che riprende l'appellativo soda. Il toponimo è riportato sulle carte IGM come Soda Piana.

4. A monte della Soda Piana transita il sentiero H2 del PNA che parte dal paese ed arriva agli stazzi di Chiarano in comune di Barrea. La prima località incontrata è u trattùrë, in corrispondenza del cimitero. Il toponimo, non riportato sulle carte, riflette l'appellativo trattoro, qui usato nel senso di 'stradina percorsa dalle greggi'.

5. A monte del Trattoro, il dosso che insiste sulle case più orientali del paese è chiamato còllë cucù (anche sulle carte IGM, Colle Cucù). La formazione del toponimo è nota anche altrove, e può essere classificata sotto il tipo cucco nel senso di 'sporgenza, elevazione'. Il prototipo romanzo può essere il lat. cacumen, ma il tipo toponimico probabilmente risulta dalla convergenza di diverse formazioni preromane.

6. Il sentiero H2 scavalca il torrente Profulo a q. 962 con un ponticello, dopo il quale si stacca a sinistra il sentiero H1 per lo stazzo dell'Affogata. A monte di questo transitano altre stradine che raggiungono il bosco, in pendenza via via più ripida. La località è inoltre cretosa, per cui il transito col bestiame risulta disagevole. È questa la motivazione del nome attribuitole, che è scàvëzavàcca, ossia letteralmente 'scalza vacca'.

7. A monte di Scalzavacca e Soda Piana, si estende il grande bosco della dëfènza che occupa tutta la porzione villettese della montagna di Rocca Chiarano al di sopra dei 1200-1400 m di altitudine. Il toponimo è trasparente, riflettendo il vocabolo tecnico defensa nel senso di 'difesa, bandita', bene feudale non soggetto ad usi civici. Sulle carte IGM, Difesa è segnato in territorio di Barrea.

8. Procedendo da sud (lato destro per chi guarda dalla strada di Passo Godi) a nord (lato sinistro), dopo il crinale percorso dal sentiero H1 la montagna di Rocca Chiarano è solcata da un primo fosso, senza nome né sulle carte né nei ricordi dei locali. È quindi la volta del còllë cìëchë, un dosso cespuglioso rimontato da un vecchio sentierino che non oltrepassa il bosco. Potrebbe essere questa la motivazione del toponimo, correttamente riportato sulle carte IGM come Colle Cieco. L'aggettivo cieco indicherebbe in questo caso una località 'senza sbocco'.

9. Il Colle Cieco termina a nord (sinistra per chi guarda) dalla vàllë san pìëtrë, un fosso che scende dal bosco della Defensa e si butta nel torrente Profulo. Non sappiamo a quale chiesa potesse riferirsi il toponimo, riportato come V. S. Pietro pure sulle carte IGM.

10. La porzione di bosco a nord (sinistra per chi guarda) della Valle S. Pietro è ricordata dai locali col nome i martinàccë, adattato sulle carte IGM come i Martinacci. Si tratta di una località tradizionalmente di demanio feudale, facente parte del resto della zona bandita della Defensa, ed è forse per questo che i locali non hanno sviluppato una micro-toponomastica particolarmente puntuale per queste aree. La grossa radura che si apre a 1500-1600 m di altitudine è però ben ricordata. Quanto al significato del toponimo, può riferirsi ad un cognome o soprannome locale, in quanto 'martinacci' è nome dialettale per un tipo di lumache, ma diffuso prevalentemente in Toscana ed in area padana.

11. Nell'ambito della bandita della Defensa, una delle poche zone dove era consentito fare legna (uso civico) era la contrada della tajjàta, che si trova a nord (sinistra per chi guarda) dei Martinacci, sotto la sterrata della Selva Bella. Il toponimo richiama quest'uso, riflettendo il participio del verbo 'tagliare', ed è riportato sulle carte IGM come Tagliata.

12. A monte della Tagliata si estende la parte di bosco nota come la sélva bèlla, probabilmente per la differenza di specie arboree (abeti invece di faggi) rispetto alle porzioni circostanti. Il nome Selva Bella, riportato dalle carte IGM, è stato ripreso recentemente dai proprietari di un rifugio alberghiero sulla strada di Passo Godi.

13. L'ultima località alla sinistra orografica del torrente Profulo, ai confini con Scanno e ormai nei pressi del Passo Godi, è u anatùccë. Si tratta di una porzione di pascolo delimitata a sud (destra per chi guarda) dalla Selva Bella e a nord (sinistra) da un'altro settore di bosco. Il nome, riportato come Anatuccio sulle carte IGM, riflette il vocabolo locale anato 'porzione di pascolo sufficiente per una morra di pecore, un gregge di circa 350 capi'. A monte, l'Anatuccio confina con lo stazzo del mërsónë (1966 m), ormai in territorio di Scanno, dove è pure una fonte, denominata Sorg.te Mersone sulla cartografia IGM. Tale toponimo è senz'altro un accrescitivo dell'appellativo anversa 'terreno di fronte', attraverso la fonetica locale mmèrsa. La motivazione semantica è che lo stazzo e la fonte si trovano dirimpetto alla regione, ricca di stazzi, di Monte Godi.


La montagna del Mattone
14. Una strada realizzata nella prima metà del '900 conduce dal centro di Viletta alla località sciistica di Passo Godi, e di qui a Scanno. La strada si sviluppa dapprima nel bosco di pini appena a nord del paese, con un tornante e diversi ponticelli. Quindi esce allo scoperto per seguire i pendii alla destra orografica del torrente Profulo. Il primo tornante, ad ovest del paese, si trova appena dopo una valletta segnata col nome V. Pescolungo sulle carte. Questo toponimo è stato in effetti registrato, come péschë lunghë, ma tale versione sembra influenzata dalla dicitura ufficiale delle carte. Inoltre il toponimo andrà riferito in origine ai macigni che dominano il vallone da ovest, forse il cocuzzolo segnato sulle carte a q. 1503. La voce pesco infatti, designa un macigno. Un'altra località a confine con l'ex-feudo d'Intramonti è prétë róscë il cui nome, tradotto come Pietre Rosse sulle carte IGM, alluderà al colore dei macigni.

15. Seguendo la strada dopo il primo tornante, si perviene ad un ponticello che supera u vallónë, un fosso che scende in mezzo alla pineta. Si tratta di un fosso ben noto ai locali, rimontato da un sentierino che parte dalle case più alte del paese. Arrivato alla strada proprio in corrispondenza del ponte, il sentierino continua a salire nel bosco per raggiungere in breve la grótta dë pasquàlë, un grottone sistemato da un personaggio locale e meta di veloci escursioni turistiche. La cartografia IGM riprende entrambi i toponimi la Grotta e V.ne della Grotta.

16. Dopo il ponte del Vallone della Grotta, la strada per Passo Godi raggiunge in breve un ampio curvone ed esce dalla pineta. In corrispondenza del curvone, la strada incrocia un vecchio sentierino che partiva dalle case alte del paese per raggiungere la parte alta del bosco sotto la cima del Mattone. Questa località è nota come la crócë, probabilmente per la presenza di una croce visibile dal paese (in effetti la località costituisce una specie di terrazzo pianeggiante fra la ripida salita dal paese e la parte più ripida del bosco).

17. Il sentiero che sale nel bosco dalla Croce verso il Mattone incontra ad un certo punto una località dove c'era un vecchio stazzo. Si tratta dell'àra d'i saracìnë, il cui nome è stato ripreso dalla cartografia IGM come Ara dei Saraceni. Il toponimo è curioso per il riferimento ai "Saraceni". In realtà non mancano altri esempi di attribuzione a questo popolo - oppure ai Paladini loro controparte nel ciclo di leggende cavalleresche - di recinti in muratura. Si potrebbe trattare di un recinto alto-medievale diruto e adibito in seguito a stazzo, ma ci mancano informazioni al riguardo.

18. La montagna che sovrasta da nord il paese, interamente boscata tranne la cima (1809 m), raggiungibile dalla Croce, è chiamata localmente u mattónë. Tale designazione, ripreso dalle carte IGM come M. Mattone, non è isolata nella toponomastica dell'Appennino Abruzzese (ad esempio, a Pettorano sul Gizio vi è una montagna con lo stesso nome). Si tratta di un accrescitivo della voce prelatina *matta 'blocco di terra', con sviluppo parallelo a quello dell'it. 'mattone'. La voce prelatina a sua volte potrebbe essere raggruppata con la radice indoeuropea *mat- 'strumento per lavorare la terra (una specie primitiva di erpice)', con slittamento semantico da 'strumento' a 'pezzo di terra trattata dallo strumento'.


Il versante sud-est del Mattone.

La valle del Profulo
19. Continuando lungo la strada per Passo Godi dopo il curvone della Croce, si esce dal bosco e si percorre la destra orografica del torrente Profulo. Sulla destra, sotto strada, si estendono gli ampi pendii d'u crëtónë. Si tratta di una contrada di terra cretosa, soggetta a smottamenti e difficilmente lavorabile. La cartografia IGM riprende il toponimo nella forma plurale i Cretoni.

20. Al di là del Cretone, verso il fondo del torrente Profulo, si estende la contrada detta u përìtë, una piana seminativa dove vegetano i peri selvatici, da cui il nome, che è un collettivo in -etum di pero, con metafonia della e. Non lontano dalla piana, si trova una zona di sorgenti, fra le quali a 1075 m la Fonte del Prito (nome ritrovato in una pubblicazione su Barrea (U. D'Andrea), manca la versione dialettale). Le carte IGM riportano correttamente il toponimo Piana del Perito, mentre la sorgente è chiamata Sorg.te Callagnera. In realtà, secondo i locali la località i callàgnë si troverebbe ben sopra la sorgente, senza dubbio sul lato destro orografico esposto a sud e quindi al caldo.

21. L'altra zona sorgentizia, a monte della Fonte del Pereto, è quella delle fùcë. Si tratta di diverse sorgenti dalle quali viene prelevata l'acqua della conduttura che alimenta Villetta. Il nome, riportato come le Foci sulle carte IGM, è abbastanza diffuso per designare delle fonti. Riflette l'appellativo foce, riflesso del lat. faux nel senso figurato di 'bocca (di valle)' e quindi 'sbocco di un torrente dalla montagna verso il piano', ma anche - ed è questo il caso - 'bocca (d'acqua)' e dunque 'sorgente'.

22. Sopra le Foci, la strada per Passo Godi scavalca il fosso di Valvanito in corrispondenza del Ponte Spartitore. Questi due toponimi non sono purtroppo stati registrati dalla viva voce dei locali, ma si trovano cristallizzati nella cartografia IGM. Il secondo è abbastanza chiaro come motivazione: alluderà ad uno 'spartiacque' fra due fossi, entrambi confluenti nel Profulo alle Foci. Si tratta di una designazione piuttosto comune, ma in una pubblicazione su Barrea abbiamo trovato la versione alquanto diversa Fonte delle Partirotte, probabilmente riferita ad una sorgente non segnata sulle carte nella zona immediatamente sottostante delle Foci. Quanto al toponimo Valvanito, potrebbe essere un erroneo adattamento dei cartografi, forse da un genuino *u alvanìtë, ossia l'alvaneto, un 'bosco di alberi bianchi'. Non sappiamo indicare quale specie dalla corteccia 'bianca' vegeti nella zona, forse la betulla.

23. Prima che la strada per Passo Godi compia il suo primo tornante, attraversa una zona di macchia che continua a valle verso il fondo del torrente Profulo, chiamata agrëfójjë. Il nome, riportato pure sulla cartografia IGM come Agrifoglio, riflette il fitonimo 'agrifoglio', specie che vegeterà nella contrada.

24. Seguendo la strada per Passo Godi lungo la valle del Profulo, si incontra un primo doppio tornante (destra-sinistra), che permette un salto di quota di circa 50 m. Fra i due tornanti, si percepisce una contrada di magri seminativi, chiamata lë màcchjë. Il toponimo tradisce l'origine di questi coltivi: furono ricavati dopo aver estirpato i cespugli della zona. L'appellativo macchia designa infatti una località che appare a 'macchie di colore', tipicamente a causa di piccoli tratti di bosco o di cespugli. Le carte IGM riportano correttamente il nome le Macchie.

25. A confine con le Macchie, sotto la strada per Passo Godi fra il primo ed il secondo doppio tornante, si trova l'altra contrada seminativa della ngòtta. Questi aridi coltivi sono esposti in pieno sud. È questa l'origine della designazione che riflette il tipo incotta 'terreno bruciato, soleggiato'. Le carte IGM riportano una versione Lancotta, con articolo agglutinato.

26. La strada per Passo Godi ricalca nel tracciato un vecchio 'tratturo' che partiva egualmente dalle case alte del paese. Mentre la strada moderna compie due doppi tornanti per salire complessivamente di 200 m, il vecchio sentiero tirava dritto passando a monte di Agrifoglio e dell'Incotta. A q. 1365 toccava una sorgente, segnata sulle carte e denominata Sorg.te Sant'Angelo (non abbiamo potuto registrare una versione più genuinamente dialettale). Questo nome è riportato pure nella pubblicazione su Barrea fra le varie sorgenti della valle del Profulo, ed allude certamente al monastero di Sant'Angelo di Barrea, che nel XI sec. fu spostato dal sito originario presso il cimitero di Villetta al centro della valle del Profulo, a monte delle Foci.

27. A sinistra del vecchio 'tratturo' per il Passo Godi, a monte della Fonte Sant'Angelo, si trovava la località della pajjàra, contraddistinta da un'aia dove si trebbiava il grano, probabilmente coltivato nelle sottostanti contrade dell'Incotta e delle Macchie. Il toponimo, riportato come Pagliara sulle carte IGM, è una chiara allusione alla 'paglia', il sottoprodotto della trebbiatura.

28. Superato il secondo doppio tornante, la strada per Passo Godi (ed il preesistente 'tratturo') incontrano la sorgente stagionale della canàla. Il nome della sorgente è attribuito anche al tratto di valle sottostante, chiamato la Canala sulle carte IGM. Si tratta di un appellativo che designa in origine la 'grondaia', e quindi dei fossi ripidi che portano acqua.

29. Più a monte della Canala, un'altra sorgente che porta sempre tanta acqua è quella dell'àcqua vìva (1508 m). La fonte è attrezzata con delle 'pile', degli abbeveratoi in muratura, ed era una delle mete principali del vecchio 'tratturo'. Il toponimo, Sorg.te Acquaviva sulla cartografia IGM, è trasparente e diffuso, alludendo al carattere 'vivo, impetuoso' delle acque sorgive.

30. A monte dell'Acqua Viva il vecchio sentiero rimontava una zona prativa per poi entrare nel bosco diretto alle praterie sommitali. La località è quella del còllë dë lë vàcchë, così chiamato evidentemente perché adatto al pascolo delle vacche. Le carte IGM riportano anche questo toponimo, come Colle delle Vacche.

31. Continuando lungo la strada per Passo Godi, dopo la Cantoniera dell'Acqua Viva (1466 m) si transita sotto una contrada pascolativa, caratterizzata anche da qualche rimboschimento. La località è chiamata localmente u pëndónë ed anche la cartografia IGM riporta Pentone. Si tratta dell stesso toponimo che ritroviamo nel nome di un comune in provincia di Catanzaro. Viene tradizionalmente attribuito ad un appellativo penta 'sasso' o 'zolla di terra', che ha riscontri in voci dialettali abruzzesi. Purtroppo non sappiamo indicare quale sia la caratteristica morfologica alla base del toponimo, ma si confronti con l'altro nome Macchia Penta (vedi sotto). Quanto alla sorgente che si trova nella contrada, le carte IGM la chiamano Sorg.te Pentone, e tale nome è riportato pure nella pubblicazione su Barrea consultata, ma nella variante Fonte del Pontone. C'è da dire che anche l'esperto di Villetta intervistato ha mostrato la tendenza ad italianizzare in pontone il toponimo dialettale fóndë d'u pëndónë, ma si tratta senza dubbio di un'ipercorrezione: l'origine del nome resta 'penta', non 'ponte'.

32. Nei pressi della Fonte del Pentone si trova uno stazzo, segnato senza nome sulle carte IGM (1605 m), raggiunto dall'Acqua Viva con un sentierino. Il nome dello stazzo registrato presso i locali è vaccaréccia, un appellativo diffuso per indicare località frequentate dalle vacche, ed in particolare gli stazzi.

33. Fra la strada per Passo Godi e la Fonte del Pentone, si estende una fascia anticamente coltivata a segale chiamata u pràtë piànë. La cartografia IGM riporta ancora i muretti a secco che delimitavano i terreni, ma il nome Prato Piano è segnato erroneamente a valle della strada, dove - tra l'altro - il pendio si fa più ripido. Il toponimo è trasparente, motivato dalla relativamente lieve pendenza della contrada.

34. L'ultima località che si incontra alla destra orografica della valle del Profulo lungo la strada per Passo Godi prima dei confini comunali con Scanno è la malvìzza. Si tratta di una zona di acquitrini, che inaugura la vasta regione similmente denominata Pantano in tenimento di Scanno. Il toponimo non è riportato sulle carte IGM che come P.te Malvizza, attribuito al ponte che permette il superamento del torrente Profulo ed il passaggio della strada sul suo versante orografico sinistro. Quanto all'origine del toponimo, è incerta. Potrebbe dipendere dal fitonimo 'malva', ma la presenza di acquitrini e la consonanza con l'alquanto famosa località Malvizza di Montecalvo Irpino (Avellino) permette l'ipotesi che si tratti di un composto con l'aggettivo preposto male nel senso di 'inadatto, inospitale'.


La valle del Profulo vista da sud.

La montagna di Godi
35. Ricade nel territorio comunale di Villetta il crinale allungato in direzione nord-sud che si stacca dalla cupola principale della montagna di Godi, in territorio di Scanno. Questo crinale ha quota massima a 1951 m, senza nome sulle carte IGM che chiamano tutto il crinale col coronimo Montagna di Godi. Tale toponimo è conosciuto ai villettesi come gódë, o la montagna dë gódë, ma non sappiamo dire se queste designazioni siano genuinamente locali o se dipendano dai nomi scritti sulle carte. In ogni caso, il nome della montagna scannese è tradizionalmente interpretato come un riferimento alla popolazione dei 'Goti', probabilmente attribuito dai Longobardi insediatisi successivamente.

36. Si sale al crinale della montagna di Godi dalla sorgente del Pentone, seguendo un vecchio sentierino che in breve raggiunge il bosco. Una radura nella faggeta, probabilmente lungo questo sentiero, ha ricevuto il nome specifico di cóppë d'ursë, evidentemente perché località frequentata dall'animale.

37. Usciti dalla faggeta, non lontano dai confini con Scanno, si trovano diverse località sul crinale della montagna di Godi. Innanzitutto i P.zi di Godi, segnati sulle carte ma non ricordati dagli informatori locali. Più a sud u jàcc'e gódë, uno stazzo (1876 m) fisso attrezzato con una baracca. Nelle vicinanze si trovava pure u jàccë d'u mundunàrë. Si tratta di uno iaccio 'stazzo' itinerante dove venivano isolate per due-tre mesi i montoni durante la gravidanza delle pecore.

38. Lo Iaccio di Godi guarda già il versante occidentale del crinale, che scende nel bosco a confine con l'ex-feudo di Intramonti di Civitella Alfedena. La località situata ai 'tre confini' (di Scanno, Villetta e Civitella) si chiama i cudàcchjë. Si tratta di una vasta radura con uno stazzo, segnalato sulla cartografia IGM col nome Stazzo dei Codacchi (mentre i Codacchi viene chiamata la località circostante). Il toponimo riflette l'appellativo coda, forse con allusione ad un tipo di erba.

39. Il fosso che scende dai Codacchi e confluisce da ultimo alla Valle Rapino dell'ex-feudo di Intramonti è chiamato i puzzàcchjë. Il toponimo, riportato come i Pozzacchi pure dalla cartografia IGM, allude alla presenza di diversi 'pozzi', raccolte d'acqua, fra i quali quello segnato a q. 1614 dalle carte. Il suffisso -acchjo, come nel toponimo precedente, ha qui valore accrescitivo.

40. Oltre allo Iaccio di Godi e a quello del Montonaro, un terzo stazzo segnato dalle carte sul crinale sommitale della montagna di Godi è lo Stazzo Coppone (1880 m). Effettivamente gli informatori locali conoscono bene lo stazzo e la località sottostante, denominata u cupónë dalla sua conformazione morfologica, in quanto si tratta di una valletta tondeggiante, a forma di cupa. La versione Coppone delle carte IGM è foneticamente diversa ma, appoggiandosi sull'altro tipo toponimico coppo, avrebbe in fin dei conti lo stesso significato.

41. A confine con il Cupone e sempre al di sopra del limite del bosco si trova l'altra località della màcchja pénda, che dovrebbe corrispondere a quella indicata dalle carte IGM come Macchia Penda. L'origine della designazione non è nota, ma si può supporre un aggettivo pento, -a 'dipinto', con allusione al colore degli arbusti diverso da quello del bosco sottostante, piuttosto che l'appellativo penta 'macigno' che ha dato origine all'latro toponimo del Pentone.

42. Continuando verso sud lungo il crinale della montagna di Godi, si raggiunge a monte del Cupone e della Macchia Penta il punto culminale (1961 m) e', più a sud, un altra elevazione (1939 m) che sulle carte IGM porta il nome la Montagnola. Si tratta del toponimo la mundagnòla registrato pure presso i locali di Villetta, ma da loro attribuito un po' a tutta la regione sommitale, piuttosto che ad un punto ben preciso. Infatti, alquanto più a sud della cimetta, le stesse carte registrano la presenza di una fonte chiamata Sorg.te Montagnola, dalla quale ha origine un fosso pure battezzato V. della Montagnola. Queste ultime due designazioni non sono state registrate presso i locali.


La montagna di Decontra
43. Oltre al vasto territorio alla sinistra orografica del fiume Sangro (cioè a nord del paese), il comune di Villetta Barrea possiede anche una piccola porzione a sud del fiume, confinante col tenimento di Civitella Alfedena. Si tratta della contrada boschiva nota ai villettesi come dëcóndra e chiamata sulle carte IGM Decontra. L'origine del toponimo è chiara: si tratta di una decontra, delle terre, cioè, 'dirimpetto' al paese.

44. Il bosco di Decontra è percorso dall'agevole sentiero H3, che parte dal ponte sul fiume Sangro (970 m) non lontano dal centro del paese. Il primo tratto del sentiero costeggia un canale, che doveva servire all'irrigazione dei prati fra il fiume e la strada. A questo canale si riferirà il toponimo u cértë ascoltato dalla viva voce dei paesani. Infatti, l'appellativo scerto designa proprio un canale, d'irrigazione o una gora di mulino. Sulle carte IGM il toponimo è riportato nella forma svisata Uncerto. Da rilevare la vicinanza con l'altro idronimo (Torrente) Scerto in tenimento dell'ex-feudo di Intramonti.

45. Il sentiero H3, dopo aver preso quota nel bosco con pendenze mai elevate, svalica a 1080 m su un'insellatura che guarda ormai la vallata del torrente Scerto e la Camosciara. Senza nome sulle carte IGM, questo valico è chiamato dai locali vainazzùna. Tale toponimo potrebbe essere particolarmente antico e riflettere un sintagma *vallis in Aczone(m), ossia la 'valle (che immette) nel (territorio di) Azzone' forse incrociatasi con la versione *vallis Aczonis 'valle di Azzone'. L'azione della metafonesi sul toponimo deve essere stata più tarda, e deve derivare dalla seconda versione col nome personale al genitivo.

46. Ad est del valico della vainazzùna, il confine fra Villetta e Civitella segue il profilo di cresta transitando sopra il colle di sàndë jànnë, culminante a q. 1145. L'agionimo alla base del toponimo è riportato come C. S. Ianni dalle carte IGM, ma non è altro che la versione dialettale di 'S. Giovanni'.

47. Il torrente Scerto separa il colle di S. Ianni ad est dall'altro C.le S. Maria (1135 m), pure a confine fra Villetta e Civitella. Non sappiamo se il toponimo è originario di Villetta Barrea, in ogni caso i locali ne conoscono la versione dialettale sànda mària. Da rilevare che alle boscose pendici settentrionale del colle, appena sopra il fiume Sangro, si trova la grotta "Achille Graziani", così chiamata dal nome dello studioso villettese che vi trovò numerosi importanti oggetti risalenti all'Età del Bronzo. Pare che il nome originario della grotta fosse "Grotta dei Banditi". In ogni caso, oggi i locali la chiamano grotta grazianë. Nei pressi si trova pure la Fonte della Regina, coi resti di un muro poligonale di sostegno alla strada di epoca romana.